Coldheart

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Quella mattina faceva particolarmente freddo, era cominciato l'autunno da qualche giorno ed era piuttosto rigido. La terapia stava andando bene, ed ero sotto la ala del dottor Daniel, il quale era molto simpatico, e mi alleggeriva le giornate. Un mercoledì mattina, mentre passeggiavo tra un corridoio e l'altro, vidi quel tale Justin con un'evidente preoccupazione sul volto, al che mi allarmai e andai incontro a lui. Anche se non sapevo chi era, ho sempre odiato vedere le persone giù di morale.

<<Jessica! Cosa ci fai fuori dalla stanza?! Tornaci subito>>, mi rimproveró guardandomi severo. Ero stupita dalla aua reazione, non l'avevo mai visto così... nervoso.

<<Ehi, calma... sembra che abbia visto un fantasma! Va bene come vuoi, me ne vado. Oh, e scusami se mi sono preoccupata di te, mister insensibilità! >>, lo disprezzai facendo dietro front. Stranamente non mi seguiva come era suo solito fare, ma passai quel senso di preoccupazione in secondo piano.

Presi il mio cellulare una volta entrata nella mia stanza, e navigai svogliatamente su varie applicazioni. Dai social network più svariati a giochini inutili e senza senso perché se non si paga una certa somma di denaro, quello sembra sempre scontato e si deve aspettare un bel pó prima di poterlo continuare, dalle ore ai giorni... ed era così deprimente! Già stare in un ospedale e vedere persone malate lo è, e quel posto mi ricordava mio padre... l'ospedale è sempre stato lo pseudonimo di casa, e in quel periodo ci stavo vivendo letteralmente, ed era tutto così ordinario. Mi sentivo un numero, una delle tante che doveva seguire determinati orari ben precisi, e mi definivo un robot solo per questo. Il cellulare cominciò a vibrare, segnandomi una notifica. La aprì, e notai una nuova applicazione. Si chiamava Tumblr, e non sapevo il perché, ma mi ricordava qualcosa, era un blog. Ce ne erano diversi sulla Home blu scuro, ed ognuno di quelli condivideva o scriveva, qualche citazione, testo o chat. Aprì le norifiche e ne erano moltissime! Ne contavo tipo cento se non più, e mi sentivo particolarmente bene, perciò a qualcuno importava di me. Avevo anche diversi messaggi, la maggior parte di ragazzi in cerca di un'avventura sessuale, dopo un pó notai una ragazza con lo pseudonimo di coldheart. Stava scritto un semplice 'Hey, ti ricordi di me?' Lo guardai stranita, e aprì il suo contatto, leggendo la descrizione.

Love is war
Rosa, 19. Italy. L'amore è una guerra incessante di mille battaglie vinte e milioni perse; ma come si dice, la speranza è l'ultima a morire, perché chi nega di cercare l'amore, nelle viscere più profonde lo spera ancora, a volte ingannando persino se stesso. Dio sceglie di mandare un angelo in questo inferno di mondo per renderlo migliore ai nostri occhi. Sta al genere umano cercare e trovare quella persona che lui ha scelto per noi. Ammettiamolo. Tutti noi viviamo di speranza e ci prefissiamo degli obiettivi, o la vita stessa non avrebbe alcun senso.
Ho la capacità di comprendere una persona immedesimandomi nei suoi panni senza aver vissuto tale esperienza. Sono empatica, e chiunque volesse raccontarmi qualcosa di suo, io ci sono. E sappiate, che i segreti di molti li costituisco gelosamente come perle preziose.
Benvenuti nel mio blog.

Mi colpì la sua presentazione perché era... insolita. Voleva aiutare le persone, mentre quelle erano fredde, vuote e stupidamente mute, perché credono di non essere capite e consigliate, o semplicemente non lo vogliono e basta, preferendo cuocersi nel loro brodo. Si sforzano ad essere complessi, ma sono solo persone sole, perché il mondo ormai è fatto di fotocopie stampate, e quelle rare persone con un briciolo di consapevolezza in più, si sentono alieni. Navigai sui suoi reblogghi, e ne notai uno che aveva scritto lei stessa. Era un testo.

'Fiamme.
Da quando quello scoppio di legna fece eco nella casa, di essa non rimase che cenere. Che ci vuole ad innescare un incendio involontariamente? Un nulla. I tubi dell'acqua erano congelati completamente e non ce ne era molta, se non una mezza bottiglia. Mio padre tentò invano di soffocarlo, ma non si arrese. Furbo, si fece sfacciatamente spazio verso il basso, all'interno di un divano posto a un metro e mezzo di distanza dall'artefice. Mi trovavo in cucina con indosso un pigiama, mia sorella come spesso, stava riordinando la casa, stava per cominciare la solita routine, ma non accadde esattamente così. Fiamme immense, avvolsero il soggiorno in pochissimo tempo, arrivando al soffitto in legno. Il fumo circondò la casa e aprimmo tutte le finestre correndo fuori al balcone. Piangevo... piangevo così forte. Eravamo al secondo piano a diciotto metri d'altezza, e iniziai ad urlare, cercando di proteggere la mia sorellina dal fumo che si faceva spazio tra le narici per soffocarci; unì le mani in segno di preghiera chiedendo disperatamente aiuto anche all'altro mondo. Mio padre lottò contro le fiamme, staccando la bombola di gas appena in tempo. Esse erano sempre più forti, faceva sempre più caldo, erano arrivate alle camere da letto, e quando lui mi venne vicino, gli dissi 'Papà dimmi la verità, non ce la faremo vero? Perché se è così dobbiamo salutarci. Ma non voglio morire io! Non voglio! Sono troppo giovane per morire'. Continuai ad urlare aiuto con la gola secca e le lacrime agli occhi, i vicini cominciarono ad allarmarsi e con una lunga scala, riuscimmo a scendere. Uscì dal vicolo con le mani in faccia, comtunando a piangere. Non sarà facile dimenticare una disavventura del genere. I pompieri? Arrivarono quando ormai era tutto finito
Bell'organizzazione! Questo Paese funziona ql contrqrio. Prima succedono le catastrofi, e poi prendono provvedimenti.   Credo di essere una delle poche a poter raccontare una situazione di estremo panico come questa. Sono illesa. Nessuna ustione, nessun graffio. Solo paura, rabbia e desolazione. Ho rivisitato la mia casa. Era carbonizzata. Intorno a me si era dipinto... non di un nero normale, no. Era un nero della morte. O almeno, così lo definisco per il semplice motivo che l'ho vista con gli occhi.'

Sbarrai gli occhi leggendo tali parole. Mi dispiaceva per lei, e decisi di risponderle con un 'scusami, ma non ricordo molte cose. Ho avuto un trauma.' Avrei voluto ricordarmela, magari era una amica o confidente, chiunque sia avrei trovato comunque il tempo e la forza di starle accanto.

Spazio autrice.
Salve a tutti, ho deciso finalmente di pubblicare un nuovo capitolo perché per me scrivere è importante quanto reapirare. Spero solo di non avervi annoiato raccontandovi ciò che ho vissuto. Era solo un capitolo di passaggio, spero anche di avervi suscitato un pó di curiosità!
E vi ringrazio. Mi state aiutando molto con il vostro supporto morale!

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