Confessioni

557 39 4
                                    

Non mi rendevo neanche conto di dove stessimo andando, sentivo solo la sua mano nella mia, che mi tirava con insistenza verso la vegetazione. Aveva detto al ragazzo che doveva parlarmi urgentemente, e l'aveva lasciata fare. Non sapevo perché non la avesse fermata, mi sembrava al quanto strano... si fermò al cuore della foresta, dove regnava una quercia gigantesca. Si voltò verso di me con un viso sconvolto.

<<Devo sapere una cosa. Quel video, era tutta una farsa, non è così?>> come faceva a sapere che faceva parte del piano?! Annuì con lentezza nell'attesa di sentire ciò che aveva da dirmi. <<Non aveva alcun senso a parer mio, ed ora voglio sapere il vero motivo. Hai voluto allontanarmi da te, lo hai ottenuto, ed io vengo spesso a fare pic-nic fin quassù nella speranza che un giorno, ti avrei incontrato. Ora voglio le risposte>>.

Mi aveva spiazzato. Rimasi con un'espressione talmente stupita, che ero rimasto immobile. <<È vero>>, iniziai a dire <<avevo paura, non dovevo innamorarmi di te. All'inizio eri solo un'avventura, uno sfizio... e poi, sei diventata come la droga. Ma non puoi entrare nella mia vita. Ti faresti solo del male>>, ammisi consapevole sia a me stesso, che a lei.

Iniziò a ridere istericamente, senza allegra, né altre emozioni. Guardava a terra, poi si appoggiò al tronco facendosi cadere con tutto il suo peso. Aveva il suo viso tra le mani, e sapevo cosa stava per fare. Mi sedetti anch'io, avvolgendo il suo corpicino con le mie braccia; mi abbracciò con tutte le sue forze, che quasi mi dimenticavo di respirare.

<<I miei genitori sono morti entrambi. Mia madre circa sette mesi fa, e mio padre...>>, non finì la frase che le lacrime iniziarono a rigarle il viso. Solo allora capii che eravamo simili, e che doveva resistere. Non potevo lasciarla in quella condizione e vederla così, mi si stringeva il cuore.

<<Ti capisco. Anche i miei genitori mi hanno abbandonato. Un anno fa... ed è da allora che conobbi il giro di droga comandato da mio fratello. Viviamo grazie a quello, ma non è vivere, questo>>.

<<Non mi importa. Voglio stare con te, e la mia vita è già finita>>.

<<È qui che ti sbagli. Il tuo ragazzo si prenderà cura di te, e ti riprenderai con lui>>. Non potevo portarla con me nell'abisso, doveva vivere. Lo stavo facendo per il suo bene, in fondo.

Si staccò dall'abbraccio e mi guardò dritto negli occhi. Prese il mio viso, e con un gesto catturò le mie labbra tra le sue. All'inizio volevo divincolarmi e staccarmi da lei, ma la nostalgia era così tanta, che misi l'orgoglio da parte. La strinsi forte a me sentendo la passione crescere ad ogni nuovo contatto che entrambi avevamo e, Dio, quei baci mi facevano mozzare il fiato. Volevo toccarla e si faceva toccare senza indugio, anzi mi guidava lei, e averla in quel momento mi avrebbe colmato il vuoto che porto da sempre.

<<In un mese ne ho scopate così tante, ma pensavo a te. Sempre>>, ammisi con amarezza appena ci staccammo.

<<Sei dolce, Justin. Oserei dire che ti stai innamorando>>. Non aveva tutti i torti in fondo...

<<Okay, ora che mi hai baciato che si fa?>> .

<<Andiamocene>>. Quella ragazza era cento volte più strana di me, eppure ero un sociopatico! Forse abbiamo gli stessi disturbi mentali...

<<Scusa, ma il tuo ragazzo?>>.

<<Me ne sbatto del mio ragazzo. Voglio stare con te, ora ed uscire come due 'esseri umani'!>>. Okay, stava davvero impazzendo. O forse lo era già.

<<Come vuoi, allora vieni con me>>, le risposi a tono conducendola verso la mia auto.

Durante il viaggio, lei chiamò il suo ragazzo o chiunque sia, e ha detto di doverlo lasciare perché presto si trasferirà a Los Angeles. Dopo aver staccato la telefonata, decise di mettere della musica in radio, e mi guardava spesso. Che aveva Jessica? La vedevo così strana... forse dovrebbe visitarsi. Decisi di svoltare per l'ospedale, e condurla nella sala di psichiatra. Non voleva assolutamente entrare, ma quando le dissi che sarei stato anch'io accanto a lei, alla fine ha accettato.

<<Salve, signorina. Prego, si sieda e mi dica chi è lei>>, disse una signorina con un camice da infermiera da dietro la scrivania.

<<Jessica Albert. Frequento l'università, primo anno di scienze umane. Ho diciannove anni. Sono orfana da poco, e non accetto questa cosa. Shawn mi ha aiutata, ma non lo amavo. Io amo Justin>>. Lei... cosa?! Rimasi sbalordito quando disse l'ultima frase.

<<Hm... prende anti-depressivi per caso?>>, beh io ogni tanto sì. Ma lei?

<<No, non li ho mai presi>>.

<<Dovrebbe. E mi dica, è già andata da qualche psicologo per farla visitare?>>

<<Perché? Scusi, ma io sto bene con la mente. Ragiono come qualsiasi essere umano, ma forse posso sembrare un po' folle in questo momento. Eppure voglio fare la psicologa, non è folle? Diciamo che è come l'amore. Senza logica>>, disse guardandomi negli occhi.

<<Quindi è un falso allarme, che sollievo!>>

<<Sì. Io mi solleverei di più se la smettesse di guardare il mio ragazzo. E' vero che gli occhi sono fatti per guardare, ma lei se lo sta divorando! Un po' di contegno, per la miseria!>> esclamò divertita.

Mi scappò una risata, e la psicologa divenne rossa dall'imbarazzo. Jessica si alzò per darle la mano in segno di saluto, feci anch'io lo stesso e uscimmo dall'ospedale. Ancora non potevo crederci... lei mi amava?! E' un dilemma. Ma non credo che sia una bugia, però è anche impossibile che una ragazza come lei si fosse innamorata di un tipo come me, e poi ci siamo frequentati anche pochissimo! Com'era possibile tutto ciò?

Tumblr |Justin Bieber|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora