Mask.

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Da quella sera al ristorante non avevo più né
visto né sentito Liam Payne e forse era meglio così.
Zayn era strano, pensieroso, vago e avevo seriamente paura che qualcosa non andasse.
Spesso aveva lo sguardo perso, parlava poco e fingeva sorrisi. Non stava neanche più provando ad avere un figlio.
Ero preoccupata.
Forse mi stavo facendo troppi problemi inutili, forse semplicemente si era già stancato di me.
O magari erano problemi a lavoro.
Fatto sta che era diverso e questo mi agitava non poco.
Provavo ad avere un contatto con lui, a parlare, a capire, ma lui era sempre così bravo a sviare le domande.
Arrivai al punto di aspettare che facesse la doccia per frugare nelle sue tasche.
Presi perfino il suo cellulare e controllai ovunque, foto, messaggi, chiamate, qualsiasi cosa che potesse darmi una spiegazione. Ma niente.
Solo chiamate di lavoro, con Louis o a volte con Niall.
Mi sentii così stupida dopo.
Riposai tutto di fretta appena sentii l'acqua smettere di scorrere e provai ad essere il più naturale possibile.

«Piccola.» disse appena mi vide. Aveva un asciugamano attorno ai fianchi ed era ancora bagnato.

«Ehi.» si avvicinò e mi diede un bacio.

«Non so se stasera potrò esserci. Ho del lavoro da sbrigare.» prese dei vestiti dal cassetto.

«Ma c'è il compleanno di Niall.» gli ricordai, aggrottando la fronte. Perché doveva lavorare fino a tardi? Harry mi aveva detto che Louis era libero per la festa. Cosa mi stava nascondendo?

«Lo so.» affermò dandomi ancora le spalle. «Proverò ad esserci.» mi promise mentre si iniziava a vestire. Sospirai senza sapere che dire. Avrei voluto urlare, litigare, parlare, qualsiasi cosa fuorché questo strano rapporto di equilibrio precario. Ma sapevo di essere nel torto. Sapevo che non potevo essere arrabbiata con lui perché alle sue spalle avevo fatto cose orribili.

«Ah, okay. Vorrà dire che troverò lì qualcuno con cui ballare.» mi innervosii lo stesso e lui borbottò qualcosa mentre si abbottonava la camicia. Strinsi i pugni e provai a mantenere la calma. Aspettai che dicesse qualcosa ma continuava a non guardarmi e a fingere che non esistessi.

«Sei davvero uno stronzo. Niall è uno dei nostri migliori amici e tu non hai neanche il tempo per andare al suo compleanno. Come vorresti trovarne per me, per un figlio?» e così scoppiai anche se mi ero promessa di non farlo.

Improvvisamente alzò lo sguardo, era infuriato.
Mi prese con forza i polsi e io rimasi impietrita.

«Smettila, Addison.» mi ordinò fissandomi negli occhi. Erano così cupi. Un brivido mi percorse la schiena. «Sto dando tutto il mio tempo a te. Ti sto dando tutto. Non ti permetto di fare queste sfuriate. Non te lo permetto.» le sue dita bruciavano sulla mia pelle. Le lacrime mi riempirono gli occhi ed era come se fossi estranea al mio corpo. Era come se tutto quello non stesse davvero accadendo.
Fu un momento.
Mi lasciò, con lo sguardo un po' confuso, e scosse il capo tornando in sé.
Ricominciai a respirare pian piano, poi sempre più veloce.
Non mi aveva mai trattato così, mai.

Lo fissai mentre finiva di vestirsi di fretta e furia. Poi raggiunse la porta della camera e si girò di scatto.

«Ci sarò stasera.» e se ne andò lasciandomi crollare sul nostro letto freddo.

Abbassai lo sguardo e mi passai le mani sul volto.

Mi aveva praticamente ordinato di stare in silenzio ed io avevo ubbidito senza oppormi neanche per un secondo.

Come avevo fatto a diventare così debole e insignificante?
Perché ero così dipendente da lui?
E perché stavo piangendo?
Mi aveva spaventata quel suo atteggiamento e quella scena sarebbe rimasta impressa nella mia mente per sempre.

Fatal [L.P.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora