Not like the others.

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Mi svegliai stordita, nuda e intrecciata a Liam Payne.
Tirai un sospiro ripercorrendo la sera precedente.
Come mi era venuto in mente di andare a letto con lui?
Era stata la cosa più stupida che avessi potuto fare.
Lui era il mio avvocato, avevo appena lasciato mio marito e mi ero ripromessa di non lasciarmi andare più con nessun uomo.
E invece.
Provai a non guardare Liam in tutta la sua bellezza, mentre dormiva serenamente, e mi districai dalla sua stretta.
Scesi dal letto e mi lavai e vestii velocemente.
Provando a non fare il minimo rumore, presi le mie cose, chiamai un taxi e sgattaiolai via senza voltarmi indietro.
Forse era meschino lasciarlo così, ma non poteva andare avanti.
Era stata una pazzia, noi non dovevamo avere quel tipo di relazione, era così inappropriato.
Dovevo essere distrutta dalla separazione, non saltare subito addosso ad un altro uomo.
E la cosa peggiore era che mi era anche piaciuto tanto.
Non solo il sesso, anche il dopo ed il prima.
Mi sentivo così confusa.
Una volta arrivata in albergo girai per la stanza mille volte, senza trovare pace.
Pensavo a Zayn a casa nostra, al suo volto quando lo avevo lasciato, al nostro addio.
Poi pensavo alla giornata passata con Liam, al suo sorriso, ai suoi baci, alla notte trascorsa insieme.
Era così sbagliato, io non ero così sentimentale.
Non avevo bisogno di un uomo per vivere, ma adesso mi sentivo così vuota e sola.
Ero ridicola.
Mi ritrovai a piangere nella camera di un albergo, senza nessuno, con la consapevolezza che mio marito stava per avere un figlio dalla fidanzata di Niall e con in testa ancora la notte precedente e Liam Payne nudo ad abbracciarmi.

Dopo un'ora trascorsa ad odiarmi e a piangere e ad odiarmi per star piangendo, mi squillò il telefonino.
Non avevo alcuna voglia di parlare, ma in ogni caso risposi.

«Dove sei?» la voce incazzata più del solito.
«Non sono affari tuoi.» risposi secca.
«Stai scherzando?! Ma che diamine ti gira in testa? Tu sei pazza. Io non riesco a capirti, davvero, mi fai uscire fuori di testa.» era sconfortato e innervosito. Sbuffai, non sapendo come liquidarlo.

«Deve finire qui, non sono pronta a tutto questo. Sto divorziando, Liam, non ho la testa per avere una relazione segreta con il mio avvocato.» gli spiegai chiaramente, provando ad avere la voce più sicura di sempre.

Restò per un po' in silenzio, ma potevo sentire che era arrabbiato ancora di più di prima.
Poi fece una risatina.
«Addison, è stata solo una scopata, niente di serio. Non voglio sposarti. Non c'era bisogno di scappare in questo modo stamattina, ci siamo un po' divertiti, è stato bello, basta.» stranamente mi sentii ferita da quelle parole. Per quanto odiassi ammetterlo, per me non era stata una semplice scopata, io mi ero sentita coinvolta anche sentimentalmente, ma a quanto pareva non era lo stesso per lui.
Infondo, lui e Zayn non erano poi tanto diversi.

«Lo so.» ma dalla mia voce si capiva che invece non avevo capito un bel niente prima di quella chiamata.

«Allora ci vediamo appena possibile per discutere sul da farsi.» disse.

«Okay.» attaccai prima di urlargli contro.
Che bastardo.
Ed io che mi preoccupavo del coinvolgimento sentimentale tra di noi.
Per lui ero stata solo una notte di sesso.
Che scema.
Tutti quei baci, quei sorrisi, quelle carezze...
Non erano niente in realtà.
Beh ormai ero abituata ad interpretare in modo sbagliato i gesti degli uomini.
Mi sarei data a schiaffi in faccia.
Dovevo sbollire la rabbia assolutamente.
Ero tentata nel chiamare Harry, ma non volevo rovinargli questo momento di felicità.
Così decisi di mettere la tuta e andare a correre.
Con le cuffie nelle orecchie, i capelli legati in una coda e le scarpe da ginnastica, corsi per un tempo indefinito.
Più pensavo e più si accumulava energia che doveva essere bruciata.
Inconsciamente corsi verso casa, la cosa più masochista che potessi fare.
Passai davanti al mio giardino e guardai verso la porta che avevo sbattuto due giorni prima.
Proprio in quel momento si aprì ed ebbi un colpo al cuore.
Rallentai la corsa e continuai ad osservare.
Una donna vestita elegante e molto carina uscì e subito dopo anche Zayn.
Quest'ultimo le sorrise in quel suo modo stronzo e seducente. Quasi potevo sentire la risatina sciocca di lei.
Iniziarono a parlare sull'uscio, poi lui le poggiò la mano sul fianco e la salutò con due baci sulle guance.
Lei voltò le spalle e se ne andò sculettando mentre lui le fissava il culo.
Fu inspiegabile l'ira, il rancore, l'odio, che mi crebbe nel petto.
Mi sentivo ancora una volta presa in giro, umiliata, tradita.
Lui non era per niente dispiaciuto e distrutto per avermi persa, a lui non importava niente.
Era sorridente, spensierato e aveva portato a casa nostra un'altra donna.
Aumentai il volume della musica e corsi ancora più veloce, sempre più veloce.
E io che mi ero sentita anche in colpa, che sciocca.
I miei piedi andavano da soli, senza che io ci pensassi.
Mi portarono davanti casa di Liam Payne e in quel momento mi sembrava la cosa più giusta.
Non sapevo neanche se era in casa, se c'era qualcuno con lui, ma me ne fregai e ripensai soltanto al modo in cui mio marito aveva fissato il sedere di quella.
Bussai in modo frenetico, non riuscendo più a trattenermi.
Avevo bisogno di uno sfogo, di qualcosa che mi facesse star bene, che cancellasse dalla mia testa la scena appena vista e tutta la rabbia.
Avevo bisogno di vendetta.
Finalmente Liam aprì ed era al quanto confuso e irritato.
Probabilmente era appena tornato da lavoro oppure stava per uscire di nuovo in quanto era vestito con giacca e cravatta, tutto il contrario di ieri sera.
Prima di lasciargli anche solo dire una sillaba, lo afferrai e lo baciai intensamente.
Avevo bisogno di questo.
Per un attimo rimase perplesso, poi mi afferrò le gambe e mi strinse contro il suo corpo.
Sbattè la porta e lasciò che gli divorassi le labbra, come farebbe un affamato.
Gli sfilai la giacca di fretta, provando ad eliminare la distanza tra la nostra pelle.
Mi portò in braccio fino al divano e mi lasciò cadere per poi continuare a baciarmi.
Si allontanò appena per prendere fiato, ma non potevo sopportare quella distanza. Gli afferrai la cravatta e lo tirai a me, assaporandolo ancora e ancora.
Mi levò i leggings e le mutandine, io gli sciolsi la cravatta e gli strappai la camicia bianca.
Armeggiò con la sua cintura e poi riuscì finalmente a liberarsi.
Mi sfilò la maglia e con ancora i pantaloni alle caviglie mi penetrò provocandomi un urlo.
Mi lasciai andare a quel sesso travolgente, perché d'altronde non era altro che un'altra scopata.  Sentivo il suo fiato caldo sulle pelle, la sua mano sul seno, le sue labbra ovunque.
Mi possedette per lunghi minuti, che non mi sembravano mai abbastanza.
Poi venimmo entrambi, senza nascondere il nostro piacere.
Dopo pochi minuti i gemiti e il suono delle nostre labbra lasciarono spazio ad uno strano silenzio.
Mi guardò negli occhi e potevo capire la sua confusione.
Io provai a riprendere fiato.

«Che c'è? È solo una scopata.» lo liquidai per poi togliermelo di dosso e sedermi sul divano.
Presi la mia maglietta e la infilai e tirai su le mutandine e i leggings.
Mi legai di nuovo i capelli che lui aveva sciolto e controllai il telefonino.

«Okay...beh, ci sentiamo okay? Buonasera.» mi alzai e feci per andare.
Lui balzò in piedi, tirandosi su i pantaloni.

«Dove diamine vai adesso?» sbottò.

«Nella mia camera d'albergo. Perché?» feci finta di niente.

«Aspetta, ti sembra il modo? Piombi qui, dopo avermi lasciato stamattina senza neanche salutarmi, e mi salti addosso per poi fare sesso sul mio divano e te ne vai così?» mi seguì, un po' innervosito.

«Che dovrei fare? Avevo voglia di scopare, tu eri qui, ed è successo. Se non volevi potevi benissimo rifiutarmi, non ti ho costretto.» alzai le spalle evitando comunque il suo sguardo.

«Oddio, Addison, prima di te pensavo di capire le donne.» si passò una mano tra i capelli.

«Potrai anche capire le donne, ma io non sono una donna qualunque.» accennai un sorriso, senza sapere neanche io se ciò mi rendeva migliore o peggiore.

«Questo lo so.» sorrise anche lui.

«Se ti consola, Mr Payne, neanche io mi capisco.» gli feci l'occhiolino e andai verso la porta.

«Alla prossima.» lo salutai e poi me ne andai, lasciandolo ancora mezzo nudo e confuso.

Fatal [L.P.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora