Yours.

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Ero davanti alla finestra del salotto, guardando la strada e fumando la mia sigaretta e per la prima volta da tanto tempo mi resi conto che ero davvero felice.
Mi bastava una vita così, una vita semplice.
Una sigaretta da fumare alla finestra dopo cena, il rumore dei piatti che vengono infilati nella lavastoviglie, il mormorio della televisione accesa senza che nessuno la guardi.
Infondo mi bastava poco.
Intorno i fianchi sentii le braccia del mio...cosa era esattamente ancora non lo sapevo, semplicemente era il mio Liam.
Mi baciò dietro l'orecchio mentre con le dita calde mi accarezzava il ventre.

«Tutto questo perché vuoi un tiro dalla mia sigaretta?» lo presi in giro e lo sentii sorride contro la pelle.

«No, veramente le mie intenzioni erano altre.» disse con tono malizioso scendendo con le dita dentro la mia gonna.
Presi l'ultimo tiro dalla sigaretta e la spensi nel posacenere.
Gli afferrai il polso e tirai su la mano, lui si lamentò.
Mi girai verso di lui e appoggiai la schiena al davanzale della finestra.

«Lo sai che non voglio fare sesso.» gli sorrisi e lui alzò gli occhi al cielo.
Si avvicinò e mi bloccò mettendo le mani sul marmo del davanzale.

«Io penso invece che tu voglia farlo, ma allo stesso tempo vuoi farmela pagare per aver fatto sesso con Rosalie. Sbaglio?» ghignò vittorioso e in effetti aveva centrato il punto.

«Non voglio fartela pagare, semplicemente mi fa vomitare l'idea che tu abbia infilato il tuo affare in quella e che poi tu faccia lo stesso con me.» alzai le spalle e lui scoppiò a ridere.

«Però mi baci. È lo stesso concetto.» mi fece notare e io mi guardai intorno.

«Allora non ti bacerò più, contento?» sorrisi falsamente e poi lo spostai in moda da passare.

«Mi piace la tua gelosia, la trovo molto sexy, ma penso che il modo migliore per dimostrare che questo è il tuo territorio, è segnarlo.» si leccò le labbra e si avvicinò seducente, «Quindi che aspetti a segnarlo?» sorrise, ammiccando.

«Non ho bisogno di segnarlo, perché in effetti non è mio territorio.» gli feci notare arricciando le labbra.
Si avvicinò e mi prese per i fianchi, fermandomi nella mia camminata a ritroso.

«Beh, sappi che tu sei il mio.» spinse il bacino contro il mio e mi morsi il labbro, provando a non dargli soddisfazione.

«Legalmente sono il territorio di un altro.» alzai un sopracciglio e lui irrigidì la mascella.

«Sono un avvocato, trovo sempre dei cavilli.» sorrise.

«Avvocato, esattamente adesso che sta tentando di fare?» poggiai le mani dietro al suo collo.

«La convinco con le mie grandi doti a cambiare idea.» sorrise in un modo irresistibile e non potei fare a meno di baciarlo.

«Per adesso sta funzionando.» mi informò e continuai a baciargli quel bellissimo sorriso.
Mi stringeva forte tra le sue braccia, sentivo le sue dita lungo la schiena, sotto i vestiti, sul mio sedere.

«E comunque il mio rossetto ti dona di più.» affermai e lui rise per poi mordermi le labbra.

«Dirò a Rosalie di cambiare colore.» mi prese in giro e lo colpii sul petto.

«Dì un'altra volta il suo nome e non ti lascerò più segnare il tuo territorio.» lo minacciai.

«Che nome?».

«Ecco, molto meglio.» mormorai.

Finimmo a fare sesso sul divano del suo salotto.
Fu dolce, travolgente e stupefacente come ogni volta che i nostri corpi si incastravano.
Questa volta, però, la cosa più speciale fu la sensazione di appartenersi davvero e non soltanto fisicamente.

Fatal [L.P.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora