"Egregia Dottoressa..."

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Mentre torno a casa da una bella corsanel Parco Virgiliano di Napoli, apro la cassetta delle lettere. C'erauna busta. Leggo il mittente. "Società Sportiva Calcio Napoli".

Giorni prima avevo presentato ilcurriculum per essere assunta come fisioterapista all'interno dellasquadra. Avrei unito due passioni. Lo sport, il calcio, e il miolavoro da medico sportivo. Speravo mi avessero assunto. Avevo bisognodi quel posto di lavoro.

Sulle scale di casa inizio ad aprire labusta, con le mani tremolanti. Che ansia.

"Egregia Dottoressa Chiara, mandiamo Lapresente carta per avvisarLa della sua assunzione nella società. Ilsuo curriculum si è rivelato il migliore fra le candidate.L'attendiamo al lavoro lunedì 9 Gennaio 2017.

Distinti Saluti,

Edoardo De Laurentiis"

Salti di gioia, urla di sfogo. Eroassunta. Mi avevano preso! Finalmente una buona notizia! Dopo tantianni di tenebre e pessimismo.

Mi chiamo Chiara, ho 27 anni. Sononata e cresciuta a Napoli. Mi definisco un "Medico Sportivo".Sono una fisioterapista, ho lavorato fino a poco tempo fa in unostudio di ortopedia. Finchè poi il mio collega, nonché direttore dello studio, datore di lavoro, ed ex, mi ha licenziato.

Non so se considerarla una liberazione o meno. Il mio ex, Simone, era un uomo un po' irascibile. Spessoalzava le mani. Certo, fortunatamente non mi ha mai pestato di botte a sangue, ma qualche volta capitava di tirarmi qualche ceffone. Ionon ho mai reagito, non ho mai saputo farlo.

Mi ha lasciato perchè aveva un'altra,o meglio. L'ha conosciuta nell'ultimo mese della nostra relazione.Sono stata male per un po', era un punto di riferimento per me,nonostante tutto. Ma poi mi convinsi che quella era una storiamalata, che io avevo bisogno di chi mi trattasse con rispetto. Daquel momento lì non ho più avuto relazioni. Non riuscivo a fidarmidegli uomini, ad innamorarmi. Ho sempre paura che possano trattarsidi storie come quella con Simone, violente e irrispettose.

Ci sarei andata con i piedi di piombo,la prossima volta. Avrei aspettato, prima di lasciarmi andare. Lafine della storia mi aveva cambiato. Ero più forte, decisa. Mi eroiscritta a corsi di autodifesa personale, ogni due volte a settimanaandavo a correre al Parco. Avevo preso in mano la mia vita, nonvolevo perderla così. Lasciarla andare via.

Non ho fratelli, ne sorelle. Soloqualche cugina alla lontana, ma non c'erano forti legami. I mieigenitori vivevano un po' lontano da Napoli. Io ero sola qui. Perfortuna avevo amici conosciuti in palestra. Una in particolare,Angelica. Era l'unica amica stretta che avevo. Non le avevo peròancora raccontato della mia ex- relazione. Un po' mi vergognavo, unpo' non avevo ancora molta confidenza, o perlomeno, la confidenza dicui necessitavo.

Di certo però lei sapeva del mioconcorso nella squadra.

La chiamo immediatamente, volevo losapesse per prima.

:- Angelica, mi hanno assunta!

:- Davvero? Quando? Chi te l'ha detto?

:- E' arrivata una lettera a casa,direttamente dal figlio del presidente Edoardo! Lunedì nove iniziogià a lavorare.

:- Sono contenta per te!

Parliamo del più e del meno, poichiudo la chiamata.

Vado a fare una doccia, poi cucinoqualcosa.

La cucina era un'altra passione, noneccessiva, ma me la cavavo bene. La mia dieta era salutare, per lamaggior parte. Avevo un solo vizio: la pizza! Che poi, quando sei aNapoli, come fai a rinunciare.

Guardo la tv, non sapevo che fare. Nonsarei uscita stasera, sarei rimasta a casa.

Ultimamente mi sentivo un po' sola.Oltre Angelica, non avevo nessuno.

Più che altro, nessuno di cui mifidavo. Non so perchè. Certo, non erano mica tutti come Simone. Maero diventata scontrosa, faticavo ad avere nuove amicizie. EranoConoscenti, non Amici, quelli che avevo.

Sentivo a volte che nessuno potessecapirmi. Certo, nessuno sapeva davvero cosa avevo passato. Non so, misentivo esclusa dal mondo. Ma avrei dovuto cambiare atteggiamento, allavoro mi avrebbe portato solo problemi. Anche se, mi ero sceltaproprio un lavoro..

Chissà se ero pronta a subirmibattutine o scherzetti, da venti e passa uomini. Sarei stata l'unicadonna, o quasi. Era una bella sfida, a me piacciono le sfide!

Nel frattempo, mi ero accucciata suldivano col telefono. Su IG Edoardo aveva già iniziato a seguirmi, ebuttare qualche like sulle foto. Cos'è, ci voleva provare?

Ah.. cosa avrei dovuto aspettarmi daquesta avventura.

Leggo qualche rivista, ascolto lamusica. Insomma, passo una serata noiosissima.

Non vedevo l'ora di iniziare la miaavventura e di essere parte attiva della società. In effetti, farparte di una società come il Napoli sarebbe stato un grande incaricoimpegnativo. Ma credo di essere molto ferrata sul mio lavoro. Hocurato molti pazienti, anche ragazzini.

Simone non era pratico con gliadolescenti, io invece sapevo metterli a loro agio.

Ho un gran cuore, lo so. Peccato soloche lui non l'abbia saputo curare, mantenere. Prima di frantumarlo.

Ma ora avevo un nuovo compito.

L'avrei portato a termine.


Napoli, sono pronta!

Sei tu il mio Re, io la tua Regina. ||José Callejón||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora