Una cosa sola.

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:- Amore, è il mio ex.
:- Spero tu stia scherzando.
:- No, ho cancellato il numero, ma lo ricordo.
:- Oh, bene, brava.
:- Rispondo?
:-Accetta la chiamata, metti in vivavoce.
Giuro che avrei lanciato il telefono fuori dal finestrino.
..
:- Ciao Chiara.
:- Ehm, ciao.
:- Come stai?
:- Tutto bene, tu?
:- Bene, grazie.
:- Ti disturbo?
:- Che devi dirmi?
:- Volevo sapere un Po' come stavi, poi devo chiederti un'altra cosa.
:- Sicuramente ora sto meglio rispetto ad un anno fa, tu che dici?
:- Ehm. Forse, non saprei. Che fai in questi giorni? Lavori?
:- No, non lavoro.
:- Ti va di vederci?
:- No.
:- Per un caffè. Vorrei parlare di quello ch'è successo fra noi.
:- Non ho intenzione di vederti.
:- Lo so che ho sbagliato.
:- Simone, che Cazzo vuoi ora? Tu devi sposarti, io sono felicemente fidanzata con un altro ragazzo.
:- Vorrei invitare te e lui al mio matrimonio.
:- Non verremo, ne ora ne mai.
:- Potresti passarmi lui?
:- No, sta guidando.
:- Mi puoi chiamare quando finisce?
:- Simone, se ti azzardi a chiamare o importunarmi ancora, sei finito.
:- Va bene, come vuoi. Scusa ancora.
:- Ciao.
..
:- Che pensi? Mi chiede.
:- José, niente. Non voglio pensare ne dire niente, ora.
:- Va bene.
Mi appoggio al sedile guardando fuori al finestrino. Doveva sposarsi, e cercava ancora me, dopo tutto quello che mi aveva fatto. Non esiste, non l'avrei mai perdonato. Ma la sua chiamata mi aveva lasciato stranita. Non lo pensavo da giorni, e ora si era ripresentato nella mia vita. Così. Lui della mia vita avrebbe sempre fatto parte. Aveva lasciato un qualcosa di indelebile,un ricordo, una cicatrice che nessuno avrebbe potuto cancellare. Neanche José.
..
Ero ancora molto silenziosa. Ci fermiamo a fare una sosta in un bar dell'autostrada. Ne approfitto per andare in bagno, lui prende un caffè al bar. Ci sediamo fuori dall'auto, su un muretto, prima di ripartire.
:- Amore, non ce la faccio a vederti così. Che stai pensando?
:- Niente.
:- Ma come niente, lo so che pensi sicuramente Simone.
:- S'è ripresentato nella mia vita, nonostante abbia fatto di tutto per cancellarlo.
:- Amore, devi continuare su quella strada. Dimenticare.
:- La fate tutti così facile.
:- Lo so che non lo è, ma ora hai una nuova vita a cui pensare.
:- Già.
Continuo a guardare basso, senza alzare lo sguardo. Mi da un bacio sulla tempia, continuando a parlare senza staccarsi.
:- Ci sono io, devi stare tranquilla.
Mi appoggio al suo petto, lo stringo.
Mi scende qualche lacrima. Appena sente che tiro su col Naso, mi abbraccia stretto.
:- Non piangere.
:- Non ci riesco, scusa.
:- Non è colpa tua. Lui però ora è il tuo passato, e con te ci sono io perché ti amo.
:- Non lasciarmi mai. Gli dico, guardandolo negli occhi, mentre le lacrime rigano il viso.
:- Te lo prometto, io ti sposo. Te lo giuro, da ora.
:- Amore mio.
Ci baciamo, finalmente mi spunta il sorriso sul volto.
:- Andiamo?
:- Si.
Niente e nessuno, ora, ci avrebbe davvero rovinato la giornata.
Arriviamo a Roma circa alle dieci.
Scendiamo dall'auto, mi prende la mano e iniziamo a camminare per il centro. Oggi Roma era fantastica. C'era un bel sole, molte persone in ogni stradina e tanti turisti che ne ammirano la storia. Ci divertiva ogni cosa che guardavamo, tutto è molto allegro. Anche il dialetto degli abitanti ci sapeva far sorridere.
Andiamo alla Fontana di Trevi.
C'era tantissima gente, molti visitatori.
:- Vieni giù.
Gli afferro la mano, trascinandolo per le scale.
:- Perché siamo qui?
:- Hai due monete?
:- Si, certo.
Allunga le mani in tasca, prendendo due monete da un euro.
:- Che dobbiamo fare ora?
:- Esprimiamo un desiderio e lanciamo la moneta.
:- Ma che ..
:- Shh, ascoltami.
Ci guardiamo negli occhi. Avremmo detto "Fatto" e lanciato la moneta.
La prima cosa che penso, che forse mi preme di più, ed è l'unica cosa che m'interessa, è che la promessa di José possa avverarsi sul serio.
"Spero che José diventi mio marito e padre dei miei bambini, per sempre".
Ci sorridiamo, e la lanciamo insieme.
:- Poi me lo dirai cosa hai sperato. Mi dice, riportandomi su.
Proseguiamo per altre chiese, piazze, musei, le mille scale che abbiamo fatto per salire e scendere. Arriviamo in un grande parco, dove ammiriamo da un'altezza la città intera.
:- Ti piace qui? Mi chiede, mettendo la mano sulla mia schiena.
:- Certo, è bella Roma.
:- Dove vuoi andare la prossima volta?
:- Non so, magari ci penserò bene la prossima volta.
Ci scattiamo una foto, che era uscita davvero molto bene, inviandola al nostro gruppo.
LosMejores.
:- Saluti da Roma.
Pepe: Siete scappatiiii.
Raul: Più lontani per fare le schifezze.
Dries: In auto chissà che hanno combinato.
:- Ma perché pensate sempre a questo?
Alicia: Perché sono maschi. Siete bellissimi!
Martina: Amoriii.
Yolanda: Inizia a farci l'abitudine, penseranno sempre male.
Amore: Siete sempre i soliti.
Pepe: Il santarellino della situazione.
Raul: Tu sei il primo a fare le porcherie.
Pepe: Io?
Raul: José.
Amore: Si da il caso che quattro figli ce l'hai tu, non io.
Raul: Però li vuoi.
Amore: Ma certo, con calma, ma li avremo.
:- Amoreeeee.
Marek: Discorsi sdolcinati aboliti.
Amore: Hai stufato!
Martina: Figuratevi, lo sopporto da anni.
Marek: Ma ti piaccio sempre di più.
Martina: Assai!
..
Finché poi non mi chiama papà. José impallidisce, a me viene da ridere. Metto il vivavoce.
:- Ciao Chiara.
:- Ciao Pà, tutto bene?
:- Tutto bene. Tu?
:- Bene.
:- Che stai facendo?
:- Ehm.. Niente di che, tu?
:- Sto andando a fare la spesa. Com'è andata ieri?
:- Hai visto la partita, no.
:- Si, dico, il resto. Che hai fatto, con chi sei stata?
:- Ho guardato la partita con la moglie di Albiol e Hamsik.
:- Wow, che bello! Vi hanno fatto entrare? Dove eravate sedute?
:- Certo che siamo entrate. Eravamo nella tribuna vip.
:- E tu come sei andata? Nel senso, non sei la moglie di qualcuno.
..
José si mette le mani sugli occhi, io rido.
..
:- No, non sono la moglie di nessuno ma mi hanno fatto entrare per conoscevo entrambe e sono nell'ambiente.
:- Capisco. E poi che hai fatto?
:- Poi sono tornata in aereo con la società.
:- Che bello, beata te. Non vedo l'ora sia sabato per vederli.
:- Ti aspettano anche loro.
:- E i giocatori come stavano?
:- Normali, un po' dispiaciuti per l'esito ma fiduciosi di potercela fare.
:- Hamsik come stava? Pepe, José?
:- Papà, erano un Po' dispiaciuti ma sanno di potercela fare.
:- Mh, sabato faremo discorsi Fra uomo e uomo.
:- Non dire niente di compromettente che mi arrabbio.
:- Macché, tranquilla. Non dico niente di strano. Qualcuno con cui posso parlare più apertamente c'è?
:- Non fare nessun discorso etico morale. Comunque Pepe. Ma non ci giurerei molto a volte, dipende da quello che dici.
:- Parlerò col mio preferito, José.
..
Sbianca. Io gli stringo la mano continuando a parlare.
:- E che gli dirai?
:- Ma niente, che lo seguo molto, che mi piace come giocatore, e qualcos'altro.
:- E di quel qualcos'altro che mi preoccupo.
:- Dai, ma secondo te. Ma è fidanzato, o questo tasto Non devo toccarlo a prescindere?
:- Non lo so se lo è. Non ho grandissima confidenza con lui, è riservato. Ma questo discorso evitalo.
:- Va bene.
:- E non andare a raccontare le cavolate che facevo da bambina perché divento una matta!
:- Ad esempio di quando sei caduta a faccia avanti nella neve?
:- Ad esempio quella.
:- Ora vado, ci sentiamo più tardi. Ciao ciao.
:- Ciao papà.
..
:- Sei caduta nella neve? José riprende, ridendo.
:- Si. Dico, imbarazzata.
:- Che scema. Mi dice, dandomi un bacio sulla guancia.
:- Comunque, hai visto che non c'è nulla di cui preoccuparsi?
:- Lo so, però finché non li vedo rimango ancora un po' teso.
:- Va bene, immagino.
:- Com'è che io e te non abbiamo confidenza? Cambia discorso, prendendomi i fianchi.
:- Sei tu che sei riservato.
:- Scusami, se ho per le mani un'altra ragazza.
:- Mh, immagino.
:- Bellissima, stupenda, dolce, gentile.
:- Cioe il mio contrario.
:- Amore, quando capirai che per me sei perfetta sarà sempre troppo tardi.
:- L'hai capito, eh.
Mi prende le guance e mi bacia.
Quando si stacca, continuiamo a camminare. Proseguiamo per altre vie e monumenti storici. Colosseo, ad esempio. Anche se ero stanca, visto che ci stavamo girando il Colosseo due volte lungo tutto il perimetro, continuiamo imperterriti. Il difetto di José, è che non si stanca mai!
..
Ore 12,30. Andiamo in un bellissimo ristorante al centro di Roma. Era tranquillo, anche se pieno di gente.
Ci sediamo uno di fronte all'altro, ordiniamo le specialità tipiche romane.
Mentre aspettiamo, e credo che c'era davvero da aspettare, parliamo.
:- Domani a che ora vai in campo?
:- Dalla mattina. Comunque, che cosa devo indossare sabato? Devo vestirmi elegante? Devo regalare i fiori a tua mamma?
:- Cielo, José. Devi essere un semplice amico, nessun fiore e cose simili. Non conquisti così mamma. Dico, facendo una smorfia.
:- Tanto sbaglierò sicuro e ti tratterò come la mia ragazza.
:- Fossero questi i problemi seri.
:- Lo so, però.
:- Però niente, andrà tutto bene.
:- Sei sempre così ottimista.
:- Ho imparato ad esserlo.
:- Ehm... stai bene, ora?
:- Con te, benissimo.
:- Ti amo.
:- Siamo a 93.
:- Meno sette.
:- Come il tuo numero.
:- Si, come il numero.
:- Perché hai scelto sette?
:- Mi piace, era disponibile. Poi è figo.
:- Figo come te.
:- Tra ieri e oggi mi stai riempiendo di complimenti.
:- Che c'è di strano, sei il mio ragazzo.
:- Non so, non ne ho mai ricevuti molti.
:- Lo so, ma io lo penso davvero e te lo dico.
:- Piccola mia.
:- Scemo..
:- Anche tu sei bellissima.
:- Inizio a crederci un po' di più, se a dirmelo sei tu.
:- Devi crederlo a prescindere, perché lo sei davvero.
:- Amore, me lo dici che hai espresso prima?
:- Prima tu.
:- L'ho chiesto Prima io.
:- Insieme.
:- 1..2..3
:- Che mi sposi e diventi il padre dei miei figli. Dico, sorridendo.
:- Che stia con me per sempre. Afferma, guardandomi negli occhi.
:- Abbiamo pensato la stessa cosa, scemo.
:- Perché ci amiamo a vicenda.
:- Sei tu che mi ami, siamo ancora a meno sette.
:- Quando faremo l'amore, sale a 500!
:- José! Scoppiamo in una grande risata, poi finalmente iniziamo a mangiare.
Spaghetti, carne, dolce.
Era tutto molto buono. Si affretta a pagare, usciamo dal locale e camminiamo in un parco, sedendoci su una panchina all'ombra.
:- Amore, che mi racconti? Gli dico, per iniziare un discorso.
:- Che ti amo.
:- Oltre?
:- Che sei stupenda.
:- Scemo che non sei altro.
Ridiamo, io mi levo la giacca tenendola sulle gambe.
:- Quando hai fatto l'ultimo tatuaggio?
:- Un anno fa, circa.
:- Devi rifarne un altro.
:- Perché?
:- Ne vorresti un altro?
:- Mi piacerebbe, ma non è una priorità ora.
:- Però lo vorresti.
:- Amore, dove vuoi arrivare? Gli chiedo, ridendo.
Prende il portafoglio, ne estrae un buono.
:- Che cos'è?
:- Tieni.
:- Che devo farci?
:- Amore, è un buono omaggio per farti un tatuaggio da uno in zona a Napoli che conosco.
:- Perché questo?
:- È un regalo.
:- Amore.. grazie.
Lo abbraccio, lo stringo. E gli do una serie di baci sulle labbra.
:- Di niente, davvero.
:- Non dovevi, perché?
:- Amore, è solo un regalo. Non c'è bisogno che ci sia una ricorrenza per regalarti qualcosa, visto che sei la mia ragazza.
:- Non so che dire, non me l'aspettavo davvero.
:- Meglio così.
:- Eddai, ora mi sento un po' in colpa, non me l'aspettavo sul serio.
:- Amore, in colpa per cosa?
:- Perché io non ho regali per te.
:- Me ne hai fatto uno ieri.
:- Si, ma non è la stessa cosa.
:- A me non servono regali, basta che tu stia con me e mi rispetti, per me vale già molto.
:- Su quello non avrai sicuramente problemi.
:- Promettimelo. Dice, avvicinandosi a tal punto che le labbra si intrecciano.
:- Finché starò con te, ti rispetterò sempre.
:- Ti amo amore.
:- Scemo.
Rimaniamo seduti ancora per un po', guardando molte famiglie coi propri bambini. Forse José già pensava ai nostri, ogni scusa era buona per fantasticare sull'argomento, che piaceva ad entrambi, alla fine.
Due ore dopo, riprendiamo a scoprire le bellezze della Capitale, procedendo per altre chiese e vicoletti di pietra. Sembrava di respirare aria di casa, a volte.
Camminando camminando, troviamo un negozio con articoli e souvenir molto graziosi.
Entriamo; c'era un vecchietto dietro al bancone, con la faccia paffuta e un sorriso che mette allegria a vederlo.
Giriamo per gli scaffali, finché l'occhio Non mi cade su due braccialetti con le iniziali, di qualsiasi alfabeto. Cerco la C e la J, erano vicini. Segno del destino.
Li prendo, rintraccio José e mi dirigo al bancone. L'anziano ci guarda sorridendo.
:- Siete fidanzati?
:- Si. Rispondo, col sorriso.
:- Vi amate?
:- Moltissimo. Interviene José, mentre sento la sua mano sul mio fianco.
:- Da quanto state insieme?
Ci guardiamo negli occhi, io volevo rispondere dicendo almeno un mese, lui però inventa una delle sue.
:- Da due anni.
:- Siete molto belli insieme. Ci dice, consegnando la busta con i bracciali.
Rispondiamo con un grazie, lo salutiamo sorridendo.
:- Ce lo dicono tutti. Dico a José, mentre apro la bustina.
:- Lo siamo, ecco perché lo dicono. Ma piuttosto, che hai preso?
:- Vieni.
Prendo dalla busta il braccialetto nero che aveva una C. Lo annodo al polso, stringendo quanto basta. Fa la stessa cosa con me.
:- Scema..Perché?
:- Così ci ricorderemo sempre di oggi, e così tutti sapranno che per te una persona con la C è importante.
:- Potrebbe anche essere l'iniziale del mio cognome!
:- José!
Mi bacia, davanti a tutti.
:- Scherzo, è l'iniziale del tuo nome. Quello che per me conta di più.
Continuiamo a camminare, mano nella mano, con quei due braccialetti, che, anche se per poco, facevano capire agli altri che quella persona apparteneva ad un'altra. José mi apparteneva, José era tutto ciò che potessi desiderare. Anche se avessi voluto fare la testarda per sempre, la coraggiosa e la temeraria, José era la persona di cui avevo bisogno. Quella che conosceva davvero chi fossi, anche il lato che tendevo a non mostrare.
:- Domani che vogliamo fare? José mi riprende, mentre io fantasticavo su di noi.
:- Hai l'allenamento.
:- Si, lo so. Dico la sera, vogliamo uscire con gli altri, o soli?
:- Come vuoi. Possiamo fare l'uscita a quattro che Alicia ha sempre sognato.
:- Per me va bene tutto, lo sai. L'importante è che ci sei tu!

Sei tu il mio Re, io la tua Regina. ||José Callejón||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora