Un piccolo segreto.

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Martedì 24 gennaio. Mi sveglio col sorriso. Non so però se fossi sicura di quel che stavo facendo. José, José. Sarebbe stato davvero giusto per me? Mi pento di avergli scritto se fossimo stati bene insieme. Forse mi stavo lasciando trasportare troppo. Comunque vado avanti per la mia strada. Volevo vedere se davvero fosse serio. Mi rigiro in continuazione nel letto, era ancora presto per alzarmi. Scrivo a José, anche se non mi avrebbe risposto ora.
:- Buongiorno, io sono già sveglia.
Circa mezz'ora dopo mi risponde, verso le 07.45.
:- Buongiorno bellissima.
:- È questo il mio soprannome?
:- Se vuoi, si.
:- Mi dici qualche parola spagnola del genere?
:- Ehm .. Linda, Hermosa, Guapa..
:- Tutti 'bella' vogliono dire?
:- Si. Però io ne preferisco altri.
:- Tipo?
:- Sono più da innamorati, non è il caso nostro.
:- Dimmeli comunque!
:- Beh, Pequeña(piccola).. Princesa(principessa)..
:- Che carini!
:- Ahahah, io preferisco chiamarti Bellissima.
:- Va bene. Sei pronto per l'allenamento?
:- Certo. Non vedo l'ora di giocare, e di vederti.
:- Mi vuoi vedere solo per i massaggi?
:- Si!!!
:- Non te lo faccio, scemo.
:- Scherzo, voglio solo vederti e abbracciarti. E pure il massaggio, solo per poterti guardare negli occhi mentre arrossisci.
:- Devo piangere di prima mattina?
:- NON ESISTE.
:- Ahahaaha.
:- Ti va se passo a prenderti?
:- Non so, non voglio che gli altri si facciano strane idee in mente.
:- Come vuoi.
:- Pepe mi ha invitato a casa stasera dopo la partita. Vieni anche tu?
:- Certo che vado.
:- Quindi devo sopportarti tutta la giornata!
:- Si, anche io! SEI UN TIPO COMPLICATO.
:- Però sono bellissima, no?
:- SI, TANTO.
:- Almeno quello. Sei ancora a letto?
:- Si. Tu?
:- Pure. Non ho voglia di alzarmi..!
:- Devi, anzi dobbiamo farlo.
:- Già.
:- Qualche volta facciamo colazione insieme, prima di andare.
:- Se mi va di vederti.
:- Si che ti va! (Faccina maliziosa).
:- Scemo!
:- Lo prendo come un complimento.Ora vado a prepararmi, ci vediamo dopo, bellissima.
:- A dopo, guerriero.
..
Mi alzo dal letto, mi lavo e indosso la mia divisa. Mi dirigo in auto, seleziono un canale radio a caso. Quando arrivo in sede, parcheggio. È una bella giornata, menomale. Il sole mi metteva positività. Arrivo in ufficio, il capo mi riceve in studio.
:- Allora, come vanno le cose?
:- Tutto bene.
:- Meglio così. Comunque, come ti trovi con i ragazzi?
:- Con alcuni bene, con altri un Po' meno.
:- Vedo. L'importante è che tu non reagisca.
:- Ma perché?
:- Perché non sei venuta qui per litigare. Li lasci perdere, e basta.
:- Si, ma ..
:- È così, basta.
:- ..Posso andare in sala tecnica, ora?!
:- Ora si, mi raccomando.
Mi alzo, mi trattengo nel Non sbattere la porta con violenza. Ma che faccia tosta!
In sala Non c'era ancora nessuno, mi siedo e ascolto la musica. La porta era aperta, scorgevo le ombre dei primi giocatori ad arrivare. Marek bussa alla porta e mi sorride, Pepe mi fa una smorfia, Dries caccia la lingua, e José.. Mi fa l'occhiolino, poi con la mano fa cenno del "dopo". Quando saremmo stati soli ci saremmo abbracciati.
Venti minuti dopo eravamo tutti in sala tecnica. Il Mister parlava della partita di stasera. Chissà come sarebbe andata, e chi avrebbe segnato! Sono seduta tra Raul e José. La gamba destra sfiorava quella del numero Sette. Le mani si sarebbero intrecciate fra loro, se solo avessero potuto almeno toccarsi. Ma era meglio non dare nell'occhio e non esagerare molto. Nel frattempo che io e José cercavamo di non prestarci attenzione, Amadou e Lorenzo bisbigliano qualcosa. Erano dietro di me, credo che stessero parlando della sottoscritta. Rimango in silenzio, non potevo dire nulla. C'era il capo che mi fissava ...
..
Pov José.
Era strano stare seduto accanto a lei. Come se fosse un qualcosa di diverso, e bello. Le nostre gambe si sfioravano. Avrei voluto già stringerla, sentire la sua testa sul mio petto ed accarezzarle i Capelli. Ma non potevo, non ora. Noto i suoi sospiri, credo fossero riferiti al mormorio di Tonelli e Diawara.
..
Interviene Luigi.
:- Scusi Mister, posso fare una domanda che non centra nulla?
:- Veloce, però.
:- Ma perché Chiara sta qui con noi? Non crede anche lei che sia una figura inutile nella società?
Guardo José stupita per ciò che stavo sentendo. Guardo il dottore, il mister. Continuo a tacere, anche se sento in me il sangue ribollire. Che nervoso che avevo. Se solo Non avessi avuto l'affitto e le spese da pagare, giuro che mi sarei autolicenziata. Non potevo assolutamente permettermi una cosa simile, anche se, per i trattamenti che ricevevo, avrei fatto un pensierino.
Il Mister però, stufo dalle cavolate che sentiva, riprende il discorso, mettendolo a tacere.
:- Invece di insultarla, prendete esempio. Nonostante quello che le dite, non vi ha mai risposto. È rimasta in silenzio. Ti fa onore, Chiara.
Accenno un sorriso, poi abbasso il capo. José mi sussurra qualcosa all'orecchio.
:- Sei stata bravissima.
:- Non ne posso più. Risposi.
:- Ci sono io ora, stai tranquilla.
Non so se mi sentivo tranquilla davvero. Ero una bomba ad orologeria. Tic, tac. Questione forse di giorni. Ma io stavo per esplodere. E so che avrei dato il peggio di me.
..
Finalmente sola nella mia stanza. Avrei fatto massaggi a gran parte della squadra. Primo fra tutti, José.
Entra, chiude la porta. Mi sorride e spalanca le braccia. Io mi ci fiondo, stringendolo. Poggio la testa sul suo petto, lui mi avvolge a se accarezzandomi i Capelli.
:- Come stai?
:- Insomma.
:- Voglio che tu sorrida.
:- Non mi sento accettata, qui.
:- Lasciali perdere. Tu sei una ventata d'aria fresca qui. Sei perfetta, smettila di rimproverarti.
:- ..Non so che dire.
:- Ti confesso un Piccolo segreto.
:- Dimmi.
:- Se stasera segno, farò un cuore con le mani. È per te.
:- Si, certo. O per Alessia?
Mi stacco dal suo petto, ridendo. Lui si sorprende, poi sorride.
:- Per te, per te solo.
:- Aspetto con ansia, allora.
Rimaniamo abbracciati per qualche minuto. Si stava bene, era qualcosa di rassicurante. Mi stringeva, mi accarezzava. Lascio la presa.
:- Meglio lavorare, altrimenti non combiniamo nulla di buono.
:- Va bene.
Si siede sul lettino, poi si spoglia. Ogni volta che lo guardavo senza maglia,ultimamente, iniziavo ad arrossire. E questo Non andava bene. Il cervello, la mente, mi diceva di andarci piano e contenermi. Il cuore mi diceva di lasciarmi andare e godere le belle sensazioni. Al cuore non si comanda, si sa.
Continuo a massaggiare le spalle, e la schiena. Parliamo un Po'.
:- Stasera a che ora passo a prenderti? Mi chiede José, mentre mette in stand-by il suo Iphone.
:- Ehm..Non lo so,vado da sola dai.
:- Ahahahah.
:- Ti fa ridere?
:- Abbastanza. A che ora, allora?
:- Dai José, posso andare da sola senza problemi.
:- Successo qualcosa?
:- No, è che mi sento a disagio così.
:- Ma dai, un passaggio in auto. Poi al ritorno mi trovo a passare per la tua strada, quindi.
:- È troppo, tutto quello che fai per me.

Sei tu il mio Re, io la tua Regina. ||José Callejón||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora