Passano i giorni. Tra me e José le cose procedevano stabilmente. Qualche abbraccio, carezza e stretta di Mano. Non provò a baciarmi, ma il nostro legame era davvero un qualcosa di speciale, di diverso. Come se davvero senza l'altro Non eravamo in grado di passare una giornata. Stiamo molto tempo insieme, anche solo per qualche minuto dobbiamo vederci.
Oggi é Due Febbraio, il compleanno di Hysaj. Avevamo preparato una piccola sorpresa in sede per lui, qualche palloncino e una maglia con le nostre dediche. Mi divertivano i compleanni, ci divertiamo molto e soprattutto mangiamo le pizze!
E ora che ci penso bene, tra nove giorni era il compleanno di José. In nove giorni, poteva succedere davvero tanto.
Dopo aver visto Elseid, aver condotto la sorpresa al successo, i ragazzi vanno subito ad allenarsi. Mi spetta qualche terapia, con i soliti spagnoli. Mis Amigos.
Inizio con il portiere. Era già pronto sul lettino, quando gli spalmo l'unguente necessario.
:- Che mi racconti?
:- Ma nulla di esaltante. Tu?
:- Niente di che. Ehm, tu come stai?
:- Abbastanza bene, si va avanti.
:- Già, immagino. Sappi che su di noi puoi contare sempre.
:- Lo so, grazie mille.
:- Ti posso chiedere una cosa?
:- Si.
:- Quella volta, perché avevi tutti quei cerotti?
Mi coglie di sorpresa, ma inventai subito una risposta per non lasciargli dubbi.
:- Un piccolo incidente di qualche anno fa, nulla di che.
:- Sicura?
:- Si, certo. Tranquillo.
:- Come vuoi ...
:- Davvero, è tutto passato ora.
..
Il primo è convinto. Non credo che Pepe mi avesse preso in parola, ma per il momento quella teoria poteva bastare. Proseguo con Raul, il più irascibile del gruppo di amici.
Fortuna ad avere amici come lui, che pur di alzare le mani farebbero a botte con chiunque!
:- Oi, mi faccio un Po' i fatti tuoi.
:- Ahaha, fai pure.
:- Come vanno le cose con José?
Divento rossa.
:- Bene, siamo amici.
:- Amici o Amici Amici?
:- La differenza?
:- Amici normali, o Amici con un legame speciale?
:- Credo la seconda.
:- Bene. A te piace?
:- Raul!
:- Scusa, era per sapere.
:- Non te lo dirò mai.
:- Dai, non vado a dirglielo. Era solo per sapere.
:- Rimarrai col dubbio fino alla fine.
:- Che palle, io voglio sapere.
:- Shh.
Ci sorridiamo, poi prende la sua maglia e va via.
Dulcis in fundo. Il mio "Amico Amico".
Ci salutiamo con un bacio sulla guancia, poi si siede sul lettino. Non si era ancora disteso.
:- Che fai così, stenditi che devo lavorare.
:- Si, aspetta.
:- Cosa?
:- Non ho voglia ora di fare la seduta, quindi se sto più tempo così passiamo più tempo insieme.
:- Si, ma non più di dieci minuti.
:- Va bene. Comunque dopo ci aggiorniamo sul gruppo, per fare qualcosa insieme prima di partire per Bologna domani.
:- Ah, ok. Che hanno in mente di organizzare?
:- Credo che andremo a casa di Marek.
:- Va bene.
:- Quando vogliamo fare spagnolo?
:- Pensa ad allenarti, quando avremo tempo ne parleremo.
:- Il tempo per te lo trovo.
:- Lo so, ma il calcio è la tua priorità.
:- Oggi ti sento strana, sai?
:- Tua impressione, sto benissimo.
:- Tu dici?
:- Si.
:- Hai lo sguardo un Po' stranito.
:- No, sto bene, davvero.
:- Non insisto. Però per qualsiasi cosa vienimi a cercare.
:- Tranquillo.
:- Comunque la lezione possiamo farla domenica ..
:- José, ne riparliamo. Vai in campo ora, che si sta facendo davvero tardi.
..
Pov José.
Esco dalla stanza con il sospetto che qualcosa non andasse bene. Eppure Non mi pare fosse successo qualcosa di grave. Vado nello spogliatoio, erano ancora quasi tutti li.
Pepe mi lancia L'asciugamano. Il solito stupido.
Mi avvicino alla mia postazione, tirando dal borsone gli scarpini da calcio.
Raul si alza, poi mi viene dietro.
:- Amore.
:- Raul, dai. Ridiamo.
:- Senti, dove mi porti stasera?
:- Da nessuna parte. No, anzi, che facciamo stasera?
:- Non lo so, poi vediamo con gli altri.
:- Bene. Fatemi sapere che devo organizzarmi con Chiara.
:- Ah, già. Comunque, caro, che mi dici di lei?
:- Che vuoi dire?
Mi siedo, guardandolo.
:- Prima le ho chiesto se gli piacevi. È diventata rossa.
:- Davvero?
:- Si!
:- Che cosa bella!
Si siede anche lui, poi avvicina la sua bocca alle mie orecchie, sussurrando.
:- Perché non le dici che ti piace?
:- È troppo presto. Poi Non è che mi piace proprio..
:- Vuoi sapere che penso?
Irrompe il Mister, chiamandoci a raduno.
:- Cinque minuti, vi voglio tutti in campo.
Facciamo cenno col campo.
:- Ti dicevo. Secondo me lei si sta fidando poco alla volta di te, e tu invece sei già offuscato.
:- No, non così tanto.
:- Ah, no? La vedi e sorridi. Ogni foto che pubblica commenti con i cuori. Passi a prenderla ogni sera, spesso state insieme fuori. Quando ti parla sembra che non capisci nulla. Sicuro che non ti piace più di tanto?
:- In effetti ... Però Non voglio innamorarmi subito, ti ricordi com'è finita con la mia ex.
:- Ascoltami, che ho qualche anno più di te. Tra la tua ex, e Chiara, non c'è assolutamente paragone.
:- Questo è vero. Chiara è davvero una ragazza stupenda.
:- Appunto, non fartela scappare.
:- Raul, non voglio buttare tutto all'aria.
:- Voglio solo dirti che, al posto tuo, io inizierei a conquistarla sul serio.
:- Che dovrei fare?
:- Ma dell'amore Non ci capisci nulla.
:- Scusaci tanto.
:- Andiamo, ti spiego in campo.
..
Mentre mi dirigo verso il campetto, affiancato da Raul e Pepe, Chiara esce dalla stanza col cellulare. Credo fosse a telefono con qualcuno, chissà con chi. Passando di lì, ci scambiamo un'occhiata. Io le sorrido, lei credo fosse nervosa.
Più avanti, sentivamo le sue urla. Ci siamo girati dietro, verso di lei.
Il tizio le chiude il telefono in faccia, lei continuava a dire Pronto.
Poi spegne il display, entra in stanza imprecando.
Non potevo andare, il Mister ci stava già guardando male.
Chissà chi fosse davvero.
..
Fanculo, fanculo. Il mio proprietario della casa inizia a chiedere tutti gli arretrati. Lo sa che sto cercando di mettermi in regola, ma quell'idiota inizia davvero a chiedere troppo.
Ero nervosa, tanto. Non potevo neanche sfogarmi. Chi di questi aveva problemi di soldi!
Verso l'una e mezza, tornano tutti dentro.
Ero ancora in stanza, con le cuffiette. La porta era aperta.
Bussano i miei tre amici, che mi chiedono il motivo di tanto nervosismo.
:- Nulla, non vi preoccupate.
:- Urlavi. Dai, dicci tutto. Chiese Pepe, mentre stappava la bottiglia d'acqua Lete.
:- Non è niente di che. Rispondo.
Irrompono Marek e Dries.
:- A belli, che facciamo stasera? La voce del capitano. Ha una cadenza che riconoscerei chilometri di distanza.
I ragazzi propongono qualche idea, poi si rivolgono verso di me, per avere un suggerimento.
:- Non so, a me va bene tutto.
L'idea era di andare da Hamsik, però Mertens Non aveva voglia di chiudersi in una casa.
:- Ma perché non andiamo a cenare fuori?
Penso fra me e me. Bene, di nuovo un vestito. Di nuovo quello schifo da indossare. Belle idee di Cazzo, Dries.
:- A me va bene. Riprende Raul.
Gli altri acconsentono. Poi mi esce spontaneamente.
:- Io vengo vestita normale, niente vestiti.
Annuiscono. Escono di stanza, ci saremmo visti stasera verso le 20,30. Il locale lo conoscevano loro, ci erano andati già molte volte.
Rimane con me José.
:- Oi, almeno a me dici che hai fatto prima?
:- No, José, non te lo dico stavolta.
:- Qualcosa di grave?
:- Su per giù. Ma non ne voglio parlare, davvero. Tranquillo.
:- Non posso stare tranquillo, se è grave!
:- Lascia perdere, per favore.
:- Bene, se le cose stanno così.. stasera passo a prenderti alle 20,00.
:- Dimmi dov'è il locale, lo cerco da sola, per una volta.
:- Ah, se tu mi dicessi il motivo te lo lascerei fare, ma visto che non parli..
Ci penso su, poi rispondo.
:- Ok, alle 20,00 sotto casa.
:- Dai, pensavo me lo dicessi davvero!
:- Lo sai come sono fatta, Calleti.
:- Sei un tipo complicato.
:- Già.
Si piega sulle ginocchia, dandomi un bacio sulla guancia.
:- Vado a casa ora, ti scrivo appena arrivo. Riprendo, allontanandomi.
:- Ok, ci sentiamo dopo.
Passo il corridoio, prendo la borsa nella stanza e vado via. Nel parcheggio, c'era Marek.
:- Oi, vai via?
:- Eh sì.
:- Che fai oggi?
:- Non lo so, perché?
:- Io e Martina andiamo a vedere i bambini allenarsi nella loro squadra di calcio. Ti va di venire con noi?
:- Ehm..
:- Vieni a casa nostra, sai dov'è?
:- Se mi dici il posto, si.
Una volta spiegato il tutto, ci mettiamo d'accordo.
Sarei scesa verso le 16,00 e tornata a casa mia per le 19,00.
Una corsa contro il tempo.
..
Tornata a casa, scrivo a José, come d'accordo.
:- Sono arrivata.
:- Ei, bene.
:- Oggi pomeriggio esco con Martina e Marek.
:- Lo so.
:- Che ne sai?
:- So sempre tutto.
:- Te l'ha detto Marek?
:- Certo, chi altrimenti.
:- Va tutto bene?
:- Si, perché?
:- Boh, mi dai risposte strane.
:- Come quelle Che dai tu.
:- Oh, che problema hai ora con me?
:- Nessuno.
:- Bugiardo. Dimmi che problema c'è.
:- Nessuno, tranquilla.
:- Se non me lo dici, vengo a casa tua e te lo faccio dire con la forza.
:- Si, certo.
Visualizzo senza rispondere.
Istintivamente, prendo le chiavi dell'auto e scendo giù. L'avevo detto, e l'avrei fatto. José con me l'avrebbe fatto, e ora anche con delle piccolezze volevo sdebitarmi.
Trovo la sua casa molto facilmente, sapevo dove abitava. Era la prima volta che però entravo.
Sembrava una reggia!
Il portone era già aperto, qualcuno del palazzo Non l'aveva chiuso. Leggo tutti i campanelli, finché all'ultimo piano trovo "José Callejòn".
Suono.
:- Chi è? Risponde, lui.
:- Apri.
Apre la porta, e rimane spiazzato.
Entro in casa, senza fare molti complimenti. Chiudo la porta.
Mi guardo intorno, era una casa molto grande, e bella.
:- Allora, dimmi. Gli faccio.
:- Dai, non ho nessun problema.
:- No, invece c'è. Quindi parla.
:- Altrimenti?
:- Senti, stammi a sentire. Ora mi dici quello che hai contro di me. Dobbiamo risolvere questa cosa.
:- Non ho voglia di parlare.
Mi pervade un senso di rabbia, che l'avrei spinto contro la porta violentemente.
Faccio qualche passo, eravamo vicini.
:- Ti ho fatto qualcosa?
:- No. Oggi sono nervoso, basta.
:- Di punto in bianco, in due ore ti arrabbi?
:- Si, sono lunatico.
:- Smettila! Cazzo, dimmelo.
:- Ma tu mi fai la predica, che non parli neanche sotto tortura?
:- Ma che Cazzo centra!
Indietreggio, ma che discorsi faceva.
:- Chiara, non ho voglia di parlare, davvero.
:- Ma almeno spiegami il motivo.
:- Sono nervoso. Nervoso. Ho appena visto una foto della mia ex, poi ho appena avuto una mezza lite con un mio amico, poi mio fratello mi ha chiamato e non potrà venire a trovarmi più, poi ho tanti pensieri per la testa.
:- Dovresti lasciar perdere la tua ex. Poi perché hai litigato?
:- Vecchie questioni.
:- Ok, tuo fratello Non verrà ora, ma potrà venire sicuramente oppure vai tu a trovarlo, se puoi.
:- Si, in Arabia.
:- Quando avrai tempo libero.
:- Cioè mai.
:- .. Che altri pensieri hai per la testa?
:- Nulla che ti possa importare.
:- Ma non eravamo quelli che ci saremmo raccontati tutto?
:- Perché tu mi dici tutto, no?
:- José, non torniamo sul solito discorso. Ora sono qui, per chiarire con te.
:- Si ma io non sono obbligato a dirti tutto.
:- E allora, se hai qualche problema personale, non venire a rispondermi male!
:- Disse la ragazza gentile.
:- José, mi stai facendo davvero innervosire. Mi avvicino di nuovo, e stavolta eravamo davvero vicini.
:- Ci sarà un giorno in cui io posso stare con la luna storta, no?
:- Si, ma non prendertela con gli altri.
Chiudiamo così la conversazione. Mentre mi avvio verso l'antro, prendo le chiavi dell'auto che avevo poggiato sulla mensola.
Mi segue, velocemente.
:- Che vuoi? Mi rigiro.
:- Senti, scusa.
:- Si può sapere che hai?
:- No.
:- Ciao José, ci vediamo stasera. E vado da sola.
:- Come vuoi.
Stavo aprendo la porta, quando mi afferra la mano.
Chiudo la porta di nuovo, poi mi giro. Le mani erano ancora incrociate.
Si avvicina a me.
Mi stavo agitando sul serio. Pensavo mi baciasse.
Mi accarezza il viso, spostando i capelli dietro l'orecchio sinistro.
Poi Poggia la testa sulla mia spalla, sento le sue mani dietro la mia schiena.
Inizia a piangere. Sentivo i singhiozzi.
Rimango un attimo immobile, ferma come il marmo. Poi le mie braccia lo stringono, le mie mani gli accarezzano i morbidi capelli neri.
Per qualche minuto, rimaniamo così. Forse Non piangeva da tempo. Aveva accumulato davvero tanto.
Non gli sussurro nulla, solo carezze ai capelli e alla nuca. Le sue mani scendevano su e giù per la schiena. Poi si ferma. Le incrocia, e si appoggia quasi al fondo schiena.
Bisbiglio qualcosa.
:- Mi dici che hai?
Con un cenno mi fa no, senza alzare il capo.
Ora capisco che vuol dire quando devi tirare le parole di bocca dalle persone!
Continuo ad accarezzarlo, poi si alza. Aveva gli occhi rossi, e le nostre fronti erano poggiate.
Eravamo ancora abbracciati, ma devo dire che si stava bene, così.
Mantengo un braccio intorno al collo, con l'altra mano gli asciugo il viso, su cui scendevano ancora lacrime.
Mi faceva una tenerezza.
:- Sei carino anche quando piangi.
Provo a strappargli un sorriso.
:- Scusa, per tutto.
:- Non importa, a me importa solo che tu stia meglio ora.
:- Forse è da un Po' che dovevo piangere e non lo facevo da tempo.
:- Immagino, si vede.
Mi da un bacio sul naso, poi si getta ancora fra le mie braccia.
Guardavo l'orologio, si stava facendo tardi. Ma non gli dico nulla, continuo ad essere la sua valvola di sfogo.
Le mie mani erano fra i suoi capelli, glieli scompiglio.
Lascia del tutto la presa.
Poi Poggia le mani sul viso. Il mio.
Si avvicina.
Eravamo a tanto così.
Le nostre labbra erano vicine, ma davvero.
Non mi muovo, chissà se mi avesse baciato.
Ci guardiamo negli occhi, insistentemente. Una sfida fra il primo che cedesse, penso.
Lascia il mio viso, prende le mie mani.
:- Mi dispiace per prima.
:- Non mi importa, davvero. Stai meglio ora?
:- Abbastanza.
:- È successo qualcosa di grave?
:- No, no.
:- Sicuro?
:- Si.
:- Se non vuoi parlarne va bene, però scrivimi per qualsiasi cosa.
:- Grazie anche per essere venuta qui.
:- Nulla. L'avresti fatto anche tu, no?
:- Probabilmente.
Gli do un bacio sulla guancia, poi vado verso la porta. Ora dovevo proprio scappare, avrei fatto tardi per l'appuntamento con Martina.
:- Stasera alle 20,00. Riprende il discorso.
Annuisco.
:- Va bene, ci vediamo più tardi. Chiamami per qualsiasi cosa.
:- Si, tranquilla.
:- Con te Non si sta mai tranquilli.
:- Non è vero, dipende.
Ci facciamo una smorfia, poi scappo via.
Però era carino. Nonostante la sua arroganza e prepotenza, aveva aspettato le mie braccia per sfogarsi.
Mi piace abbracciarlo. Sembra che ogni stretta abbia un sapore diverso. Più tardi ci saremmo sentiti sicuramente.
Mi incuriosiscono i suoi mille pensieri per la testa.
..
Pov José.
Ma che cosa Cazzo mi era passato per la mente.
In effetti Non so neanche io perché fossi così nervoso. Evidentemente, davvero tutte le arrabbiature accumulate.
Scrivo a Raul e Pepe. Avevamo un Piccolo gruppo su Whatsapp, solo nostro.
:- Raga, ho fatto un macello.
Raul:- Che cosa è successo!
Pepe:- Parla!
:- In pratica ero un po' nervoso, poi stavo per litigare con Chiara. Lei mi ha minacciato dicendo che se non avessi parlato sarebbe venuta a casa mia, con le buone o con le cattive.
Raul:- E?
:- Si è presentata qui, e poi sono scoppiato a piangere fra le sue braccia.
Pepe:- Poi?
:- Nulla, ci siamo chiariti, in parte.
Raul:- Vi siete baciati?
:- No..
Pepe:- Avresti voluto?
:- L'avrei fatto, se solo sapessi che poi non si arrabbierebbe.
Pepe:- Ma secondo me non si arrabbia ..
Raul:- Ti avrebbe già respinto, altrimenti.
:- Voi dite?
Raul:- Secondo me si, poi non lo so. Le donne sono strane, si sa.
Pepe:- Già, è vero. Comunque non si sa mai, io ci proverei.
:- Si, Pepe. Certo. Ma come ragioni!
Raul:- Comunque sia, si è deciso dove si va stasera?
Pepe:- Al locale dove siamo andati per il compleanno di Yolanda.
:- Ah, carino.
Raul:- Luci soffuse, musica lenta. Un bacio ci sta tutto.
:- Non è come le altre, lo sai.
Pepe:- José si è innamoratooooo.
:- No, non ancora. Però mi piace.
Raul:- Raul, le cose si vivono una volta sola.
:- Non vi ascolto, che mi portate solo nei guai.
Pepe:- Che bugiardo.
..
Mi preparo per andare a casa dei signori Hamsik. Un Po' di compagnia mi faceva bene. Poi i loro bambini erano davvero pieni di vita, come il padre.
Come d'accordo, Vado a casa loro. Avevo capito dove fosse, non era molto distante. Nel frattempo che mi dirigo a piedi, chiamo José.
Digito il numero, anche se alla prima cifra mi compare già Calleti.
Un contatto frequente.
:- José, ei?
:- Oi.
:- Stavi dormendo?
:- Si, in effetti.
:- Scusa, non volevo svegliarti.
:- Non importa, tranquilla. Tu che fai?
:- Sto andando a casa di Martina. Come stai?
:- Sto bene, sto bene.
:- Sicuro? Lo sai che puoi dirmi tutto,anzi devi.
:- Sentire la tua voce e il tuo interesse mi fa stare già bene.
:- Che scemo che sei.
:- Già. Comunque, questa è l'ultima sera che passiamo insieme.
:- Vabe, domani parti per Bologna. Poi ci vediamo quando torni.
:- Non smetterò di messaggiarti un attimo.
:- È la seconda trasferta, stai tranquillo. Non posso abbandonare il mio guerriero.
:- Bene, meglio. Sei arrivata?
:- Non ancora, lo so che non vuoi sentirmi ma devi sopportarmi.
:- Ahahah, scema... Comunque, scusa per prima. E grazie davvero.
:- Non devi ringraziarmi!
:- Devo, lo sai come sono fatto.
:- Un piccolo modo per sdebitarmi.
:- Non devi sdebitarti di nulla.
:- Bugiardo. Ora sono arrivata, ci sentiamo più tardi. Ciao!
:- Ok, ci sentiamo dopo. Scrivimi per qualsiasi cosa.
:- Tranquillo Calleti.
:- A dopo bellissima.
..
Busso al campanello. Faceva strano. A pensare che fino ad un anno fa immaginavo solo tutto questo, ora mi ritrovo ad essere in questo ambiente, ed avere appena consolato José Callejòn. Non male, la mia vita a volte sapeva sorprendermi.
Mi apre Martina, con in braccio la piccola Melissa.
:- Entra, sono un attimo nel pallone perché sto preparando i bambini. Marek è appena sceso. Puoi reggere Melissa?
Mi consegna la bambina, poi corre in camera a preparare il borsone dei piccoli.
Menomale che la bambina Non piangeva o cose simili, era calma. L'accarezzo dolcemente, la sua testa piccola appoggiata alla mia spalla.
Mi piaceva questa sensazione. Come se per un attimo io la stessi proteggendo.
Chissà com'era essere madre.
Bussa alla porta Marek, Martina mi ordina di aprire.
Rimane sorpreso quando mi vede, poi sorride.
Ci salutiamo, poi prende sua figlia in braccio, coccolandola.
Martina torna, trascinando le due pesti. Appena mi vedono, mi arrivano addosso.
Mi piego sulle ginocchia, lasciandomi ai loro abbracci e baci sulla guancia.
In fondo, non ero così male come Mamma!
Lucas torna dalla mamma, Christian mi prende la mano e insieme ci avviamo verso l'auto. Mi parla di quello che aveva imparato a fare con il suo Mister. Era molto ambizioso.
:- Spero di essere come papà.
:- Lo sarete sicuramente, tu e Lucas.
:- Così poi divento il Capitano del Napoli!
:- Certo!
Gli sorrido, e gli prendo il naso.
Poi mi viene una piccola idea stupida, un pensiero.
Come sarebbe stato se nel Napoli, tra dieci anni, giocassero tutti i figli. Christian Hamsik capitano, Romeo Albiol in difesa, Carmine Insigne ala.
E poi, un Piccolo Callejòn che corre come una scheggia.
Chissà come sarebbe stato il suo di bambino. E chissà chi sarebbe stata la madre ...
Più tardi, siamo già nel campetto.
Marek si intrattiene con lo staff del posto, io e Martina guardiamo i bambini allenarsi. Nel frattempo, scambiamo qualche chiacchiera da buone amiche.
:- Allora, che mi racconti?
:- Solito. Lavoro, casa, si esce. Poi lavoro, casa e svago. Insomma, nulla di che.
:- Ma ho saputo che con Callejòn...
:- Non è successo niente.
:- Si, lo so. Siete molto legati?
:- Si, ci siamo legati davvero tanto. Pensa che prima sono andata a casa sua.
Poi penso. Cazzo, non dovevo dirlo.
:- A fare cosa?
:- Una piccola discussione. Sono andata da lui e abbiamo chiarito.
:- Lui è un tipo che può piacerti?
:- Credo di sì. È carino, dolce, simpatico ..
:- E? Continua.
:- Bravo, di compagnia, e cose così.
:- Capisco .. Però siete carini insieme.
:- Non sei la prima che me lo dice.
:- Evidentemente in tanti abbiamo notato che siete davvero perfetti.
:- Beh, perfetti mo, è esagerato.
:- Perché?
:- Ci vado piano con queste cose. È pur sempre un calciatore, non so che interessi possa avere e poi non mi piace fare castelli in aria.
:- Ascoltami, conosco José da tempo e non è davvero il tipo che fa lo scemo con le altre. È serio, educato. Poi credo che tu possa piacergli davvero.
Non capisco perché tu sia così frenata.
:- Non mi piace buttarmi così, a capofitto...
:- No, non dico di buttarsi. Ma essere un Po' più sciolta. Stai sempre sulle tue.
:- Lo so, ultimamente Non ho passato un bel periodo.
:- Immagino. Ti va di parlarne?
:- È una storia davvero brutta ... Non vorrei piangere davanti ai bambini.
:- Uh, ma lasciali perdere. Si stanno allenando e sono davvero contenti. Se hai bisogno, parla. Non puoi tenere tutto dentro.
:- No, questo no.
:- Almeno dimmi qualcosa di te. Qualcosa che ti fa star male, qualcosa che centra con quei cerotti.
Abbasso lo sguardo, poi lo rialzo guardando oltre la ringhiera.
:- Piangi quanto vuoi.
Mi consiglia.
Non sapevo cosa dirle.
:- Non so da dove partire, non ne ho mai parlato con nessuno. ..
:- Cosa riguarda?
:- Una storia, precedente.
:- Senti, non voglio costringerti. Voglio solo che tu ti fidi di noi e sappi che su me e Marek puoi contare.
:- Lo so, solo che è una situazione un Po' strana, difficile. Certo, le altre si sarebbero buttate già nelle braccia di José in un attimo. Io però, avendo avuto dei trascorsi un po' problematici, non riesco a fidarmi di nessuno, specialmente degli uomini.
:- Qualcosa del tuo passato, o del tuo ex?
:- Ehm..si.
:- Che tipo era?
:- Violento.
Mi scende la prima lacrima, Martina mi stringe la mano.
:- Ok, basta così. Ho già capito tutto, non ne parliamo ancora.
:- Grazie, meglio. Non dirlo a nessuno.
:- Stai tranquilla, non lo dirò davvero a nessuno.
L'allenamento finisce circa due ore dopo. Mi accompagnano a casa.
:- Ci vediamo stasera.
:- Ok, grazie, a dopo.
Erano le sette. Prima di andarmi a preparare, mi butto sul divano. Prendo il cellulare, e scrivo a José.
:- Signorino, come stai?
:- Oi, sto bene. Tu? Che avete fatto oggi?
:- Io sto bene, grazie. Comunque nulla, abbiamo guardato i Bambini giocare. Tu che hai fatto?
:- Nulla, ho pranzato poi sono andato a correre un Po'.
:- Ci dobbiamo andare insieme.
:- Lo so, ma avevo voglia di stare un po' solo e rilassarmi.
:- Certo, certo. Ti sei preparato?
:- Non ancora, ci manca un'ora quasi.
:- Io tra poco vado a farmi la doccia. E niente, volevo solo sapere che fine avevi fatto.
:- Brava bambina.
:- Non sono una bambina!
:- Sei più piccola di me, quindi si.
:- Di due anni. Ah, ma tu tra nove giorni fai il compleanno.
:- Si, me lo ricordo.
:- Che farai?
:- Non so, non ho molta idea.
:- Come no! 30 anni!
:- Mi sto facendo vecchio. E tu sei ancora piccolina.
:- Penseremo insieme a qualcosa da fare, mi piace organizzare feste. E poi non sono così piccola.
:- Sisisisi.
:- "Gigante" Vado a lavarmi. Ci vediamo tra un po'.
:- Va bene piccolina, a dopo.
Gli faccio una faccina intenerita.
:- Posso chiamarti così?
:- Si, certo.
:- Finalmente ho trovato il tuo soprannome.
:- Semmai ti sentisse qualcuno che mi chiami così ..
:- Che fa?
:- Boh, nulla. Non lo so.
:- Lo urlo ai quattro venti tutte le volte che mi pare.
:- Lo so, immagino.
:- Bene, dovresti aver paura di me.
:- Spero davvero di non dover aver paura di te.
:- Ei, scherzavo. Mi riferivo solo a quel messaggio, non devi avere paura di me.
:- Si, lo so, scusa.
:- Non preoccuparti, ora vai che si fa tardi. A dopo piccolina.
:- A dopo Calleti.
..
Poi José.
Il fatto che già potessi chiamarla Piccolina, avevo il cuore che batteva all'impazzata. Mi piaceva chiamarla così, e l'avrei chiamata così tante volte. Non vedevo l'ora di vederla, anche per scusarmi con il caos di oggi pomeriggio. Vado a prepararmi, mi faccio la doccia e mi vesto. Maglione nero e ciuffo al solito posto. Speriamo bene, anche per stasera.
Scendo di casa, c'era un Po' di traffico. Le scrivo, per avvertirla che forse avrei tardato di qualche minuto. Quando arrivo sotto casa sua, lei era già li. Aspettava, con il cellulare in Mano. Le parcheggio davanti, guarda al finestrino e mi riconosce.
..
:- Buonasera signorino.
:- Ciao piccolina. Mi da un bacio sulla guancia, e ricambio il gesto.
Guida, nel Frattempo gli prendo il cellulare.
:- Posso?
:- Dipende. Purché non leggi le mie chat, Si.
:- Che nascondi? Gli faccio una faccia maliziosa, ma non avevo interesse nel guardare.
:- Segreti. Mi Guarda con l'occhiolino.
:- No, ma non devo leggere. Voglio solo modificare come mi hai memorizzato sul cellulare.
:- Ah, va bene.
Vado nella rubrica, trovo il mio nome. Era memorizzato con Chiara, e un cuore.
Cancello, scrivo "Piccolina" con un cuore giallo.
Boh, mi piaceva il giallo.
Salvo, e vado su instagram. Nel frattempo che guida, faccio una storia. Ci scambiamo una foto anche se lui guarda la strada, poi la modifico aggiungendo "Sorridi" e faccine divertite.
Spengo il display, poi si illumina con una risposta della storia.
Alessia91 : Ma se sta guidando ...
Ma che stupida. Ironia, Si chiama ironia.
Commento col mio cellulare.
@Alessia91 : Non dirmi, non lo sapevo. Si chiama Ironia, sai?
Non risponde più.
I fatti suoi questa, mai.
Dopo una mezz'oretta arriviamo in questo locale grande, a Posillipo.
Niente male. Aspettiamo gli altri, nel frattempo che salutiamo i presenti Hamsik e Albiol. I signori Mertens Non sarebbero venuti, per un disguido all'ultimo minuto. Abbraccio Alicia e Martina, poi ci isoliamo mentre i maschi discutono di partite.
Alicia riprende il discorso.
:- Oi, domani sera che i ragazzi Non ci sono, vieni a casa mia. Anzi, venite.
:- Che facciamo? Risponde Martina.
:- Siamo noi tre. Yolanda già ha detto che non può venire, e con Kat Non ho molta confidenza.
:- Mangiamo insieme? Intervengo.
:- Si, possiamo cucinare e mangiare insieme, poi possiamo farci un giro. Insomma, quello che volete.
:- Per me va bene. Martina, senza pensarci due volte.
:- Ma si, dai.
Ci saremmo accordate domani per l'appuntamento. Mi piaceva però, erano davvero due buone amiche. Anzi, mi convinsi che avrei dovuto iniziare ad essere più gentile, garbata, e che dovevo fidarmi. "Stai sempre sulle tue" mi aveva detto Martina, e non aveva tutti i torti.
Magari avrei iniziato a parlare davvero, di quel magone che mi porto dentro.
Cambiamo discorso. Alicia mi parla a proposito dell'abbigliamento.
:- Che avete indossato voi?
:- Nulla di che. Riprendo.
Poi se ne esce Martina.
:- Niente cerotti? Con un occhiolino.
:- Ma in effetti, perché tutto quello? Alicia mi guarda, curiosa.
:- Ora non voglio parlare di quella storia, però domani sera vi racconterò tutto.
:- Dici sul serio? Erano impazienti.
:- Però qua lo Dico e qua rimane. Non lo deve sapere nessuno.
Giurano che non l'avrebbero detto neanche ai loro mariti.
Entriamo dentro, era arrivato anche Pepe.
Ci sediamo, poi arriva il cameriere.
Aspettiamo che arriva la nostra cena, e scambiamo due chiacchiere tutti insieme.
..
Passiamo una bella serata.
Ci salutiamo, José mi porta a casa.
Quando parcheggia sotto casa, spegne il motore.
:- Senti, volevo parlarti di quello che è successo oggi. Riprende.
:- Ma perché, ch'è successo oggi?
Mi sorride, capisce che non avevamo nulla di cui parlare, perché io l'avevo perdonato per quella sfuriata.
Lo saluto, ci diamo un bacio sulla guancia. Scendo dall'auto.
..
Una volta nel letto, mi arriva un messaggio.
:- Ti sei autonominata così.
:- Ti piace?
:- Certo, è carino. Anche il cuore giallo.
:- Si, mi piace molto.
:- Hai sonno?
:- Un po', ma non molto. Tu?
:- Ho dormito oggi, quindi no.
:- Siamo in due.
:- Sai che oggi ti ho sognato?
:- Che cosa facevo?
:- Camminavamo insieme, era buio però. Poi Non lo so, forse tu scappavi.
:- Perché?
:- Sei strana, perciò.
:- Eddai!
:- Scherzo, eri bella. Peccato che era al buio.
:- Ahahha, fa niente.
:- Domani mattina ti fa di fare colazione insieme?
:- Va bene. Passo io?
:- AHAHAHAHA.
:- Idiota, per forza. Il pomeriggio devi partire.
:- Ah già, è vero. Allora si, per la prima volta puoi passare tu.
:- Perfetto, ci vediamo alle otto e mezza sotto casa tua.
:- Ok, voglio vedere dove mi porti.
:- Amico, ce l'ho il posto.
:- Brava.
:- Non aspettarti nulla di che, lo sai che non conosco chissà quali posti del tuo stile.
:- Non preoccuparti, a me va bene tutto. BASTA CHE STO CON TE.
:- José ...
:- Che c'è?
:- Sei il ragazzo più dolce che esista.
:- Grazie, lo sei anche tu.
:- Non tanto, non come te, e lo sai.
:- Sei più chiusa di me, è vero. Però piano piano ti stai aprendo.
:- Sai, domani racconterò ad Alicia e Martina la verità, di me.
:- Davvero?
:- Si, mi sento che devo farlo.
:- Sei bravissima, sono fiero di te.
:- Grazie.. grazie, anche a te.
:- Non devi ringraziarmi di nulla.
:- Ti voglio bene. Tanto.
:- Anche io, piccolina.
:- Ora vado a dormire, ci vediamo domani mattina.
:- Va bene, a domani.
:- Sognami!
:- Così mi sveglio col sorriso.
Gli invio il cuore rosso, che si ingrandisce. Poi spengo il cellulare e vado a dormire.
Volevo davvero bene a quel ragazzo li.
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Sei tu il mio Re, io la tua Regina. ||José Callejón||
FanfictionIntro. La mia seconda storia verte su Chiara, alle prese col nuovo lavoro da fisioterapista nella società partenopea. Non è la classica ragazza che si lascia convincere al primo appuntamento, alle prime smancerie. La storia precedente è finita m...