Circa tre ore dopo torniamo a casa, a casa nostra. Perlomeno, sua. Io mi sentivo ancora un po' ospite. Camminiamo per le scale con le mani incrociate. Non c'era nessuno, solo silenzio. Apre la porta, io accendo le luci. Chiude la porta a chiave, e le lascia sul mobile. Io vado in bagno, un pò correndo, avevo necessità. Quando sono di fronte allo specchio per sciacquarmi le mani, mi accorgo della maglia. La guardo, un pò strana. Aveva una macchia. Faccio per scoprire, che la fasciatura che finalmente avevo deciso di indossare, s'era impregnata di sangue. Non me ne ero accorta, non faceva male. Però fuoriusciva un pò di sangue, non eccessivo, ma sufficiente per farmi andare nel pallone più totale. Tolgo la fascia, apro la fontana e provo a buttare quanta più acqua possibile. Il lavello era completamente rosso.
:- Non metterci molto! Sento Josè che picchietta alla porta, ridendo.
:- No, no. Dico, per non farlo preoccupare e soprattutto entrare.
Dieci minuti dopo, non ero ancora uscita dal bagno. Il sangue usciva sempre meno, ma non avevo una benda pronta all'uso; sarei dovuta uscire dal bagno, sotto gli occhi di Josè ch'era sicuramente fuori dalla porta.
:- Tutto bene? Mi chiede, un pò serio.
:- Si, si.
Panico. Mi abbasso la maglia, provo a pulire il lavello anche se qualche chiazza non era ancora andata via. Apro la porta, lui mi stava aspettando. Stava per prendermi per i fianchi e baciarmi contro il muro, che riesco a svignarmela.
:- Dove vai?
:- Aspetta, torno subito.
Mi guarda incredulo, poi va in bagno. Io, nella mia stanza, metto sotto sopra la valigia per cercare una benda pulita. Cazzo. Non le trovo, non ne avevo più. Ne avevo una sola, che forse avevo dimenticato a casa. Ora ero senza cerotti, senza fasciatura, e col pericolo che quella ferita potesse aprirsi da un momento all'altro. Momento più inopportuno: Josè si presenta sull'uscio della porta. Io ero girata di spalle, ma mi accorgo della sua presenza.
:- Amore, stai bene?
:- Si, si.
Si avvicina, per abbracciarmi da dietro. Io abbasso velocemente la maglia.
:- Che succede?!
Onde evitare uno spiacevole litigio, mi stacco da lui, mi giro.
:- Josè, è successo un casino.
:- Cosa?!
Mi alzo la maglia, nota la ferita ancora umida di acqua ossigenata.
:- Ch'è successo?
:- Non lo so, sono andata in bagno e l'ho trovata così. Rispondo, guardando in basso.
:- Ti fa male?
:- No.
:- Sicura? Ti porto in ospedale, se serve.
:- No, no, tranquillo. Sono solo preoccupata che stanotte, dormendo, possa riaprirsi di nuovo.
:- Cosa possiamo fare per evitarlo?
:- Non ne ho la più pallida idea.
:- Amore ma andiamo in ospedale. Sicuramente sapranno darci una mano.
:- No, no, non succederà niente.
:- Sicuro?
:- Si.
:- Allora, visto che le cose stanno così..te le faccio io le coccole stasera.
:- Davvero amore? Gli dico, alzandomi sulle punte e mettendo le braccia dietro il suo collo.
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Sei tu il mio Re, io la tua Regina. ||José Callejón||
FanfictionIntro. La mia seconda storia verte su Chiara, alle prese col nuovo lavoro da fisioterapista nella società partenopea. Non è la classica ragazza che si lascia convincere al primo appuntamento, alle prime smancerie. La storia precedente è finita m...