"Ci sono io"

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Pov Josè.

Mi giro nel letto dieci volte, da un lato e poi dall'altro. Non riuscivo a dormire, sapendo tutto quello che aveva appena subito. Sarei andato in quella stanza solo per accarezzarle i capelli, guardarla addormentarsi e coccolarla. In più, il solo pensiero che Domenico avesse potuto trattarla in questo modo, mi mandava fuori di me. Come s'era permesso, solo io posso fare questo! Quando mi ha dato i baci sul collo, giuro su Dio che stavo per impazzire. Mi piacevano, eccome. Mi sentivo bene, strano, molto frenato. L'avrei baciata, stretta. Incastrare quelle labbra, morderle e baciarle di nuovo. Mi faceva impazzire sempre più. Tuttavia, d'ora in poi mi ero ripromesso che non le avrei costretto a far nulla. Non l'avrei baciata, o messa alla prova. Chiara avrebbe avuto tutto il tempo a disposizione. L'unica cosa che le avrei pregato, forse, era quella di non andare mai via. Non tornare dai suoi. L'idea che lei non potesse esserci, che non potessi vederla con la solita quotidianità di sempre, e magari un giorno si e l'altro no, mi faceva paura. Ero innamorato, e volevo stare con lei. Nient'altro.

..

Notte fonda. Mi ero svegliato, avevo l'esigenza di andare da lei. Volevo vedere se stesse dormendo, se fosse sveglia, se stava piangendo o che. Mi alzo, la porta era aperta. Era lì che dormiva, con la mano che reggeva il viso e il braccio sulla pancia. I suoi occhi chiusi, la rendevano dolcissima. Il collo era scoperto: la luce che proveniva dalla finestra evidenziava il taglio che aveva. Quello che avrei riempito di baci, se solo avessi potuto. Rimango sull'uscio della porta a guardarla. Ero sorridente, mi piaceva ancor più. Provo a fare qualche passo, senza farmi sentire. Lei però, forse fingeva di dormire. Mi parla, ancor con gli occhi chiusi.

:- Tanto lo so che stai qui, entra.

Sorrido imbarazzato. Accende il lumetto sul comodino, e apre gli occhi.

:- Non dormi?

:- No, non ho molto sonno. Tu?

:- Penso a tutto quello ch'è successo, non riesco a dormire tranquillamente.

Le accarezzo i capelli, e il viso. Lei mi sorride, sembra non aver paura di me. Si alza, poggiando la schiena sul cuscino. Mi fa cenno di avvicinarmi a lei. Si stacca dalla spalliera, e si mette sulla coperta. Eravamo molto vicini. Quasi come se i nostri petti potessero combaciare perfettamente.

:- Sei stato molto carino oggi.

:- Grazie, di nulla.

:- Davvero, tu sei la persona più bella che ci sia. Mi dispiace non saperti trattare come meriti.

:- Non devi preoccuparti, a me non importa. Tu devi stare calma, e basta.

Sfiora le labbra con le dita. Poi mi da un bacio sulla guancia. La guardo negli occhi, sorridendo. Stavolta era lei che mi stava imbarazzando. Non faccio niente, rimango fermo. Quando riporta il capo di fronte al mio, mi sussurra qualcosa.

:- Che provi per me, Josè?

:- Vuoi la verità?

:- Si.

:- Sono innamorato di te.

:- Dici davvero?

:- Si, non faccio che pensare a te. Mi rendi felice, mi fai stare bene. Mi piaci alla follia.

Afferra il mio viso, e mi bacia. Si stacca, poi mi da piccoli baci sul collo. Io completamente in ecstasy, ma lasciamo perdere i dettagli. Dal collo sale di nuovo su, verso il mento e poi di nuovo le labbra. Le sue braccia erano intorno al collo, dietro la testa. Mi stava tirando verso di se, come se dovessi finir su di lei. Appoggia di nuovo la testa sul cuscino, io continuo a baciarla. Avverto le sue mani sotto la mia maglia. Mi accarezzava i fianchi e la pancia. Io le mordevo la lingua, le baciavo il collo e il petto scendendo sempre più giù, all'altezza dell'ombelico.

Sei tu il mio Re, io la tua Regina. ||José Callejón||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora