Finale.

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La mattina dopo, José decide di portarmi nella Spa di un centro benessere nei dintorni. Conoscevo il posto, ma non come si svolgesse tutto. Chi c'era mai andato in un Spa.
E se quello era il regalo di José, oggi pomeriggio, mentre lui avrebbe accompagnato all'ultimo minuto Pepe in un centro da inaugurare (l'avevamo saputo stamattina) io sarei andata con Alicia a farmi fare il tatuaggio tanto atteso, che ovviamente, sarebbe stato dedicato a lui. Metto nello zaino delle cose alla rinfusa. Indosso già il costume, con dei jeans e una maglia sopra.
:- Il costume nero, santo cielo.
José sembra predicare dall'altro capo del letto, mentre io ero in piedi davanti allo specchio a guardarmi.
:- Che c'è che non va? Mi giro perplessa, non credo mi stesse tanto male.
:- Non ci riesco a guardarti così.
:- Si può sapere che cosa non va?
:- Mi fai salire una voglia ... È stupendo.
Gli lancio il cuscino contro, ridendo.
:- Tu sei fuori di testa.
Si alza, avvicinandosi e abbracciandomi da dietro.
:- Tu che costume indossi?
:- Non so, ora vedo. Scegli tu, dai.
Mi mostra lo scatolone con una quantità immane di costumi, di ogni colore. Scelgo quello a pantaloncino, nero come il mio.
:- Questo mi piace di più.
:- Va bene.
Stava per spogliarsi dinanzi a me, quando mi affretto a cambiare stanza.
:- Dove vai?
:- Ehm, in bagno, torno subito.
:- Mah, ok.
Mi vergognavo un Po' a vederlo senza vestiti davanti a me. Era passato solo un giorno, quasi due, dalla nostra prima volta. Torno in camera, lo trovo ancora con il costume, senza maglia.
:- Ti vuoi muovere ch'è tardi? Gli dico, picchiettando sull'orologio.
:- Vieni qua, scema.
Mi prende le mani, baciandole.
:- Non vedo l'ora di stare in piscina con te.
:- Se ti sbrighi, ci andiamo.
:- Come sei precisa.
:- Amo la puntualità.
:- Si, lo so. Hai sentito i tuoi, per caso?
:- No. Ma oggi non ci sono per nessuno.
:- Ah, meglio.
:- A che ora devi andare con Pepe?
:- Verso le sei.
:- Perfetto.
:- Tu che farai?
:- Boh, vado a casa di Amadou, poi si vede.
Sbarra gli occhi, l'aveva stupito il mio modo freddo e quasi serio di dirlo.
:- Cosa?
:- Ma va scemo, esco con Alicia.
Inizia a baciarmi passionalmente, sentivo le sue mani scendere dalle spalle verso giù. Indietreggio, finendo sul letto, lui su di me. Si solleva leggermente, guardandomi negli occhi.
:- Che stai facendo? Gli chiedo, un po' imbarazzata.
:- Secondo te?
:- Non credi ci sia poco tempo per farlo?
:- Scema, non mi riferivo a quello.
:- Ops.
Sbianco totale, riprendo.
:- Cosa ne so a che pensi, tu sei pazzo.
:- Io?
Mi fa il solletico ovunque, sbaciucchiandomi.
:- Fermati scemo.
:- No, mi hai chiamato pazzo, e i pazzi non si fermano.
:- Ma tu mi sa che ti fermi.
:- Amore.
Mi da dei baci caldi sul petto, non so cosa stessi provando ma mi piacevano. Si solleva da me con sguardo fiero.
Poco dopo, siamo in auto, dirigendoci verso il centro benessere di lusso, dove stava per portarmi. Non vedevo l'ora, ero molto contenta di andare e rilassarmi un po'. Guardando fuori al finestrino, penso poi a quando avrei portato i miei bambini piccoli, che avrebbero nuotato e giocato in acqua con noi. Si, sarebbe stata una bella esperienza, che a volte non vedevo l'ora di vivere.
:- Amore, ci pensi a quando porteremo qui i nostri bambini?
:- Ehm, si. Non ci stavo pensando, però sarà magnifico.
:- Secondo te avremo prima un maschio o una femmina?
:- Chiá, oggi Non so dirti. Sorride imbarazzato.
:- Dai, secondo te?
:- Secondo me una femmina.
:- Così poi diventa la piccola di casa.
:- Tu rimarrai sempre la mia piccola. E ci sarà anche lei, ovviamente.
:- Scemo. Gli accarezzo la guancia mentre guida. Sorride compiaciuto.
Parcheggia fuori al centro, mi accompagna dentro stringendomi la mano. La dipendente ci sorride, penso più sorridesse per la sua presenza, che la mia.
Era una donna di media altezza, con gli occhi castani e i capelli neri. Si era messa una camicia che lasciava intravedere la sua quarta di seno. Dire che volevo picchiarla è poco, ma va bene, tanto l'uomo che le piace progetta di aver bambini con me, quindi.
:- Buongiorno signori! Io sono Gabriella e sono a vostra completa disposizione!
Ci porge la mano, la stringo con un sorriso apparentemente bello, ma finto.
José fa lo stesso, sistemando gli occhiali da sole Fra i capelli. Ci accoglie poi la direttrice dell'intero locale, una donna anziana e bionda. Aveva un faccino molto allegro, mi tranquillizzava. Specialmente la sua età. Ci consegna le chiavi delle nostre stanze, quelle che avremmo potuto frequentare senza problemi e senza essere disturbati. Le prende José, io continuo a guardare con la coda dell'occhio Gabriella, che non toglie lo sguardo da José. Certo, era un bellissimo ragazzo ed è un calciatore del Napoli, ma José era mio. Non ci voleva tanto a capirlo, visto che eravamo con le mani incrociate.
Ad ogni modo, io e lui ci rechiamo verso lo spogliatoio. C'eravamo solo noi, come s'era previsto.
:- Che silenzio qua. Dico, guardandomi intorno.
:- Te l'avevo detto che non ci sarebbe venuto nessuno.
:- Mh, voglio vedere.
C'erano già degli accappatoi bianchi in seta da indossare. Sistemiamo i cellulari e chiavi negli armadietti, ci spogliamo e prendiamo il necessario.
Mano a mano lungo il corridoio, pronti per la prima sala. Saremmo entrati in una piscina, con acqua tiepida. Una stanza piccola, aperta verso l'alto seppur coperta da un leggero telo trasparente. Oggi c'era un bellissimo clima, e la stanza era soleggiata. Sembrava di stare in una grotta a cielo aperto. Mando avanti José a tastare l'acqua, non mi fidavo.
:- È calda o fredda?
Mette la mano in acqua, poi si alza in piedi nuovamente.
:- Tiepida.
:- Guai a te se non è così. Dico, minacciandolo.
Percorriamo le cinque scale che ci portano in acqua, tenevo la mano di José. Alla fine l'acqua non era molto fredda, Aveva ragione. Lui si tuffa, riemerge con il ciuffo completamente scompigliato. Io ero rimasta sul secondo gradino, l'acqua arrivava all'altezza del basso ventre.
:- Non vieni? Domanda, allungando le mani.
:- Ho i miei tempi, con calma.
:- Se non entri in un minuto ti vengo a prendere io.
:- Provaci.
:- Non sfidarmi.
Le mani erano già sul filo dell'acqua, pronte a schizzarmi.
:- Se mi schizzi ti annego.
Provo a guardarlo con sguardo serio, anche se scappava ad entrambi una risata.
Non se lo fa ripetere ancora, che inizia a schizzare quanta più acqua possibile. Quasi fosse un maremoto.
Per sfuggirne, anche se oramai ero completamente bagnata fradicia, mi tuffo anche io. I capelli sciolti lungo le spalle, iniziano a gocciolare freneticamente. Eravamo in piedi, l'acqua arrivava all'altezza del petto di entrambi.
:- Quale sarebbe la mia punizione?
Mi guarda negli occhi, nel frattempo che le sue mani si avvicinano alle mie.
:- Ci devo pensare.
:- Dai, sto aspettando.
:- Visto che mi hai schizzato, e oggi te la svigni da me, stasera devi riempirmi di coccole.
:- Mi piace  questa punizione.
:- Pensaci bene, perché non mi accontento facilmente.
:- Farò tutto quello che vuoi.
:- Mh, ora te la cavi così.
Faccio una smorfia, poi mi rilasso con qualche nuotata per arrivare dall'altro capo della piscina. Lui ritorna sott'acqua per aggiustare il ciuffo, portandolo poi sulla destra come suo solito. Poi si avvicina, mettendosi davanti a me. Mi bacia il collo. Sentivo le sue labbra calde e umide. Sembravo svenire, non capivo più niente.
:- Amore..
:- Che c'è?
:- No, niente, è che mi piace.
:- Quanto?
Porta la sua fronte sulla mia. Voleva glielo dicessi guardandolo negli occhi, quanto fossi innamorata anche delle sue piccole attenzioni.
:- Molto.
Mi da un bacio con la lingua, mordendo entrambe le labbra. Mi aveva alzato di qualche centimetro, io mi ero aggrappata a lui mettendo le braccia intorno al suo collo. Le sue mani erano sul fondoschiena, e poi sulle cosce. Ci baciamo, una, due volte. Non c'era nessuno, eravamo soli. Il silenzio, la stanza calda, e lui. Non so cosa c'era di più bello. Dieci minuti dopo, ci stacchiamo del tutto, rilassandoci con qualche nuotata. Poi si ferma, tirandomi verso di se.
:- Che c'è?
:- Al mio tre, andiamo sott'acqua e ci baciamo.
:- Si, così mi soffoco.
Ma non ci pensa due volte, ancora. Mi bacia, poi mi tira giù e continuiamo a farlo. Riemergo, tirandogli un piccolo schiaffo sul petto.
:- È entrata tutta l'acqua nel naso!
Ride compiaciuto, facendomi le smorfie.
:- Ti picchierei quando fai così.
Riprendo mentre continuo ad asciugare gli occhi, e provare a togliere l'acqua entrata persino nelle orecchie. Caccia la lingua, indietreggiando. Non resisto, che mi fiondo su di lui mordendola.
:- Ahi!
:- Così ti impari. Si avvicina, io cammino verso il muretto. Lui mi cinge la pancia da dietro, mi abbraccia, mi morde il collo.
:- Così capiranno che sei mia.
Disse, compiaciuto del piccolo segno che aveva lasciato.
:- Dai, l'ennesimo segno. Lo guardo allo specchio che c'era di fronte a noi, cercando di capire quanto fosse grande. Rimane sorpreso, e un po' desolato.
:- Scusami, non pensavo ti desse fastidio.
:- Non importa.
:- Non è molto grande..
:- Lo so, lo vedo.
:- Ti da fastidio se rimangono i segni?
:- Più che altro sembra che sono andata in guerra.
Sorride, accarezzando il segno che aveva lasciato.
:- Mi dispiace.
:- Non fa niente. Non è il primo!
:- Lo so, però. Se me l'avessi detto prima non l'avrei fatto.
:- Non preoccuparti, tanto lo so che l'hai fatto perché mi ami, e non per farmi male.
Sorride, baciando teneramente il segno. Con le labbra intorno al collo, continua a chiedermi scusa.
:- Stasera mi devi il doppio delle coccole.
Riprendo, per non farlo sentire a disagio. Alla fine non aveva fatto niente di male, anche se un altro segno un po' mi infastidiva.
:- Te le farò, giuro.
:- Va bene.
Mi stacco da lui, continuando a nuotare un po' da sola. Lui si appoggia al muro, mi guarda sorridente. Quando riemergo dall'acqua, mi porge un cocktail della casa. Era circa un Aperol Spritz, o una roba simile.
:- Non mi va ora. Gli dico, rifiutando. In effetti, alle undici di mattina, non mi andava di prendere bevande simili.
:- Perché?
:- Ho bevuto il latte prima, ora non ho voglia di bere alcolici.
:- Ehm..come vuoi. Lo sorseggia lui, lasciandolo poi sul vassoio. Cinque minuti dopo, riprende.
:- Ti va di cambiare stanza?
:- Ok.
Esce dall'acqua, indossa l'accappatoio che poi mi aiuta ad infilare. José mi trattava davvero bene, specialmente ora che mi aveva infastidito con quel segno sul collo. Mi faceva tenerezza, sapevo che si sentiva a disagio quando sbagliava e voleva rimediare.
Mi stringe la mano, accompagnandomi poi in una sala dove facevamo massaggi. Li per li non avevo pensato, ma poi realizzo che dovevo togliere l'accappatoio e rimanere in costume davanti ad una massaggiatrice. E se il segno mi infastidiva, l'idea del massaggio mi mandava un po' in bestia.
:- José.. Ma devo spogliarmi.
:- Eh, si.
:- Cazzo. Sussurro, senza farmi sentire.
:- Amore, devi stare tranquilla.
:- La fai sempre facile tu.
:- Conosco questo staff, è davvero cortese. Fidati di me.
:- Si, ma mi sento a disagio.
:- Lo so..però ora siamo qui. Ti prego, fallo per me. Poi se non vuoi davvero andiamo, però provaci.
Mi guarda con gli occhi da cerbiatto. Provo a fidarmi. Entriamo in stanza, c'erano due donne che mi guardano sorridenti. Anche se non nego che mi veniva da piangere per quanto fossi tesa, cerco di mascherare tutto. Come ho sempre fatto.
José mi presenta alle due Signore, di circa cinquant'anni a testa. Si chiamano.. boh, veramente non lo so come si chiamano. Non ho prestato attenzione, in mente pensavo solo a quando avrei dovuto togliere l'indumento. A me tocca la signora con i capelli rossi, occhiali e lentiggini.
Nel momento in cui mi spoglio, giuro che forse stavo provando la vergogna più grande della terra. José continua a sorridermi, la mia massaggiatrice mi squadra dalla testa ai piedi. Guardo in alto, cercando di mantenere quella lacrima dall'occhio sinistro che stava già per scendere.
La signora mi sorride.
:- Mh, nonostante qualche cicatrice, sei una bellissima ragazza. Te la sei scelta bene, José!
Sorrido, anche se so che non è vero. L'altra donna annuisce, José riprende fiero.
:- Sono più che soddisfatto della mia scelta.
Mi distendo sul letto, la donna avrebbe massaggiato prima la schiena, poi la pancia. José e io ci poggiamo sul cuscino, guardandoci negli occhi. Chissà se aveva capito che nei miei c'era qualcosa che non andava. Mi guardava, ma non so se mi guardava con i suoi veri occhi. Quelli che riescono a trovare anche la cosa più piccola che in me non va.
Circondo la testa con le braccia, non avevo intenzione di vedere nessuno. Pensavo, credevo, che quella gita nella Spa non era una buona idea. Io non avevo accettato il mio corpo, non ancora. Eppure, avevo messo tutto in gioco per lui. Certe volte, José Non poteva capire i miei disagi. Avevano ragione i miei, José Non avrebbe mai potuto conoscere tutte le sfaccettature di me stessa.
Nel frattempo che continuo a pensare, le Signore si allontanano un momento per andare a prendere altre creme. Ci lasciano soli.
:- Oi.
Mi rialzo da quella barricata che con le braccia avevo creato.
:- Che?
:- Mi dici che hai?
:- Niente.
:- Smettila, si vede che non sei come sempre.
:- Lo sai perché sto così.
:- No, non lo so. Voglio che me lo dici altre mille volte.
:- Lo sai che mi sento a disagio.
:- Ancora?
:- Ancora cosa?!
:- Ancora che non riesci a lasciarti andare del tutto e fidarti di me.
:- Te non centri niente. Si da il caso che il problema ce l'ho io, non tu.
:- Si, ma se tu non sei felice non lo sono neanche io.
Tornano quelle due, io mi fiondo nuovamente nel buio, replicando, sottovoce, alla sua ultima frase.
Ma smettila. Pensai.
Dieci minuti dopo, dovevamo girarci dall'altro lato. La parte più bella, guarda.
Mi volto, allungandomi nel verso opposto. José aveva le braccia dietro al collo, guardando me, e in alto. Io fissato il soffitto, cercando di deviare anche lo sguardo della signora.
:- Quanti anni hai? Mi dice, per iniziare un discorso.
:- 27.
:- Lavori?
:- No.
:- Sei di queste parti?
:- Si.
:- Pure napoletana te la sei presa, e bravo a José!
Tutti e tre ridono, io accenno un sorriso a malapena.
:- Vivete insieme?
:- Si.
Quando le mani si avvicinano al fianco, ancor quello malato, toccandolo, stavo per urlare come una dannata. Cosa pensava, che stava modellando l'argilla?!
:- Ahi!
Tutto ciò che dico, che posso dire. Avrei detto di peggio, ma non volevo sembrare così volgare.
:- Ops, scusami, pensavo non facesse male.
Quante ne stavo per dire, stavo per nominare di tutto e di più. José mi guarda, ancor più sconsolato.
:- Fai piano, per l'amore di Dio. le dico, quasi fosse un avvertimento.
:- Va bene.
Massaggia delicatamente. Io guardavo la mia ferita, quello che avevo custodito così segretamente per mesi e che ora usciva fuori.
La signora poi mi da dei consigli su come massaggiare le ferite. Come se non sapessi niente.
:- Allora, quando massaggi in senso orario ..
Lei parlava, io concludevo le frasi.
:- Ma sei bravissima, chi ti ha insegnato tutte queste cose?
:- Le ho imparate io. Sono una fisioterapista.
:- Ah, ecco perché.
Mi sorride compiaciuta, poi inizia a chiedermi che corsi avevo frequentato, quali attestati, e dove avessi lavorato.
:- In uno studio ortopedico.
E che studio del cazzo, pensai.
:- Dove?
:- Dottor Simone de Sanctis.
:- Ah, Simone. Lo conosco bene, oggi ha appuntamento qui.
Sbarro gli occhi, non volevo crederci. José rimane sconcertato.
:- Simone deve venire qui?
:- Si, circa Fra mezz'ora.
Il cuore mi batteva all'impazzata. Mi veniva da piangere, urlare, sfondare queste porte di vetro e scappare via.
Tornare, magari, da mamma e papà. Dai loro caldi abbracci e dalle risate che sapevano strapparmi con la loro stupidità.
La terapia termina dopo poco, io mi affretto per chiedermi con José nella stanza successiva, quella della vasca idromassaggio. Luce soffusa blu, acqua calda piena di bolle.
Io non facevo che pensare a Simone. José l'aveva capito.
Entriamo in acqua, rimanendo in silenzio. Eravamo entrambi seduti sui gradini, con l'acqua che mi arrivava sotto al seno.
:- Amore, ti giuro che non lo sapevo.
Non rispondo. Non sapevo che dire. Non volevo parlare.
:- Lo so che non sta andando niente di come avevamo previsto, mi dispiace da morire. Mi dice, stringendomi le Mani. Io continuo a guardare dritto, all'altro capo della piscina. Questa era molto più grande dell'altra, quasi il doppio.
:- Non andrà mai niente bene, se ci sono io di mezzo.
L'unica cosa che so dire, l'ennesima per denigrarmi.
:- Ti prego, non torniamo sui soliti discorsi. Non convincerti di questo, le cose non vanno bene perché a volte si vede che deve andare così, non di certo per colpa tua.
:- Oh, andiamo. Una ragazza normale non si sarebbe scandalizzata per un segno sul collo, non si sarebbe vergognata e sentita umiliata a morte mentre faceva i massaggi, e non avrebbe problemi a rivedere il suo ex. Ma io non sono normale.
Mi scendono, finalmente, quelle lacrime di tensione, di rabbia, di ansia, che avevo accumulato finora.
Anche se forse l'origine di tutto era partita da un'idea di José, il suo abbraccio riesce a farmi sfogare del tutto. Piango, abbassando il capo, sulla sua spalla. Le sue mani mi accarezzano ovunque.
:- Amore mio non piangere, lo so che sei nervosa, ma devi sorridere. Perché in questa giornata devi rilassarti.
:- Sto per vedere il mio ex che mi violentava, non so se ti rendi conto.
:- Lo so, ma non sei sola. Da fastidio anche a me sapere che qualcuno ha abusato della mia fidanzata, ma ora ci sono io, e lo affrontiamo insieme.
:- Tu non puoi capire ..
Dico, sussurrando, con le mani che mi reggono il viso.
:- Io non posso capire. Ma io non ti lascio sola, questo devi ficcartelo in quella testa vuota che ti ritrovi.
Accenna un sorriso con una smorfia, sorrido anche io.
:- Quanto sei scemo.
Si avvicina, per provare a baciarmi. Forse temeva lo respingessi ora. Ma anche se certe volte mi faceva arrabbiare, sapevo che José era l'uomo che volevo. E non vedevo l'ora di far vedere al mio ex il ragazzo di cui sono innamorata. Mille volte meglio di chi usa solo violenza, quando basterebbe parlare e baciarsi per capire e migliorarsi.
Continuiamo a nuotare, fermandoci appoggiando la testa al bordo piscina.
:- Come stai piccola?
Dice, mettendosi quasi su di me.
:- Diciamo un po' meglio.
:- Diciamo?
:- Eh!
:- Io non vedo l'ora di vedere Simone.
:- Non dire minchiate.
:- Appena lo vedo, gli sorrido. Se ti ferma a parlare, poi.
:- Poi?
:- Parlo io, tu zitta.
:- Sempre se non scappo in bagno a piangere.
:- Così poi ti raggiungo, e facciamo l'amore.
:- Sono seria.
:- Anche io.
Mi accarezza le guance, io gli accarezzo il petto senza neanche rendermi conto. In effetti stavo pensando a Simone, ora.
:- Eddai Chiara, sorridi. Lo so ch'è difficile, ma non riesco a guardarti così.
:- Simone non é stato il solito ex.
:- Lo so, lo odio anche io.
:- Mai quanto me.
:- Ma mi fa schifo solo a sentirlo e guardarlo.
:- Mi ha toccato, capisci? Mi ha violentato, mi ha reso la vita impossibile!
:- Amore mio lo so, lo so che hai passato dei bruttissimi periodi, ma ora devi solo dimenticare. Non è semplice, ma ti ho giurato su Dio che ci sarei riuscito a fartelo dimenticare.
:- Non dimenticherò mai Simone.
:- Devi farlo.
:- Eh..
Mi guarda negli occhi, non so se cosa provasse lui ora. Se fosse fiero, felice, nervoso, arrabbiato, triste, deluso. Non lo so.
Ad ogni modo, si avvicina ancor più, dandomi dei baci sulle guance. Non volevo allontanarlo ne accettare. Ora ero impassibile a tutto.
:- Ti ricordi quando ti ho detto che dovevi baciarmi per farmi capire che a me ci tenevi?
:- Si.
:- Voglio che tu lo faccia ancora.
:- Ma che ..
:- Baciami.
Mi avvicino alle sue labbra. Le incastro, un Po' come ai vecchi tempi. Ci scambiamo un bacio a stampo, che si trasforma in uno con la lingua. Le mani di entrambi accarezzano i petti. Le sue sul mio seno, le mie sui suoi fianchi.
Mi bacia passionalmente, dandomi anche dei baci agli angoli della bocca, che mi facevano impazzire. Lo abbraccio, mentre lui continua a baciarmi e sussurrare che c'era lui con me, e che mi amava.
:- Non so più Cosa pensare. Amore, sono distrutta. Non volevo che la giornata prendesse questa piega, mi dispiace. Ma purtroppo sai come sono fatta.
:- A me piace. Ti sto baciando mentre siamo in acqua, a me diverte. Amore, devi stare tranquilla. Ci sono io, ti difendo io. E se mi gira, io ti spoglio davanti Simone.
:- Tu sei pazzo.
:- Di te.
:- Ehm..
:- Di te, e dei nostri bambini che arriveranno.
:- .. vuoi far ingelosire Simone?
:- Se vuoi, si.
:- Appoggia la mano sui miei fianchi, gli darà fastidio.
:- Come vuoi.
:- E vorrei anche far innervosire la sua futura moglie.
:- Se vuoi ti bacio davanti a loro.
:- No, non saprei cosa fare. In fondo non so se si innervosisce così facilmente quella.
:- Quanto sarebbe bello se ci beccano a fare l'amore.
:- Oh, ma ce l'hai con questa storia! Dico, imbarazzata.
:- Si, perché fare l'amore con te è stupendo. Non faccio che ripensarci.
:- Piace anche a me..
:- Piccola mia, ma quanto sono felice che Simone ti ha lasciato andare.
:- Io lo sono il doppio, guarda.
Ci scambiamo un bacio, poi continuiamo a nuotare.
Scrollo via i brutti pensieri.
Poi decidiamo di uscire dalla stanza, per recarci nella prossima, penultima. Avremmo fatto una sauna, o una cosa simile. Prendiamo gli accappatoi, mano nella Mano.
Pronti a tutto. E ce ne voleva davvero di coraggio, perché, bastò solamente uscire dalla porta, che passano di li proprio loro. Chi mi ha distrutto la vita, e chi l'ha accompagnato.
Quel ragazzo di cui mi ero invaghita e poi pentita.

Sei tu il mio Re, io la tua Regina. ||José Callejón||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora