4. I can help you

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Luciano era un continuo sbuffare dall'inizio dell'ora di alimentazione. Tutti quegli argomenti non erano in grado di catturare la sua attenzione, per questo motivo la dedicò ad altro, ossia a suo padre.
Era ancora sorpreso a causa di tutte le attenzioni che aveva iniziato a dedicargli. Erano trascorsi soltanto due giorni, ma lui non aveva fatto altro che chiamarlo, fissargli appuntamenti in ospedale e infine, con la scusa della tarda ora, lo tratteneva nella sua nuova casa o in qualche pub per mangiare qualcosa insieme. Non era mai capitata una cosa del genere perché, dalla separazione, suo padre era in un certo senso scomparso.

Quello stesso pomeriggio Luciano voleva tornare in ospedale, nonostante fosse il suo giorno libero.
Se quel lavoro rendeva il padre così orgoglioso di lui e, soprattutto, presente nella sua vita, allora sarebbe stato disposto a lavorare anche a Natale!

"Oggi pomeriggio esco con una mia amica, si chiama Greta ed è nostra coetanea. Dice che non sembri affatto male e vorrebbe tanto conoscerti" ripetè per la centesima volta Noemi, straziata dalla distrazione del vicino di banco.

"Mh? Cosa?" domandò Luciano, risvegliandosi dallo stato di trance.

"Ultimamente non mi calcoli più di tanto, ti ho forse fatto qualcosa?".

"No! Ma che vai a pensare?! È il mio volontariato in ospedale: lavoro molto e mi stanco facilmente, lo sai..".

"Cristo! Allora di' a tuo padre di lasciarti in pace! Se non vuoi andarci, non può costringerti!".

"In realtà.. sta cominciando piacermi".

"CHE COSA?!".

"Sì.. in questi giorni sto lavorando con uno psichiatra piuttosto bravo e~" la campanella suonò.

Luciano raccattò tutta la sua roba e si fiondò fuori dall'aula, ansioso di andarsene.

"LUCIANO!!".

"Te lo racconto domani!" esclamò, prima di dileguarsi.

Non vedeva davvero l'ora di andarsene, per questo motivo corse rapidamente verso l'uscita della scuola, urtando persino qualche ragazzo durante il tragitto.
Mirko era stato tanto gentile da andarlo a prendere a scuola in quei giorni, voleva in qualche modo sdebitarsi per l'aiuto che Luciano gli stava dando.

"Quando non ci sei tu a darmi una mano, in ospedale è tutto più complicato" ammise Mirko.

"Perché?" domandò Luciano.

"L'altra notte Seira ha avuto una crisi e purtroppo non sono riuscito a calmarla..".

Luciano spalancò gli occhi "E-E.. cosa è accaduto?".

"Non faceva altro che strillare mentre teneva la testa salda tra le mani e imprecava contro una voce che, a detta sua, stava gridando nella sua testa. Ho dovuto somministrarle dei calmanti per farla tranquillizzare; si è addirittura intagliata un nome sul braccio alcuni giorni fa, me ne sono accorto solo questa mattina e non sono ancora riuscito a farmi dire cosa significhi, probabilmente è qualcosa di importante e io non riesco a farla parlare! Insomma Luciano, quello che sto cercando di dirti è che tutti i progressi che Seira ha fatto sono totalmente merito tuo, quando tu non ci sei sembra come se fosse tornata al punto di partenza".

"Ma di che stai parlando?".

"Seira parla solo con te, o meglio, si fida solo di te. Ho bisogno che tu trascorra più tempo con lei. Smettila di fare il volontario in tutti i reparti, stabilisciti in psichiatria, in modo tale che tu possa, in un certo senso, lavorare con me e seguire tutte le cure di Seira".

"Ma Mirko, io non ho intenzione di intraprendere questa strada, faccio volontariato solo perché lo vuole mio padre. E poi non posso stabilirmi in un reparto troppo a lungo, in primis perché non so niente di medicina e tutte le sue branche, in secundis perché sarei soltanto un peso per tutti voi, non saprei come rendermi utile".

𝑺𝒉𝒉! ─ 𝑳𝒖𝒄𝒊𝒂𝒏𝒐 𝑺𝒑𝒊𝒏𝒆𝒍𝒍𝒊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora