6. I need your help

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La metro è un mezzo di trasporto certamente riconosciuto per la rapidità con cui riesce a portarti da un posto all'altro della città, ma in quel momento a Luciano sembrava che sarebbe arrivato prima se fosse andato a piedi; ovviamente il suo giudizio era offuscato dalla fretta che aveva di arrivare in ospedale. Il tempo sembrava essersi fermato, non riusciva a percepirlo per quanto Luciano fosse in ansia.
DOVEVA assolutamente muoversi!

"Perché sono tornato a casa?! Perché?" non faceva altro che domandarsi "SAREI DOVUTO RIMANERE IN OSPEDALE, PORCA TROIA!!" si tirò una sberla sul viso, poi fece strusciare la mano lungo gli zigomi e le guance, cercando di punirsi per lo stupido errore che aveva commesso.

Luciano ha sempre odiato il tempo, in ogni occasione, ma questa volta lo stava pregando affinché gli andasse in contro e lo aiutasse. Aveva bisogno del suo aiuto per riuscire a salvare quella ragazza, non poteva permettere che Seira facesse qualche cazzata per colpa della sua assenza.
Dopo alcuni minuti un autoparlante annunciò l'arrivo alla destinazione di Luciano, che si precipitò fuori dal vagone, urtando diverse persone senza neanche fermarsi per chiedere loro scusa, era nel bel mezzo di una corsa contro il tempo, non poteva permettersi di perdere neanche un solo secondo.
Alla fine, senza fiato, giunse in ospedale e all'entrata del reparto di psichiatria trovò Mirko, in balia di un'imminente crisi di panico.

"LUCIANO!! SIA RINGRAZIATO IL CIELO!" esclamò Mirko.

"MIRKO! MA COS'È SUCCESSO?!" domandò con un tono che pretendeva una risposta immediata.

"Sono entrato circa mezz'ora fa nella stanza di Seira per farle prendere i soliti medicinali e l'ho trovata mentre stava dormendo tranquillamente. Ad un certo punto però, mentre stavo sistemando delle cose, Seira ha iniziato ad agitarsi. Credevo stesse facendo un brutto sogno, ma poi si è svegliata di soprassalto e mi è saltata addosso. Ha cercato di soffocarmi, ma era combattuta nel farlo perché non solo inveiva contro di me, ma urlava anche contro se stessa, contro le sue azioni, così l'ho immobilizzata con la forza per fermarla. Poi l'ho minacciata di chiamare te e a quelle parole si è allontanata da me, come scottata, ha aperto la finestra.. e si è seduta sul cornicione. Ha detto che se fossi rimasto nella stanza, si sarebbe buttata di sotto".

"È ancora lì?!".

"Non lo so, Luciano. Sono terrorizzato a morte, ti prego, va' da lei".

"Fa' allontanare tutti dai dintorni della stanza, non deve entrare nessuno. Devo restare solo con lei" ordinò il ragazzo.

"Va bene, ci penso io".

Luciano giunse di fronte alla porta della stanza 117, poi, con un po' di irruenza, poggiò la mano sulla maniglia e l'abbassò.
Trovò Seira di spalle, seduta sul cornicione, con un oggetto stretto fra le mani.

"Seira? Che ci fai lì?" domandò Luciano.

"..perché sei tornato?".

"Te l'avevo promesso, non te lo ricordi?".

"No! Tu avevi promesso che ti saresti fatto trovare lì al mio risveglio, invece c'era soltanto il tuo stupido amico!".

"Ma che ti prende?".

"Tu non puoi capire e non capirai mai! Sei esattamente come tutti gli altri stupidi esseri umani. Fammi indovinare, sei tornato qui per impedirmi di buttarmi da questa stupida finestra?!".

"Sì, è vero, sono tornato per impedirti di toglierti la vita".

"Io faccio quello che mi pare! Non devo chiedere il permesso a nessuno!".

"Potresti scendere da lì? Non mi sento tranquillo, se te ne stai seduta lì".

"Oggi pomeriggio neanche io mi sono sentita tranquilla ad avere il tuo collo stretto fra le mani, ma tu hai comunque cercato di farti uccidere".

𝑺𝒉𝒉! ─ 𝑳𝒖𝒄𝒊𝒂𝒏𝒐 𝑺𝒑𝒊𝒏𝒆𝒍𝒍𝒊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora