17.

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Era immerso fra i suoi pensieri, con lo sguardo perso nel vuoto e un sorriso di cui non ne era consapevole la presenza, così lo vedeva in quel momento sua madre. Erano a tavola e stavano facendo colazione, cosa che accadeva solo la domenica mattina quando la donna non era a lavoro. Cole aveva decisamante il comportamento tipico di chi ha altro per la testa e il sorriso di chi ha capito tutto crebbe sul volto della donna. Solo dopo interi secondi Cole riprese a stuzzicare col cucchiaio i cornflakes che galleggiavano nel latte, senza però staccare gli occhi dal vuoto. -Ormai quel latte si sarà fatto freddo...- parlò Dora, dopo lunghi minuti di silenzio. Cole sbattè ripetutamente gli occhi, risvegliandosi del tutto da quella specie di trance. -Come, scusa?- chiese come caduto dalle nuvole, per poi caricare di cereali il cucchiaio e portarlo alla bocca.
-Ho detto; ormai quel latte si sarà raffreddato- ripeté, ottenendo uno sguardo incomprensibile.
Se c'era una cosa che tra loro non sarebbe mai cambiata era la quantità di litigate che c'erano e la velocità con cui venivano dimenticate. -Mh, è che non ho molta fame...- mugugnò alzandosi e sparecchiando per entrambi, sua madre aveva finito da un bel pezzo di mangiare. Dora continuò ad osservarlo che lavava i piatti mentre, di nuovo perso in chissà quali mondi, canticchiava il ritornello di una canzone piuttosto famosa.
-Da quando sei tu a sparecchiare? Non che mi dia fastidio eh...- lo stuzzicò, sicura al cento per cento che prima o poi suo figlio avrebbe sputato il rospo. -Eh? Mamma 'sta mattina hai tanta voglia di chiacchierare? Vorrei ricordarti che hai un sacco di amiche con cui poterlo fare- Dora fece finta di non aver sentito e lo guardò decisa negli occhi, -sei innamorato- disse senza neanche dargli il tempo di voltarsi per tornare a lavare i piatti. Cole sgranò gli occhioni e improvvisamente a disagio qausi gridò: -che stai dicendo? Cosa te lo fa pensare?!- il tono stridulo che aveva usato non era per niente convincente e Dora potè sogghignare, orgogliosa di aver indovinato. -Non mangi, sospiri ogni due per tre e fissi il vuoto pensieroso... figlio mio tu sei innamorato perso!- esclamò divertita. -Ma che ne sai tu? Fatti gli affari tuoi- possibile che riuscisse a tenere nascoste tutte le cose che faceva a sua insaputa ma che fosse innamorato no?! Non era la prima volta che accadeva e cominciava a pensare che non fosse il suo intuito di madre ad indovinare, ma la propria capacità di comportarsi come una gatta in calore ogni qual volta che si innamorava a rendere palese ogni cosa!
-Ma questi sono affari miei... quindi, come si chiama? Va in classe con te?- domandò a raffica, facendogli segno di sedersi accanto a lei per parlarne. Cole alzò gli occhi al cielo e ritornò a sedersi, tanto scappare dalle sue grinfie era praticamente impossibile.
-Lo sai vero che non ti sopporto?-
-Sì, come so che ora mi dirai il suo nome! Allora, come si chiama il fortunato?- insistette, tanto che Cole dovette arrendersi miseramente -si chiama ehm...- che doveva fare? Dirle che si era innamorato di uno con una decina di anni in più di lui e che costui non abitava nemmeno in quella città?
Dora lo guardò in attesa che continuasse, sempre più curiosa di sapere. -Si chiama Gregory e... va, ehm, nella mia scuola- mormorò indeciso, leggermente in imbarazzo. -E...?- lo esortò lei, mentre Cole si muoveva a disagio sulla sedia. -E basta mamma, quante cose vuoi sapere? Che impicciona!- -E tu sei se proprio un antipatico!- Cole sorrise fiero -chissà da chi ho preso...- mormorò ironico, -da tuo padre, sicuramente non da me- rispose l'altra farfugliando.
-Va bene non te lo chiedo più... allora dimmi, come va con il dipinto?- cambiò discorso, tanto su quello precedente ci sarebbe ritornata più tardi!
Era da ormai qualche giorno che aveva iniziato e ancora non avevano avuto l'occasione di parlarne.
Cole alzò le spalle -poco male, è solo molto impegnativo, non vorrei deludere le aspettative di nessuno- -Sono certa che non lo farai... e sono contenta che tu stia facendo questo lavoretto, mi fido delle persone con cui sei a contatto, mi piacciono- "Oh, perché non sai quanto a me piaccia una in particolare!" pensò, sorridendo lievemente e incantandosi, guardando di nuovo il vuoto e pensando al viso di Greg.
-Lo vedi che sei innamorato perso?- Cole fece un balzo sulla sedia e tornò a guardare sua madre come se fosse stato appena colto in flagrante - ti ho gia detto che non ti sopporto?- esclamò giocosamente, alzandosi dal tavolo e allontanandosi -uhm, almeno una trentina di volte...- rispose lei, ridendo sotto i baffi, alzandosi a sua volta; si stava a facendo tardi e, a malincuore, dovette andare a prepararsi per andare a lavorare.
-Non ci credo, così poche?!- sentì urlare dalla camera del figlio, facendola sorridere.

Era passata più di un'ora e stava per avere un collasso del braccio, posò il pennello per terra accanto a tutti i colori e si lasciò cadere sulla sedia. Quel giorno il professore non era in casa, lo stesso suo figlio e suo marito, lo aveva fatto entrare Gregory che però rimase con lui per pochi minuti, per poi sparire chissà dove. Stava letteralmente morendo di sete, ma primo quella non era casa sua e non sapeva come comportarsi in assenza dei proprietari e, secondo, dove diavolo era finito Greg? Avrebbe potuto chiederglielo a lui, ma era sparito da almeno mezz'ora, tanto che dovette domandarsi se fosse rimasto da solo in quella enorme e silenziosa casa. Ci era rimasto male, avrebbe voluto passare del tempo con lui, ma il massimo della loro interazione era stato un misero saluto e l'invito ad entrare.
Decise che morire di sete non era la soluzione e che aspettare non lo avrebbe portato da nessuna parte. Si alzò e, mentre era alla ricerca di Greg, insicuro scese le scale, diretto verso la cucina. Più si avvicinava più riconosceva la voce del corvino che si faceva alta, aveva un tono duro e alterato; che stesse avendo una discussione con qualcuno? Cole cercò di non badarci, giungendo finalmente alla cucina. La porta era spalancata completamente e riconobbe la figura alta del corvino poggiata alla finestra che gli dava le spalle. All'orecchio aveva il cellulare e sembrava stesse partecipando ad una conversazione non del tutto piacevole. Cole si avvicinò di più e nel farlo ciò che sentì lo fece a dir poco rabbrividire -lo so che è morto mamma, lo so. Smettila di ripeterlo!- questa volta il tono si era abbassato, ora non era più duro e deciso come lo era sembrato prima a Cole, quando era troppo lontano per capire il senso delle frasi.
Fece un altro passo e questa volta Gregory sembrò percepire la sua presenza, drizzò la schiena e si voltò, guardandolo sorpreso -aspetta, ti richiamo dopo, adesso non posso parlare- disse, senza staccare gli occhi da quelli del rosso, il quale imbarazzato e a disagio aspettava paziente. Terminò la chiamata e mise in tasca il cellulare, senza però mutare la sua espressione, rimasta seria e leggermente arrabbiata.
-Scusami, non volevo interromperti!-
-Non importa, hai bisogno di qualcosa?- andò al dunque il più grande, con la testa da tutt'altra parte. -No... c-cioè sì, avevo solo un po' di sete e speravo di poter prendere un bicchiere d'acqua- disse, riuscendo a guardarlo negli occhi pece -naturale o frizzante?- domandò semplicemente l'altro, prendendo un bicchiere da una vetrinetta sospesa, tra gli altri mobili della cucina. -Anche del rubinetto va benissimo- rispose, sempre più a disagio; non lo aveva mai visto in quello stato e la frase che disse poco prima gli era rimasta in testa... che voleva dire? Cioè, a chi si riferiva? Era così curioso di sapere e perso tra i suoi pensieri che ci mise più tempo del normale per accorgersi del bicchiere pieno d'acqua che l'altro gli stava porgendo. Sbattè le ciglia e chiese scusa, per poi prendere in mano ciò di cui aveva maledettamente bisogno in quel momento. Ne bevve un sorso, consapevole dello sguardo puntato su di sé del più grande, il quale lo stava mettendo sempre più in imbarazzo e agitazione.
-Non ti ho più rivisto di recente al supermercato- disse all'improvviso il corvino, attirando su di se gli occhi nocciola del rosso. -Oh già, è che ho smesso di lavoraci...- rispose, notando il cambiamento repentino dell'umore dell'altro. -Ti hanno licenziato?- scherzò, sedendosi su una delle sedie attorno al tavolo e Cole, trovandosi meno a disagio, fece lo stesso... una pausa se la meritava tutta!
-No, in realtà sono stato io a licenziarmi- ridacchiò, ricordando con zero malinconia le ore passate a subire le ramanzine di quel rompiscatole del direttore.
-Tua madre ha scoperto che lavoravi lì?- Cole si meravigliò di quella domanda, ricordando solo ora di avergliene "parlato". Greg aveva buona memoria e quasi si pentì della domanda che gli aveva appena fatto, vedendo il cambiamento di espressione del rosso. -No... ehm, me ne sono andato proprio perché non volevo piu tenerglielo nascosto- disse, ancora orgoglioso di aver preso la decisione giusta. -Be', hai fatto bene... ma non volevo impacciarmi, scusa- Cole non sembrò infastidito, trovandosi a sorridergli per non farlo preoccupare -mia madre è un'impicciona di prima categoria, sono abituato- rise Cole, seguito a sua volta dal corvino. -No, sul serio! È sempre riuscita a scoprire tutte le mie cotte, dalla prima all'ultima!- l'altro rise ancora, mentre Cole era rimasto a guardare la sua espressione felice; lo rendeva molto più bello di quella triste e arrabbiata di prima.
Mentre rideva di gusto posò per sbaglio la mano su quella del ragazzo, che al solo contatto con lui poté sentire il proprio cuore scalpitargli nel petto impazzito.
"Credo che questa sia molto più di una cotta, mamma."

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