Dora entrò nella camera del figlio e posò sul comodino un bicchiere di the freddo, poi si sedette sul letto accanto al suo corpo sdraiato. Lui la guardò coi grandi occhi nocciola e le sorrise ringraziandola per la bevanda.
-Come sta il fianco?- gli chiese, passandogli le dita fra i capelli morbidi e disordinati.
-Un po' meglio- rispose, sistemandosi il ghiaccio che stava lentamente scivolando. -Sono contenta... e per fortuna quei lividi in faccia stanno per andarsene-
-Tutto merito di Greg, mamma!- una volta che sua madre scopriva il ragazzo che gli piaceva era un continuo scambiarsi battute squallide su quest'ultimo. Gli piaceva scherzare con lei su queste cose, e di solito finiva sempre col dargli utili consigli su "come conquistare la preda".
-A proposito, perché non mi dici come lo hai conosciuto?- chiese, smettendo di accarezzarlo sulla testa.
Cole roteò gli occhi, si sedette poggiando la schiena alla testiera del letto e la guardò. -È lui che in realtà mi ha chiesto di fare il dipinto, è un amico del prof. Miller, che da poco ha avuto un figlio, e quindi voleva fargli un regalo: il murales.-
Il rosso afferrò il bicchiere sul comodino accanto e bevve un lungo sorso di the.
-Davvero? E non sapevo che il tuo professore avesse un figlio, è meraviglioso! Scommetto che sarà un padre fantastico e che si prenderà cura di lui come ha fatto con te. Ti vuole bene, lui si che ti ha aiutato non come quella bisbetica della signora Lee! Che grande stro-
-Mamma! Ho capito- rise, ma dandole ragione. La professoressa Lee era davvero una grande stronza, come diceva sua madre.
-Ahem, scusa ma a volte se ci ripenso mi verrebbe voglia di infilarle quei tacchi da vecchia lì, dove non batte il sole!- risero come matti al ricordo dell'ultimo anno scolastico di Cole e di come la signora Lee abbia fatto di tutto per non farglielo passare. Be', per fortuna, non ci era riuscita.
Quando le risate cessarono, Dora riprese seriamente il discorso precedente.
-Okay, mi stavi parlando di lui... insomma Cole, quello che voglio che tu sappia è che devi stare attento. È un adulto e non un ragazzino come te... capisci? Non sottovalutare questa realtà e cerca di stare coi piedi per terra e non illuderti troppo.-
Cole si sistemò ancora il ghiaccio e rispose. -Questo lo so bene, mamma. Lo sai che non sono mai stato un tipo troppo ottimista...- Dora concordò pienamente annuendo.
-Però so per certo che sia gay, quindi una piccola probabilità c'è!-
-Già, per la disgrazia di noi donne!- Cole rise, si vedeva che a sua madre piaceva quell'uomo. Anche se praticamente non lo conosceva aveva trovato in lui una persona davvero speciale.
-Vorrei anche che stessi attento... se capisci a cosa mi sto riferendo- gli diede un'occhiata che parlava da sola, non c'era il bisogno o l'aggiunta di parole. Cole arrossì lievemente: ecco, il discorso "sesso" non non gli piaceva affrontarlo con sua madre!
-Sì, sì, sì! Oh Dio, lo sai che sono responsabilissimo, ti prego non parliamo di quello... e poi scommetto che non si filerebbe mai uno come me!- Dora rise di gusto, sapeva che suo figlio era responsabile almeno in quell'ambito... se lo fosse così tanto anche a scuola magari ora nessuno dei due si sarebbe trovato ad odiare la professoressa Lee!
-Non dire così, sei un bel ragazzo e in gamba. Un po' distratto ma su questo ci si può lavorare- soffocò una risatina e Cole alzò le spalle, sorridendo e roteando gli occhi.
-Però mi piace davvero tanto... dovresti conoscerlo mamma, è un uomo fantastico! È bravissimo a giocare a basket... be', con quel fisico potrebbe esserlo in qualunque sport. È praticamente un dio greco... ammettilo anche tu che è davvero bello... ed è gentile, disponibile e fa il chirurgo!- disse con gli occhi che luccicavano come stelline, sorridendo come un ebete.
Dora sgranò gli occhi e lo guardò a bocca aperta -Un momento. Fa il chirurgo, hai detto?-
-Sì, il cardiochirurgo per essere precisi, non è fantastico?!- esclamò posando il bicchiere, ormai vuoto, sul ripiano.
-Più che fantastico! Devi sposarlo, Cole- scherzò, ridendo assieme al figlio. -Sul serio, dev'essere davvero ricco!-
Cole sorrise e si voltò nella parte opposta, guardando fuori dalla bassa finestra accanto al letto. C'erano tanti bambini che si inseguivano, ridendo e urlando nel giardino della villa affianco al palazzo dove abitava Cole. -Be', non m'importa, neanche se facesse il lavapiatti sottopagato. Perché secondo me il suo cuore è ancora più ricco-
-Oh, ma sentilo, il romanticone di casa... sei peggio di Eddy!-
-Come se fosse un difetto!- esclamò, tornando a guardarla negli occhi.
-Credo sia quello che mi ha fatta innamorare una seconda volta in vita mia, Cole.-
-Papà non era un tipo romantico?- era troppo piccolo per ricordarsi, quando i suoi genitori si separarono lui aveva solo otto anni.
-Diciamo che aveva altre qualità.-
-Anche per questo lo hai lasciato?- Dora sorrise e Cole in quel sorriso non vide traccia né di tristezza, né di nostalgia. Sua madre era felice adesso.
-No, tesoro, lo sai perché ci siamo lasciati- gli sistemò con le dita il ciuffo di capelli sparati in aria, continuando a sorridere. Cole annuì ricambiando il sorriso e godendosi le carezze.
Un po' gli mancava suo padre, lo vedeva poco durante tutto l'anno, ma quando si rivedevano era sempre una gioia.
Si erano lasciati perché lui tradì sua madre con una collega di lavoro. Inizialmente fu solo una pesante litigata ma poi si scoprì che lo faceva da più di due anni e a quel punto capirono che l'unico amore che provavano e che li teneva ancora insieme era quello per il figlio. Ma quando in una coppia non c'è più amore che senso ha stare insieme a forza, quando di mezzo c'è un bambino che si ritrova a nascondersi sotto il letto a piangere mentre i suoi genitori litigano, urlando per tutta casa? Quand'era piccolo non poteva capire il perché della loro separazione e ci soffrì molto. Ma crescendo cominciò a capire le cose e trovarsi d'accordo sulla loro decisione. Cole ora era felice, anche se vedeva poco il suo vero padre, era felice perché anche lui lo era, come sua madre adesso.
-Verrà a trovarmi per il mio compleanno?- chiese, ricordandosi che tra una settimana avrebbe compiuto diciotto anni, una scusa come un'altra per vedersi. Poiché erano rimasti in contatto ormai Dora, dopo tutto quel tempo, aveva cominciato a considerarlo un amico... certo, avevano un'intera vita passata che li univa ancora, ma si volevano bene.
La donna fece un'alzata di spalle -l'ultima volta che l'ho sentito non mi ha detto nulla, ma sono sicura che non se lo perderebbe per nulla al mondo- rispose e Cole sorrise felice.Cole staccò dalla parete il pennello dalla punta finissima con cui aveva approfondito i dettagli e sorrise fiero ammirando il murales finito che aveva davanti. Era bellissimo, i colori splendevano alla luce e il disegno era perfetto, era il miglior murales che avesse mai fatto.
Dalla porta entrò Gregory che con un esclamazione di ammirazione rubò l'attenzione del ragazzo. Cole lo guardò con la guancia sporca di blu e le mani imbrattate di ogni colore, lo stesso la maglietta da lavoro e il cellophane sul pavimento.
-Credo sia finito- disse, con una punta di tristezza nel tono usato, perché ciò significava che ora Gregory non aveva più bisogno di lui e magari nemmeno lo avrebbe più visto. Sì, quello era solo il suo pessimismo che lo portava a pensare cose del genere, ma di sicuro non aveva tutti torti.
-È bellissimo, complimenti! I colori sono fantastici e mi piacciono un sacco gli elementi che hai aggiunto per definirlo, è davvero magnifico- esclamò con ammirazione, facendo perdere lo sguardo tra i pianeti e le stelle che sembravano danzare in quel cielo blu.
-Speriamo la pensino così anche i padroni di casa!- scherzò Cole, con le guance arrossate e grato di sentire tutti quei complimenti.
-Assolutamente, lo adoreranno! E quando William sarà grande vorrà che tutte le pareti della sua camera siano ricoperte di stelle- rispose avvicinandosi, parandosi davanti a lui.
-Esageri...- ridacchiò nervosamente, vista l'improvvisa vicinanza.
-No, è veramente stupendo- sorrise dolcemente e Cole sentì le gambe farsi molli e lo stomaco in subbuglio.
-Grazie- mormorò, sviando lo sguardo e mordicchiandosi il labbro.
Gregory, dal canto suo, non si stupì quando fu attratto da quel gesto, così innocente ma che risvegliava in lui vecchie fantasie e bisogni da troppo tempo incolmati. Il perché, proprio non lo capiva.
-Sei carino quando lo fai- disse senza rendersi conto, azzannandosi la lingua immediatamente pentito. Cole alzò lo sguardo confuso nel suo, mentre veniva accompagnato da due guance bordeox. Lo aveva veramente detto o se l'era solo immaginato?!
-C-Cosa?- balbettò, mentre il corvino si diede mentalmente del cretino, guardandolo con espressione apparentemente normale.
-Quando ti mordicchi il labbro... sei carino, ecco- rispose con naturalezza, come se quello fosse un altro dei complimenti riferiti al dipinto e del quale di certo non doveva provare imbarazzo. Certo! Facile per lui che non era quello innamorato perso, quello che si sentiva come se dalla sua bocca sarebbe improvvisamente spuntata una farfalla che proveniva dritta dal suo stomaco. E lui avrebbe detto: "oh, be' sì, che posso farci, sono perdutamente e follemente impazzito d'amore per te, ora andiamo a sposarci". No. Quelle non erano frasi che si potevano dire a qualcuno innamorato di te. Nossignore.
-Non guardarmi così- rise, posandogli i polpastrelli sulla sua guancia destra, nel vano tentativo di cambiare discorso. Pessimo diversivo Gregory, davvero complimenti.
Cole sentì il proprio cuore fare piroette e salti mortali come il più pazzo circense in un circo di pazzi, e continuava a ripetersi "sta per farlo. Ommioddio sta per farlo".
-Vuoi un fazzoletto? Hai la guancia completamente sporca di vernice... anche se ti sta bene il blu.-
Sì. Stava per farlo. Come no, Cole. Come no.
Gli mostrò le dita e la delusione lo pervase da capo a piedi, mentre lo smarrimento poté leggersi su tutto il suo viso. Portò d'istinto la mano alla guancia e quando la ritirò poté vedere anche i suoi polpastrelli colorati di blu. Era fresco perché lo aveva usato per ultimo, per coprire i piccoli errori e seppellirli sotto il colore. Seppellire come avrebbe fatto lui molto volentieri in quel momento.
-Oh... è... è meglio se vado a sciaquarmi, grazie per avermelo detto- e si allontanò diretto verso il bagno, con lo sguardo del corvino puntato addosso, che sorrideva gentilmente.
Chiuse la porta a chiave, si guardò allo specchio e dentro ci vide un povero ragazzo innamorato con la faccia sporca di blu. Che poteva farci? Forse davvero Gregory aveva altro per la testa e nemmeno si rendeva conto di quello che gli provocava standogli così vicino. No, non ne aveva idea. Nessuno poteva anche lontanamente immaginarselo.
Si sciacquò la faccia e si prese più tempo del necessario, tanto per fare chiarezza sui suoi pensieri e le sue idee.
Quando tornò nella cameretta del bambino, Gregory non era lì. Scese le scale, forse si era spostato al piano di sotto e così difatti era stato. Ma la scena che si presentò davanti fu come una lama conficcata nel ventre.
Mentre toglieva il piede dall'ultimo gradino si accorse che sul ciglio della porta c'era Gregory e accanto un bel ragazzo dai capelli castani e lo sguardo luminoso. Si sorridevano.
Guardò l'orologio da parete sopra la televisione, nel salotto dove c'era la porta d'ingresso. Segnava le 19 e 45 e lui doveva tornare a casa.
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Finally a family
RomanceQuesta è la semplice e tenera storia di una famiglia, di due uomini che hanno deciso di diventare papà e allargare il loro già enorme amore. È anche la storia di un amore che nasce per caso, condiviso da qualcuno con un passato triste, l'altro un pr...