Mark chiuse con un forte colpo la portiera dell'auto, infilò in meno di un secondo la chiave e accese il motore. Uscì dal parcheggio della scuola e presto fu in strada, in mezzo ad un maledetto ingorgo di auto.
Mentre il semaforo era rosso da praticamente un'eternità, posò distrattamente l'occhio sul sedile del passeggero. Su di esso era abbandonata la borsa a tracolla con all'interno fogli su fogli scritti; la trentina di compiti che avrebbe dovuto correggere entro una settimana. Sbuffò pesantemente, distogliendo lo sguardo per non pensarci. Come al solito avrebbe rimandato l'impegno al giorno dopo, non era proprio in vena quella sera di starsene chiuso nello studio a lavorare.
Mentre la sua irritazione non faceva altro che aumentare, bloccato in quel traffico, non poté fare a meno di pensare a quanto gli mancasse suo marito. Non era improvvisamente sparito dalla sua vita, semplicemente c'era ma allo stesso tempo era assente.
Lo capiva, stava per nascere il loro bambino, il tempo era volato e continuava a farlo, racimolando sempre più ansia e stress da parte di entrambi. Ma dimenticarsi del proprio compagno, senza dargli attenzioni o dedicargli momenti intimi tra solo loro due, non lo riteneva un comportamento corretto.
A complicare le cose erano i suoi turni di lavoro che aumentavano, per la mancanza di personale.
Daniel lavorava come personal trainer, trovò lavoro grazie ad un suo "amico", capo della palestra. Gli piaceva il suo lavoro, aveva a che fare con lo sport che lui aveva sempre praticato con piacere, perciò non si lamentava.
Mark ormai era solo, le uniche volte che vedeva il marito erano la sera tardi, cenavano assieme e poi andavano a dormire e così andò avanti per quasi un mese.
Gli mancava terribilmente, non avevano un momento tutto per loro da molto, troppo tempo. Rendeva entrambi facilmente irritabili, finendo per litigare spesso e per idiozie. E Daniel non era proprio il tipo che sapeva gestire le ansie e le preoccupazioni.
Non era successo tutto all'improvviso, era stato come un processo lento, che a lungo andare era peggiorato.
La mattina non si alzavano più alla stessa ora, non facevano colazione insieme come era di loro abitudine. Non succedeva più tanto spesso di avere una conversazione seria o anche semplicemente amichevole, ma almeno i "Buon giorno" e i "Buona notte" se li scambiavano sempre.
Era ovvio che entrambi se ne fossero accorti di quel cambiamento radicale nel loro rapporto, ma cosa potevano farci? Non avevano il coraggio di tirare fuori il discorso, né di affrontarlo una volta per tutte.
Ed entrambi avevano paura che la situazione non sarebbe cambiata, nemmeno dopo la nascita del loro figlio.
Cacciò via tutti quei pensieri per l'ennesima volta in quella giornata, poi estrasse dalla tasca il cellulare, con cui inviò un messaggio al marito per avvisarlo del ritardo che avrebbe fatto.
Dopo circa venti minuti, finalmente accostò al marciapiede difronte all'edificio, ancora aperto e gremito di gente. Daniel era appoggiato con la schiena al muro, sulla spalla portava un enorme borsone a tracolla.
Essendo tra i primi di maggio, la temperatura era piuttosto alta e anche se c'era una stupida pioggerella a rattristare quella giornata, faceva caldo. Era solo in canottiera e tuta, grazie all'indumento molto attillato, non si potevano non notare i muscoli, che sicuramente Mark poté apprezzare.
Appena si accorse dell'auto del marito, non perse tempo e corse verso essa, aprì la portiera e si sedette sul sedile del passeggero. Una ventata di profumo, quello che Mark gli aveva regalato per il suo compleanno, gli arrivò alle narici, inebriandolo. Inutilmente cercava di guardarlo negli occhi con un sorriso un po' forzato.
Lui sì che era bello, e Mark si chiese se lo fosse così tanto da sempre. I capelli lunghi, ma non troppo, erano scurissimi, sul nero pece. E poi gli occhi, oh i suoi occhi, erano tutte le cose belle che Mark amava. Poteva sembrar buffo, ma a volte in quegli occhi verdi e penetranti ci vedeva un infinito prato verde, una steppa incontaminata, la pianura dov'era cresciuto. Zio Hank ci allevava le mucche e i maiali lì, giù in Texas. Era a causa della sua parlantina tipica del sud, se a volte Mark parlava con quell'inconfondibile accento dell'America meridionale.
Sì, aveva avuto un'infanzia piuttosto movimentata, tra spostamenti e cambi d'aria, passando dalla città alla pianura diverse volte l'anno. Ma a quei tempi gli andava bene così, a quei tempi tutto era diverso. A quei tempi...
Daniel interruppe quel tuffo nel passato e lo salutò, per poi posare le labbra sulle sue, chiudendole in un semplice bacio. Quel contatto non fece altro che renderlo ancora più vulnerabile, quello stupido e semplice bacio non bastava per compensare tutte le notti in cui gli era mancato il suo corpo sudato sul suo altrettanto accaldato e stremato.
Mark si accorse di non aver risposto al saluto, troppo immerso nei suoi pensieri, ormai gli unici ad affollargli la mente. Daniel lo guardò accigliato e Mark gli sorrise, forse ancora forzatamente, ricambiando il bacio.
Quando erano soli, un assordante silenzio non faceva altro che riempire quei momenti... non poteva biasimarlo.
Finalmente l'auto partì, diretta verso la casa dell'amica, non tanto lontana dal lavoro del corvino e da casa dei due.
Durante il tragitto, Daniel non poté fare a meno di pensare, come ormai faceva da settimane, del rapporto teso tra lui e il marito.
Lui amava Mark, avrebbe fatto di tutto per lui e per la sua felicità, ma in quegli ultimi giorni proprio non ci riusciva. Il lavoro che aumentava e l'ansia, non gli concedevano un minimo di sfogo con la persona che amava. Ci provava, ma inutilmente, sentendosi come in colpa.
La sola idea che a causa del suo comportamento Mark avrebbe potuto trovare qualcun altro, lo attanagliava allo stomaco. Voleva solo farsi perdonare. Voleva, ma non ci riusciva. Ma per ora si accontentava di vedere il suo tenero sorriso, anche se ormai era diventato raro. Lo rassicurava, perché, davvero, non aveva mai visto un sorriso più bello di quello di suo marito. E piano piano, molto lentamente, stava scemando... trasformandosi in uno forzato e privo di veri sentimenti.
Avrebbe ucciso per rivederne uno dolce dei suoi.La serata passò tranquillamente, Chris qualche volta cinguettava impazzita ai movimenti del piccolo. Puntualmente i due papà si catapultavano sul suo pancione, per accarezzarlo e baciarlo come sempre facevano quando venivano a trovare l'amica. Era rassicurante poter sentire i suoi movimenti, significava che era in salute. Gli parlavano sempre e chissà se capiva che le voci che sentiva erano dei suoi due papà.
Per Mark, il giorno della sua nascita era sempre più vicina, e si chiese come si sarebbe comportato quel fatidico giorno. Non voleva pensarci, tutto ciò gli metteva troppa ansia.
Daniel poteva notare quanto suo marito, l'uomo che amava, avesse uno sguardo assente e pensieroso. Nulla di nuovo, ma quella sera lo era più del solito. Aveva una faccia stanca, per quanto cercasse di sorridere, e parlava solo se necessario.
Christa lo aveva capito da molto che c'era qualcosa che non andava nel loro rapporto. Ma non voleva essere troppo precipitosa o fare domande che avrebbero potuto compromettere la loro quiete, voleva evitare di far scoppiare una lite tra quei due.
Aveva già provato a discuterne con Mark, ma egli ogni qual volta che sentiva la frase "Come va con tuo marito?", lui rispondeva con noncuranza. Non voleva parlarne, forse gli avrebbe fatto bene, ma se non era quello che voleva allora non c'era nessun motivo per costringerlo a farlo. Christa rispettava i suoi spazi, tanto sapeva che se c'era qualcosa di cui discutere lei sarebbe stata ad ascoltarlo, come sempre.Il viaggio di ritorno fu davvero angosciante, Daniel si era offerto a guidare ed erano entrambi molto stanchi. Mark faceva perdere lo sguardo tra gli alberi scuri che sfrecciavano uno dopo l'altro fuori dal finestrino. Era molto tardi, ma essendo la fine di una giornata calda, piccoli gruppi di gente occupavano gran parte delle strade. E ormai la pioggia aveva finito di rattristare gli umori, lasciando spazio ad una notte leggermente stellata.
Quando il colpo di tosse di suo marito spezzò quel silenzio, Mark spostò lo guardo dal finestrino e l'occhio cadde sulla fede che portava al dito. Daniel ora si grattata la guancia ricoperta da un lieve strato di barba e sbadigliò, senza staccare gli occhi dalla strada. Mark riportò una seconda volta gli occhi sulla fede e, all'improvviso, i ricordi della prima notte di luna di miele riaffiorarono nella sua testa, uno dopo l'altro.
Daniel che lo mordeva. Daniel che lo leccava. E i suoi gemiti sempre più rochi, mescolati coi propri più acuti.
Quelle calde labbra scorrevano su tutto il suo corpo, assaporandolo ed esplorandolo da cima a fondo.
Procurandogli intenso piacere, quel piacere che solo il loro amore poteva fargli provare. I respiri affannati e Daniel, sì era lui, era Daniel!
Era il suo corpo, quello, era la sua bocca, le sue braccia, i suo bel viso, le sue forti spalle e i suoi occhi che ricordavano le vecchie e svasate valli. Era lui.
Nella sua mente quelle immagini apparivano nitide e chiare. Quei pensieri troppo spinti che gli arrivavano alla testa, lo portarono a volersi toccare, spinto dall'istinto, come se si trovasse in un altro posto, da solo. Mentre la mano scendeva incerta, un secondo colpo di tosse del corvino, lo risvegliò da quella specie di trance. Scosse la testa e il suo sguardo cadde sul cavallo dei propri pantaloni, ora aventi un evidente rigonfiamento.
Ciò di cui si accorse troppo tardi furono altri due occhi che avevano visto e capito tutto.
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Finally a family
RomanceQuesta è la semplice e tenera storia di una famiglia, di due uomini che hanno deciso di diventare papà e allargare il loro già enorme amore. È anche la storia di un amore che nasce per caso, condiviso da qualcuno con un passato triste, l'altro un pr...