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Mentre s'insaponava i capelli biondi sentì l'anta della doccia aprirsi dietro di sé, si voltò con una mano all'altezza del cuore per la sorpresa. Davanti ai suoi occhi si parò il petto di Daniel, sollevò appena lo sguardo e incontrò i suoi occhi verdi inespressivi.
-Mi hai spaventato...- poi il viso si fece più corrucciato. -Esci- ordinò bruscamente, sciaquandosi la testa dallo shampoo.
-No. Smettila di evitarmi- disse con tono duro, mentre il getto della doccia stava ormai bagnando anche il suo corpo.
-Io non ti evito. Non ho niente da dirti. Esci- ribadì, con tono più autoritario.
Non voleva nemmeno vederlo in quel momento, perché doveva sempre essere così invadente? Gli aveva esplicitamente chiesto di lasciarlo in pace! Aveva bisogno di pensare e per farlo doveva avere del tempo, da solo. Maledetti lui, la sua impazienza e invadenza!
-Bene, perché io invece ho molto da dirti- affermò, diminuendo la distanza fra i loro corpi.
-Nella doccia?!- esclamò l'altro, con un fremito nella voce per quel brevissimo contatto della loro pelle che c'era stato, indietreggiando.
-Sì, nella doccia! Se la smettessi di scappare ogni volta che mi avvicino, non mi ridurrei a seguirti persino qui!- corruggò le sopracciglia e avvicinò il viso ancora di più.
-Allora non capisci! Non abbiamo niente da dirci e non voglio parlare con te, esci cazzo!- gli tenne testa il biondo, guardandolo con occhi incupiti.
Daniel con un veloce movimento lo afferrò per la nuca e si avventò sulle labbra che aveva davanti, rubandogli un bacio rude.
Non riuscì a fare resistenza, ricambiando quel bacio per nulla casto, senza riuscire a farne a meno. E mentre la lingua di uno accarezzava quella dell'altro, ogni buon proposito di Mark di respingere quell'irruente contatto morì in pochi secondi. La sua testa ormai era altrove e altrove era in quel bacio.
Daniel portò l'altra mano su una natica soda al punto giusto del biondo, palpandola come fece anche con l'altra. Mark trattenne a stento un gemito, che finì per scontrarsi contro le labbra bramose dell'altro.
Il più alto interruppe il bacio mordendogli il labbro inferiore con forza, quasi lo fece sanguinare. Poi afferrò saldamente i suoi capelli fradici, tirandoli e facendolo mugolare, la testa reclinata all'indietro per poterlo guardare meglio, gli occhi sgranati da quell'atto innaspettato.
-Voglio che lo dici- mormorò deciso, ad un passo dalla sua bocca, le goccioline che gli rigavano il viso. Il biondo esitò e deglutì rumorosamente.
-Dillo!- la voce ancora più decisa, più alta, più roca. Mark lo guardò con gli occhi ora socchiusi, arresi, come se già stessero gustando quel piacere che stava per ricevere. -Scopami- mormorò in un respiro seguito da un gemito.
Strinse la presa sulla ciocca di capelli che teneva tra le dita. -Più forte, urlalo!-
-Fottimi!- disse a denti stretti sulle sue labbra, -adesso!-
Sul volto di Daniel comparve un sorrisetto compiaciuto, avvicinò le proprie labbra alle sue e le chiuse in un bacio leggermente più dolce del precedente ma sempre molto deciso e passionale.
Lasciò la presa sui suoi capelli e avvolse la braccia alle sue cosce, per sollevarlo e indurlo ad allacciare le gambe attorno alla propria vita, lasciando che l'acqua scivolasse sui loro corpi accaldati. Mark circondò il suo collo con le braccia, passandogli le dita tra i capelli scuri e bagnati. Si scambiarono baci di fuoco mentre con le dita Daniel andava a stimolare il suo orifizio, toccando i primi punti sensibili.
Per quanto fosse arrabbiato con lui, non ce la faceva, non poteva... non voleva interrompere quello che si era creato, andando lui stesso incontro alle spinte delle dita del marito dentro di lui.
Sospirò di piacere nella sua bocca semichiusa, incollando la fronte sulla sua senza smettere di muovere i fianchi. Daniel indietreggiò, chiuse il getto dell'acqua e uscì dalla doccia satira dei loro respiri che avevano appannato i vetri. Strinse il corpo del marito che rabbrividì al contatto del proprio corpo caldo e bagnato con l'aria più fredda e senza lasciarlo andare si diresse nella loro camera da letto. Lo sbattè al muro con poca grazia, riprendendo ciò che si era momentaneamente interrotto prima. Con la mano libera andò a masturbarsi, reggendo il marito con l'aiuto della parete dietro di lui.
-Adesso, Daniel! Non ce la faccio più!- gemmette senza controllare la propria voce, portando anche lui una mano sulla propria erezione tra i loro corpi.
Il marito ci mise ben poco tempo ad accontentarlo e, impaziente anche lui, lo prese saldamente per i fianchi e lo calò con un unico veloce movimento sul proprio sesso, penetrandolo all'inizio solo con la punta. Lo morse sul collo svariate volte, alternando i denti con le labbra, succhiandone la pelle ancora umida.
Mark si tese e poggiò la testa al muro, le mani che lo reggevano poggiate sulle larghe spalle del moro, conficcandoci le unghie, graffiandogli la pelle abbronzata. Chiuse gli occhi e spalancò la bocca, in cerca di aria per i polmoni improvvisamente svuotati. Respirò profondamente, rilassando i muscoli e accogliendo l'erezione dell'altro sempre più in profondità, accarezzandolo dietro la nuca.
Daniel strinse con forza i suoi fianchi e ritrasse il bacino, per poi riaffiondare in lui con sempre maggiore forza e vigore, riempiendolo sempre di più ad ogni spinta, entrando nella sua carne calda.
Con un gemito roco raggiunse il punto più sensibile, facendo urlare entrambi dal godimento.
-A-Ancora, Daniel! Ancora lì, ti prego- lo supplicò, in balìa di un piacere indescrivibile, mentre le goccioline d'acqua sulla loro pelle andavano a mescolarsi con quelle di sudore.
Il moro riuscì a sorreggersi alla parete dietro di loro con entrambe le mani, muovendo solo i fianchi che andavano incontro a quelli dell'altro, in movimenti sempre più veloci, rubando loro l'ossigeno.
Con le dita cercò la mano di Daniel e quando la trovò riuscì a incastrarla alla propria, stringendola. Si scambiarono un altro bacio ardente, gustando i sapori dell'altro che entrambi conoscevano ormai a memoria.
Passò le dita della mano libera sulla guancia di Daniel, mentre quest'ultimo, sentendosi vicino all'orgasmo, mentre dava le ultime lente spinte, si staccò dalla parete e col marito fra le braccia si lasciò andare sul materasso. 
Il biondo arcuò la schiena sentendosi anche lui vicino al piacere più assoluto, accompagnando i movimenti del moro sopra di lui.
Quest'ultimo portò una mano al sesso eretto del compagno, masturbandolo e lasciando che le proprie mani si sporcassero col suo seme.
Gemette esausto ma appagato, sospirando di piacere quando anche il marito venne, riversando dentro di lui il proprio sperma. Quest'ultimo rilassò le braccia e da tese divennero molli, stanche, senza energia e si lasciò cadere sul corpo ansante del marito. Rimasero uno sopra l'altro per interi secondi a riprendere fiato, mentre era ancora dentro di lui. Dopodiché si alzò col gomito, guardando i suoi occhi grigi e quanto fossero belli in quella luce naturale che filtrava dalle finestre. Lentamente si sfilò, senza lasciarsi perdere le sue espressioni che mutavano più lui si ritraeva. Ne osservò le labbra rosse come ciliegie che si aprivano e chiudevano e venivano strette fra i denti. Poi gli si sdraiò accanto e nel campo visivo apparve il soffitto della camera.
Il silenzio aveva deciso di assordare le loro orecchie per interi minuti, lasciando che solo i loro respiri riempissero l'aria. Daniel si girò di lato, guardando il suo profilo e scrutandone l'espressione pensierosa.
-Sono stato davvero un egoista, non è così?- disse in un mormorio, continuando a guardare davanti a sé l'alto soffitto.
Daniel lo guardò sorpreso e cercando un contatto visivo che non voleva  arrivare si avvicinò al suo corpo, circondandogli il petto con un braccio. -Lo sei stato, sì... questo non posso negarlo- rispose, accarezzandolo sul pettorale, avvicinando il viso al suo collo marcato dai succhiotti e dai morsi, respirando il suo profumo. Intravide la sua mandibola contraersi e gli occhi chiudersi per qualche secondo, per poi riaprirsi.
-È perche non voglio perderti, non voglio che qualcun altro possa portarti via... da me- sussurrò, godendo di quelle carezze.
-Non accadrà. Ma il mio lavoro fa parte della mia vita, devi accettarlo se mi ami veramente. Ti chiedo solo di avere più fiducia. Nessuno ci separerà, sei la mia metà- si sollevò sugli avambracci, guardandolo dall'alto, e con gli occhi smeraldini entrò nel suo campo visivo, sorridendogli.
-Lo so... ti amo così tanto- mormorò sulle labbra dell'altro sempre più vicine, gli occhi leggermente lucidi.
-Lo so- rispose Daniel, abbassansosi quel poco bastò per far chiudere le loro labbra in un bacio dolce, di scuse, esigente di affetto.
-Dio... quanto mi sei mancato!- esclamò staccandosi e sollevando le palpebre, prendendo il suo viso tra le mani. Tutto quel tempo passato a respingerlo, a stare sulle sue, a continuare a pensare a ciò che riteneva giusto... lo avevano letteralmente distrutto, perché se c'era una cosa che odiava quella era la lontananza e da bravo masochista che era certe volte se l'andava a cercare.
-Credo di averlo capito solo ora Daniel, di quanto sia stupido allontanarti al posto di chiarire, di come sia stata inutile la mia gelosia ed essere stato così egoista. Ho sbagliato a pretendere di poter decidere cosa tu dovessi fare... ma soprattutto scusami per aver dubitato del tuo amore- disse cogli occhi lucidi, cercando ancora le labbra dell'altro che non tardarono a farsi trovare.
-Non darti colpe, tu volevi solo accertarti che fossi qui con te, avevi solo bisogno di sentirti dire che ti amo. Sei così insicuro che certe volte penso che sarai tu ad andare via per paura di non essere abbastanza... ma tu sei abbastanza, sei tutto ciò che ho e che mi rende felice e non ho bisogno di nient'altro- rispose guardandolo negli occhi liquidi mentre qualche lacrima gli rigava le tempie, dove poi il moro vi posò le labbra.
Ci sono persone che sentono il bisogno di sentirsi dire spesso quanto i loro cari vogliano loro del bene e Mark era una di queste. Forse l'allontanamento dei suoi genitori quand'era ancora un ragazzo, l'essere stato lasciato solo da persone importanti per lui lo avevano reso insicuro. Ma Daniel questo lo sapeva e se c'era una cosa che amava fare quella era manifestare i propri sentimenti e dedicare tutto se stesso alla persona che amava.
Mark lo abbracciò sprofondando il viso nell'incavo del suo collo, stringendolo fortissimo. -Sono così fortunato ad averti- mormorò, cullato da quell'abbraccio caldo.
-Oh no, piccolo... io lo sono.-

Finally a familyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora