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-E così, il frocetto ha trovato chi se lo sbatte per bene. I miei complimenti per la scelta- sputò acido Travis, per poi afferrare stizzito una delle due scope che il signor Nolaan aveva lasciato per loro, abbandonate in un angolo dell'aula che dovevano pulire, assieme ad una paletta, alcuni prodotti e dello scottex che servivano per pulire i banchi.
Cole arrossì cercando di non farsi vedere, ignorò le parole sferzanti dell'altro e, dopo aver preso anche lui la scopa, cominciò a passarla allontanandosi da lui. Voleva solo finire il proprio lavoro e tornare a casa.
-Vi ho visti 'sta mattina- aggiunse qualche secondo dopo, usando un tono basso da sembrare minaccioso. Lasciò cadere malamemte la scopa a terra e raggiunse il rosso che sospirò alzando gli occhi al cielo, ma continuando a dargli le spalle.
-Ehi, non ignorarmi!- esclamò, facendolo voltare con un colpo della mano sulla spalla. Cole digrignò i denti e lo fulminò con lo sguardo, stringendo i pugni.
-Cosa cazzo vuoi, Travis?! Fatti gli affari tuoi e continua il tuo lavoro!- strinse il manico della scopa con talmente tanta forza da far sbiancare le nocche. Fece per tornare a ciò che stava facendo, ma qualcosa lo spinse a porre la fatidica domanda che desiderava fargli da troppo tempo.
-Perché mi odi tanto? Perché...- ma quelle parole dettate dai suoi pensieri fecero sì che gli occhi si facessero improvvisamente lucidi. Travis nel vederlo sgranò i propri, sorpreso; non lo aveva mai visto così e dentro di sè sentì quella nota di senso di colpa che si faceva strada in lui ogni volta che loro due, proprio a causa sua, litigavano. Ma questa volta fu come una lama nel petto, come se la consapevolezza di aver sbagliato si fosse tramutata in qualcosa di concreto che ora lo stava prendendo a pugni.
Cole, che si odiò per non essere riuscito a trattenersi, tirò su col naso e portò lo sguardo sul pavimento.
-P-Perché ce l'hai solo con me? Che cosa ti ho fatto?- domandò in un mormorio appena udibile, continuando a fissare per terra.
Non aveva mai pianto a causa sua e non gli aveva mai mostrato quel lato sensibile, per non mostrarsi debole ai suoi occhi. Ma ormai era tardi per trattenere tutta quella rabbia repressa e non ci badò più di tanto quando una lacrima gli offuscò la vista.
Travis deglutì a vuoto e indietreggiò di un piccolo passo prendendo coraggio per ciò che stava per dire.
-È questo il punto, non hai mai capito ciò che hai fatto... ciò che mi hai fatt- ma non ebbe la possibilità di continuare la frase perché si ritrovò con il pugno di Cole piantato nello zigomo sinistro che lo fece indietreggiare ancora, inducendolo a coprirsi col palmo della mano la parte colpita.
Cole spalancò gli occhi realizzando ciò che aveva appena stupidamente fatto e quello che avrebbe scaturito di lì a poco. Si massaggiò le nocche restando a guardare la figura immobile e silenziosa di Travis che si tamponava lo zigomo in un vano tentativo di alleviare il dolore.
-Io non ho colpe Travis, ognuno di noi raccoglie ciò che semina.-
Si ritrovò addosso gli occhi chiari dell'altro, oscurati dalle folte sopracciglia aggrottate sopra di essi.
Si avvicinò con passo deciso facendolo indietreggiare per la paura di ricevere un colpo, fino a trovarsi appiccicato alla parete con il suo corpo ad intrappolarlo e le proprie braccia bloccate in parte dalle sue forti mani.
-P-Perfavore no... non peggioriamo la situaz- venne interrotto dalle labbra di Travis che si posarono prepotentemente sulle sue, schiacciandolo contro la parete.
Sgranò gli occhi incredulo, credendo che quello fosse un sogno, o meglio, un incubo. Shokkato, si staccò da quell'assurdo contatto con un veloce movimento. Aveva le guance rosse e il respiro accelerato, immobile fissava quegli occhi così stranamente seri in cerca di spiegazioni.
Travis lasciò la presa sulle sue braccia e indietreggiò con lentezza snervante, lo guardò negli occhioni nocciola e prima di correre fuori dalla classe, disse con rabbia che veniva dal profondo:
-Ecco ciò che mi hai fatto, ecco chi è il frocio qui.-

Scivolò fino a trovarsi seduto sul pavimento e la schiena poggiata alla parete. Nascose il viso dietro le mani e lasciò che alcune lacrime gli bagnassero i palmi e le guance.
Cosa aveva fatto di male per subire tutto quello? Che colpe aveva per essere diventato la vittima di uno stronzo represso? Quello di averlo fatto innamorare di sé? Perché aveva dovuto sopportare tutti quegli insulti e quelle botte quando l'unica e semplice cosa giusta da fare era parlare?
Era stato usato come mezzo di sfogo, le cui armi erano insulti omofobi... e per cosa? Per sentirsi meno... "frocio", forse?
E perché ora l'istinto gli diceva di andare da lui? Cosa sperava di risolvere o capire? A quel punto, dopo quello che era appena successo, poteva aspettarsi di tutto e senza rimanerci troppo stupito.

Finally a familyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora