30.

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Gregory si voltò e gli occhi caddero in quelli sorpresi del ragazzo, immobile ai piedi della scala. -Cole, mi sono dimenticato di dirti che questa sera avevo un impegno...- disse, facendo un cenno con la testa verso l'ospite indesiderato, guardandolo colpevole.
Il rosso sorrise suo malgrado -non fa niente, tanto adesso devo tornare a casa.-
Il corvino annuì e tirò fuori dalla tasca una busta bianca e gliela porse, lui guardò prima la busta poi confuso guardò chi gliela aveva porsa. -Sono i tuoi soldi, per il dipinto- chiarì, facendolo cadere dal pero.
-Oh, grazie mille...- mormorò, afferrandola e mettendola in tasca.
-Non la controlli?- chiese, mettendolo in imbarazzo. Andiamo, era così agitato in quel momento che non sapeva nemmeno cosa fare per primo!
Quel tizio era lì che da parte assisteva alla scena, che lo stava fissando con occhi indagatori e lui era tremendamente a disagio. Troppe emozioni contrastanti allo stesso momento!
-No, be', mi fido- rispose sorridendo nervosamente. Lo sconosciuto si spostò dalla porta d'ingresso per lasciarlo passare e così lui continuò ad avanzare verso l'uscita.
-Allora spero di rivederti, grazie ancora... per la compagnia e il murales- prima di uscire lo guardò con occhi spenti, perché la presenza di quel ragazzo era troppo palese e la gelosia mista a delusione cominciarono a pervaderlo.
-Grazie a te, ci vediamo- gli donò il sorriso piu falso che potesse esistere, salutò gentilmente lo sconosciuto, che ricambiò in maniera che Cole trovò assolutamente fastidiosa ed uscì definitivamente dalla casa.
Si guardò un'ultima volta indietro prima di superare il cancelletto e vide Greg che lo salutava con la mano sorridente. Ricambiò, anche il sorriso, già sentiva la sua mancanza.
Uscì dal cancelletto, lo richiuse ed infine si allontanò, velocemente, cercando di non voltarsi indietro. E non lo fece.
Ma come un fulmine che squarcia improvvisamente il cielo gli venne in mente che non poteva definitivamente andarsene, almeno non prima di aver ripreso le proprie cose! Come uno stupido aveva lasciato i colori, i pennelli e qualsiasi altro materiale in quella stanza. Pensò di voltarsi e andare a riprendere la sua roba, ma poi ci ripensò. Probabilmente li avrebbe solo disturbarti, decise che avrebbe avvertito Gregory della sua sbadataggine e che il giorno dopo sarebbe tornato lì per riprendere tutto.
La tristezza per un breve istante sparì, lasciando il posto ad un sorriso, per il solo pensiero di rivederlo. Ma durò davvero poco, perché i negativi ma anche ovvi pensieri gli riaffollarono la mente.

-Chi era? Se posso sapere- chiese Paul, mentre salivano sulla sua macchina.
-Il ragazzo a cui ho chiesto di fare un murales per il figlio di Daniel e Mark- rispose Gregory, allacciandosi la cintura.
-Oh... dal modo poco amichevole con cui mi guardava presumo fosse un tuo ammiratore- disse ironico, come se lui non lo fosse!
-Tecnicamente, anche tu lo sei- rispose scherzoso il corvino, mentre l'altro aveva già acceso il motore ed ora stava facendo manovra. Fermò per un secondo l'auto e lo guardò divertito -hai ragione- e gli sorrise, per poi partire verso il ristorante.
Mentre mangiavano si lasciarono trasportare da risate e chiacchiere. Parlarono soprattutto dell'adolescenza e dei ricordi che avevano in comune, ridendo come matti riportando alla memoria figuracce ed episodi divertenti.
Scoprì che Paul lavorava in un ristorante come cameriere e che aveva un meticcio color panna che si chiamava, appunto, Panna. Gregory rise quando glielo disse e gli raccontò di come le cose stavano andando per lui a Portland, tralasciando il discorso importante... ancora non gli sembrava il momento.
Finita la cena si alzarono e con il conto si avviarono alla cassa. Gregory fece per tirare fuori dalla tasca il portafogli, ma Paul lo riprese.
-Non ci provare neanche, pago io- gli disse deciso, tirando fuori il proprio portafogli dalla tasca.
-Ma non dire sciocchezze!- rispose di rimando, estraendo i contanti.
-Assolutamente no, Greg. Ti ho invitato io, pago molto volentieri e con grosso piacere.-
Greg cedette e lo lasciò fare, rimise i soldi a posto e lo ringraziò calorosamente.
Uscirono dal ristorante e s'incamminarono verso l'auto, il cielo era piuttosto scuro e l'orologio segnava le 22 passate.
-Quindi non ti sei più fidanzato dopo la rottura con Miguel?- introdusse proprio lui quel discorso, perché prima o poi qualcuno doveva farlo e, stranamente, Paul non aveva minimamente accennato a relazioni e cose varie.
-Ah... in verità, sì. Ma niente di troppo serio- rispose, e aggiunse che non gli mancava per niente quel tipo, erano stati insieme da ragazzi, ma era solo una relazione destinata inevitabilmente a finire. Gregory a malapena si ricordava il suo aspetto, fu un miracolo che si fosse ricordato del nome. Ma aveva sempre avuto una buona memoria.
-Tu? L'altra sera hai detto che non cerchi una relazione ma che... semplicemente ti diverti-
-A proposito di questo, devo parlarti chiaramente Paul. Scusa se ho aspettato così a lungo e se non ho subito detto la verità, ma visto quello che provi per me, è giusto che tu la sappia.-
Il castano si appoggiò alla portiera della macchina, dato che l'avevano appena trovata nell'isolato parcheggio e lo guardò seriamente negli occhi. Gregory prese un respiro profondo e gli raccontò tutta la verità. Gli raccontò che non andava in giro a farsela con qualsiasi gay che incontrasse ma che al contrario passava le giornate da solo oppure lavorando come un mulo, perché era l'unica distrazione. Che aveva perso quello che considerava l'uomo della sua vita per colpa di un incidente stradale. Che si stava ancora riprendendo dal grosso colpo e per questo al momento era troppo presto per riuscire ad andare avanti.
La voce era tremante e gli occhi erano leggermente lucidi ma non cedette alle lacrime.
Paul lo guardò con la bocca semiaperta e gli occhi sgranati, in cui Gregory lesse, non seppe per quale motivo, delusione. -Cazzo, mi dispiace moltissimo- mormorò, accogliendolo in un abbraccio confortante. Anche se di caldo non aveva nulla.
-Tutto okay, la vita va avanti e devo starle al passo se voglio essere felice- disse con sicurezza, staccandosi e sorridendo lievemente.
-Quindi... ce l'ho una piccola speranza?-
Gregory pensò che una domanda del genere, dopo un discorso del genere non era decisamente opportuna, ma lasciò correre.
Pensò a qualcosa da dirgli ma quando aprì bocca ancora non aveva trovato le parole adatte.
Ormai si era convinto al cento per cento che voleva rifarsi una vita. Ma lasciava che le cose accadessero da sole, mentre lui rimaneva a guardare. Forse doveva smetterla di fare lo spettatore della propria vita e cominciare ad esserne l'attore. Buffa metafora, ma era la verità: doveva prenderla in mano quella vita.
Guardò nei suoi occhi marroni, speranzosi e luccicanti, impazienti di sentire una risposta.
Provò ad immaginare un futuro con lui, ma niente, la sua testa non gli mostrò nulla. Non provava nulla, se non una vecchia amicizia, che ormai era andata lasciando il posto a due estranei. Si sa, il tempo passa e le persone cambiano, le relazioni finiscono e ricominciare a frequentare qualcuno è una cosa che richiede tempo, come fare amicizia per la prima volta.
Sospirò e trovò le parole adatte per non ferire i suoi sentimenti.
-Paul, io...- ma venne bruscamente interrotto, perché si trovò con le braccia dell'altro attorno al suo collo. E un secondo dopo aveva le labbra incollate alle sue, prepotenti e bisognose di una risposta. Interdetto cercò di scostarlo dal suo corpo ma con scarsi risultati. Sentì la lingua premere sulle sue labbra con forza, facendosi spazio e incontrando i denti, mentre lo stringeva tra le braccia. Non gli arrivò nulla se non arroganza e prepotenza, niente di profondo, nemmeno l'amore che diceva di provare. Gregory indietreggiò, posando entrambe le mani sul petto dell'altro, in un vano tentativo di staccarselo di dosso. Lo spinse con forza e finalmente il castano lo lasciò, per miracolo riuscì a non perdere l'equilibrio mentre indietreggiava.
-I-Io ti amo Gregory, ti prego dammi una possibilità!- esclamò, con gli occhi lucidi e il respiro pesante. -Ti amo!- alzò la voce, lasciando l'altro stupito.
-Ma cosa stai dicendo? È... È impossibile... noi nemmeno ci conosciamo praticamente, è passato troppo tempo...- cercò di farlo ragionare, ma tenendo comunque le distanze.
Certo, magari quand'era più giovane aveva provato qualcosa per lui... ma ora che ci pensava bene, veramente anche dopo tutto quel tempo non era riuscito a superarla? Impossibile, soprattutto se tra loro non c'era mai stato niente di profondo, forse un'amicizia ma niente di più.
-Che importa!? Dimentica tutto e ricomincia con me!- alzò la voce, disperata, per fortuna intorno a loro c'erano solo macchine e le uniche persone presenti erano troppo lontane per sentire.
"Dimentica", si ripetè in testa. No, non in quel modo.
-Ma che cazzo stai dicendo?!- rispose, cercando di controllare l'irritazione.
-Non puoi chiamarlo amore, Paul. Nemmeno mi conosci, siamo a malapena amici!- si avvicinò, parlando con tono duro e autoritario. Il moro alzò gli occhi liquidi in quelli carbone dell'altro. Erano seri, decisi e leggermente incupiti.
-Provo ancora amore per lui, lo capisci?! Non puoi dirmi di ricominciare da capo con te, come se fosse una cosa semplice e banale!- disse, trattenendo il tono di voce.
Paul aggrottò le sopracciglia e quasi sembrò che gli occhi avessero perso tutta quella lucidità a causa delle lacrime e che la rabbia avesse preso il loro posto.
Forse, se avesse saputo fin da subito la verità, quel teatrino non l'avrebbe messo in piedi.
-Vaffanculo! Sei patetico- disse col tono più spregevole e sprezzante che Gregory avesse mai sentito. E adesso dov'era finito quel ragazzo gentile e sorridente di prima? Spalancò la bocca e ora la rabbia s'impossessò anche di lui.
-Cosa?! Patetico io? Forse non ti sei sentito cinque secondi fa, mentre mi pregavi! E al contrario io ho cercato di ragionare con te!- rispose, fronteggiandolo e guardandolo dall'alto. Paul scoppiò a ridere, Gregory cambiò immediatamente l'espressione alterata in una interdetta.
-On Cristo, ma davvero non lo hai capito? Sai... speravo di farti un po' tenerezza, così magari qualcosa sarebbe nata. Ma ormai è andato tutto a puttane e questo solo perchè in realtà sei un povero e stupido piagnucolone che spera che un giorno torni il suo amore! L'unico motivo per cui siamo qui ora è perché non sei niente male e sei ricco e speravo in qualche modo di fotterti un po'- ghignò, guardandolo con la strafottenza di un ragazzino che si ribella dalla mamma. Veramente, da ragazzino.
Provò solo pena e delusione. Era stato tanto ingenuo da prendersi persino la briga di raccontargli tutto, di essere sincero, perché credeva se lo meritasse di sapere la verità.
Strinse così forte i pugni fino a sentire le unghie conficcate nei palmi morbidi, così forte da fargli male.
Sul volto ora l'indifferenza più totale, persino la rabbia riuscì a far andar via. Perché una persona così non si meritava nemmeno quella.
Si avvicinò di più fino a trovarsi con il viso a un millimetro dal suo, con gli occhi impassibili puntati nei suoi avidi e senza alcun sentimento.
Lo afferrò per il colletto della maglia, senza troppa forza, bastò quello per farlo sobbalzare, dimostrando il vero codardo che era.
Cosa credeva? Che Greg sarebbe scappato via piangendo con la coda fra le gambe perché qualcuno lo aveva trattato male? Non aveva mai visto Gregory McCarthy incazzato, allora! Avrebbe rimpianto di avergli fatto una cosa così meschina!
-Non ti lascio l'impronta della mia cazzo di mano su quella maledetta faccia solo perché sono contro la violenza... anche se in questo caso non sarebbe poi così gratuita- disse a denti stretti, per poi lasciare l'indumento malamente e senza garbo. Si allontanò da lui, guardandolo con espressione tranquilla.
-Fottiti, testa di cazzo- farfugliò l'altro sistemandosi la maglietta, ormai nemmeno la parte dell'arrogante strafottente gli riusciva bene.
-Pensa o dì quello che vuoi. Intanto ti consiglio di andare a scuola di recitazione, magari per la parte del cattivo ti prendono... ottima performance. Spero di non rivederti mai più.-
Detto ciò si voltò, gli fece il dito medio senza voltarsi e godersi la vista della parola "vergogna" dipinta sul volto di quel bastardo.
"Se avessi voluto assistere a scenate del genere avrei acceso la tv per guardarmi una puntata di Beautiful... che serataccia" pensò mentre tornava a casa.

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