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Dora scostò la tenda e guardò fuori dalla finestra del salotto -piove a dirotto!- esclamò, voltandosi e guardando il figlio che se stava appollaiato sulla poltrona. Cole annuì pensieroso e sospirò per l'ennesima volta, continuando a guardare verso il basso.
-Capisco che questo tempaccio non metta allegria ma, andiamo Cole, potresti mostrare un sorriso al tuo paparino che non vedi mai?- disse con tono scherzoso l'uomo, mentre beveva l'ultimo sorso di caffè. Dora annuì roteando gli occhi, tornando al suo posto affianco a l'ex marito.
-Tuo padre ha ragione- intervenne ottenendo un'occhiataccia.
-Ho fame, mangiamo la torta?- cambiò discorso il rosso, il tono di voce mogio e triste. La donna si alzò, andò in cucina per tagliare la torta al cioccolato che aveva rigorosamente fatto in casa. Cole amava le sue torte e se non poteva avere Greg allora almeno la torta!
Christopher si alzò dal divano e andò ad accomodarsi sul bracciolo della poltrona, vicino a Cole. Quest'ultimo gli rivolse uno sguardo e un sorriso appena accennato.
-Che hai? È successo qualcosa?- domandò premuroso, avvicinandosi di più. -Come sei brutto papà- rispose l'altro, spostando l'attenzione da qull'argomento.
Christopher rise, cose come quella gli capitava spesso di sentirle da lui, erano soliti scambiarsi dolci e simpatici insulti tra padre e figlio.
-Oh grazie. Effettivamente, per tua fortuna, sei tutto tua madre... però almeno non sono antipatico come te- ridacchiarono entrambi.
-Festeggerai anche coi tuoi amici?- chiese poi, decidendo di lasciare perdere, per il momento, la domanda precedente. Cole alzò le spalle -forse Ryan organizza qualcosa a casa sua, dice che vuole fare qualcosa di grande come l'ultima volta.- "Sperando che non finisca come l'ultima volta!" Pensò soltanto.
-Bravo, non bere troppo mi raccomando- Cole roteò gli occhi.
-Io? Bere troppo? Mai!- scherzò.
Aveva diciotto anni, dirgli di non bere ad una festa piena di teenagers era come chiedere ad un cane di non mangiare il biscotto che ha sotto il naso. Poco e senza esagerare andava bene pure a Cole, infondo cosa c'era di divertente nel ubriacarsi tanto fino a stare male? L'importante era non superare il proprio limite e si sarebbe solo divertito.
Dora tornò con un vassoio contenente i piatti con il dolce e li porse ai due e nell'esatto istante in cui Cole stette per ringraziarla il citofono gracchiò.
-Vado io, forse è Clare- disse il rosso, alzandosi e andando a rispondere al citofono col piatto in mano. Non avrebbe mai lasciato quella torta per nessun motivo al mon...
-Sono Gregory!- sentì dall'altra parte del dispositivo, quasi la lasciò veramente la presa sul piatto nel sentire quella voce!
-Chi è tesoro?- chiese la donna, Cole si girò e la guardò incredulo con un sorriso enorme. -Scendo subito!-
-Ma chi è?- ripetero incuriositi i suoi genitori. -Mamma è Gregory, scendo un secondo!-
Dora strabuzzò gli occhi e Christopher li guardò perplesso. -Fallo salire!- esclamò cinguettando, mentre Cole raggiungeva la porta.
-No!- ma sua madre ormai era affacciata alla finestra che dava sul portone e salutava con una mano l'uomo sorridente che se ne stava riparato sotto l'ombrello.
Cole corse giù come una furia saltando tre scalini alla volta e incontrò Gregory all'ultima rampa di scale. Per la verità fu un vero miracolo che non gli fosse andato pienamente addosso.
-Non ci credo, sei qui!- esclamò arrossendo e abbracciandolo forte. Quello era decisamente il più bel regalo di compleanno!
-Tanti auguri!- esclamò Gregory che ricambiò l'abbraccio.
Poi lo guardò negli occhi, con le punte dei nasi vicinissimi e le labbra che quasi si sfioravano. -Ho fatto il possibile per spostare il giorno della partenza ed eccomi qui!- disse sulla sua bocca sorridente. Cole aumentò il sorriso e gli lasciò un bacio che presto si trasformò in uno scambio di effusioni caldo e intenso.
Quando si staccarono Gregory cominciò a salire le scale, venendo subito bloccato dal rosso che circondò la sua vita con le braccia, piantando i talloni per terra e stringendolo forte per non farlo scappare.
-No! Ti prego, non farlo!- esclamò, mentre se ne stava praticamente abbracciato alla sua vita come un koala attaccato all'albero.
-Perché? Voglio solo salutare tua madre- disse tranquillamente, continuando a salire le scale senza alcuna fatica.
-È proprio quello il problema!-
-Ma piantala, mollami e leva la tua faccia dal mio culo- esclamò ridendo e provando in tutti i modi a staccare le sue mani di dosso appiccicate a lui come ventose. Cole arrossì, smorzò la presa e si ritrasse ritrovandosi il sedere perfetto del moro davanti ai propri occhi. Non si sa quanto rimase a fissarlo ma si accorse troppo tardi di aver allentato la presa sull'altro, perché quello era sgattaiolato dalle sue braccia e stava correndo su per le scale.
-No, torna qui!- esclamò, rincorrendolo -oddio! Quella pazza adesso chissà cosa gli fa!- disse fra sé e sé.
Quando finalmente arrivò alla porta di casa, con il fiatone per la corsa in salita, vide sua madre che abbracciava Greg in modo confidenziale. -Guarda com'è felice adesso Cole! Vieni ti offro una fetta di torta, tesoro vai in cucina a prenderla- disse rivolgendosi al figlio bordeaux sulle guance, che chiuse la porta dietro di sé. Fece come gli era stato detto e scappò, momentaneamente, da quella imbarazzante situazione.
-Accomodati, fa come se fossi a casa tua!- disse la donna conducendolo in salotto, dove c'era il padre di Cole, sempre con quello sguardo perplesso, che cercava di capire cosa stesse succedendo e chi fosse l'ultimo arrivato.
-Non vorrei disturbare, ero venuto solo per un saluto, io...- -Gregory lui è Christopher, il papà di Cole- lo interruppe, ottenendo un'occhiata confusa dall'ex marito. Quest'ultimo gli porse la mano e Gregory la strinse educatamente, per poi sedersi sulla poltrona.
Cole entrò in salotto con le guance in fiamme e due piatti di torta in mano, uno per Gregory e l'altro per lui, quello che prima non era caduto per miracolo.
Porse il piatto al moro che ringraziò e senza guardare in faccia a nessuno rimase in piedi concentrandosi sul dolce.
-Spero ti piaccia, è la preferita di Cole!- ci pensò sua madre a riempire quel silenzio imbarazzante. -Davvero ottima, Dora!- esclamò, gustandosi quella meraviglia al cioccolato, sembrava che fosse sua "suocera" da millenni. La rossa si sedette sul divano accanto a Christopher e accavallo le gambe, guardando i due.
Gregory si chiese se Cole avesse detto ai suoi di loro due ma dalle facce dei suoi genitori capì che di sicuro Dora sapeva tutto e che suo padre, al contrario, non ne sapeva niente di niente. Christopher la guardò interrogativo e lei sembrò cadere dal pero -oh, giusto! Cole non ti avrà detto nulla come al solito... Christopher, Greg è il ragazzo di Cole.-
Quest'ultimo quasi si strozzò con il dolce, suo padre sgranò gli occhi, non se lo aspettava proprio che quell'uomo di dieci anni più vecchio del figlio fosse il suo fidanzato e Gregory sorrise imbarazzato.
-Non sono bellissimi assieme?-
-Mamma! Così lo metti solo in imbarazzo! E potresti tacere una volta tanto, avrei preferito dirlo io a papà- la riprese, sentendo su di sé lo sguardo del padre.
-Quante storie, tanto lo avrei scoperto lo stesso o da solo o da tua madre- disse l'uomo ridacchiando. -Mi sembri un tipo a posto Gregory, un po' grande per mio figlio, ma a posto. Se provi a farlo soffrire ti stacco le braccia e te le frullo insieme alle palle, intesi?-
Cole tossì sputacchiando la torta che questa volta gli era andata di traverso sul serio e lo guardò allibito. -Papà!- urlò, mentre i due ridevano e Gregory lo guardò divertito, cercando di metterlo a suo agio.
-Non si preoccupi signor Campbell, non potrei mai far del male a questo angioletto- scherzò facendo ridere ancora di più i due genitori, divertiti soprattutto dalle facce imbarazzate del figlio. -Ma quale angioletto!- esclamò la donna fra le risate.
Cole diede loro un'occhiataccia per poi allontanarsi e riportare i piatti vuoti in cucina, dove li lasciò nel lavello per pulirli.
Poco dopo venne raggiunto dal moro, che lo abbracciò da dietro e lo baciò sulla nuca, provocandogli dei brividi lungo tutto il corpo. -I tuoi sono davvero forti- sussurrò nel suo orecchio, Cole si girò fra le sue braccia e sorrise sarcastico. -Errato, sono completamente fuori di testa- lo corresse, facendolo sorridere.
-Quindi... quando partirai?- mormorò, tornando serio come anche Gregory fece. -Domattina, è già tutto pronto. A casa mi aspettano con ansia... non vedo i miei da quasi un mese e venire a casa tua e incontrare tua madre e tuo padre mi ha fatto venire tanta nostalgia.-
Era vero che con sua madre ancora non aveva chiarito al cento per cento, ma le mancava molto e lo stesso suo padre e suo fratello Kevin, più i suoi bellissimi nipoti che non vedeva l'ora di rivedere.
-È giusto. Me li farai conoscere un giorno i tuoi? Così potrò vendicarmi e metterti a disagio con loro come hai appena fatto con me!- esclamò, facendo ridere entrambi.

Si era fatto pomeriggio tardi e Christopher ormai era tornato a casa sua, Cole lo abbracciò fortissimo e gli promise che sarebbe venuto a trovarlo la settimana prossima, prima che iniziasse la scuola. Poi l'uomo aveva lanciato a Gregory un occhiata che diceva tutto e lo aveva salutato con un'amichevole pacca sulla spalla.
Adesso erano entrambi sdraiati sul letto di Cole, come aveva detto sua madre prima di uscire e accompagnare l'ex marito: "lasciamo loro un po' di privacy", facendo ovviamente imbarazzare il figlio.
-Cosa hai ricevuto per il tuo compleanno?- domandò il più grande, lasciando che Cole poggiasse la testa sul suo braccio disteso.
-Mio padre voleva regalarmi l'auto... ma ovviamente mia madre glielo ha severamente vietato e quindi alla fine ho ricevuto una bicicletta, è davvero bella- rispose, accoccolandosi di più a lui.
-Non sapevo sapessi guidare- -Sì, sono capace ma non ho la patente... Era inclusa nel banchetto l'iscrizione alla scuola guida ma... sinceramente mi va benissimo così- rispose alzando le spalle. Quanto volte suo padre gli aveva dato in mano il volante... tante quante le ammacature che Christopher si trovava sulla sua povera auto!
-Mi dispiace, io non ti ho fatto nessun regalo- disse il moro, stringendolo a sé. Cole sorrise -mi basta averti qui oggi, il fatto che tu non sia partito ma venuto a trovarmi è stata la sorpresa più bella.-
Gregory ricambiò il sorriso e si avvicinò per baciarlo, profondamente e con infinita dolcezza. Quel ragazzo era la tenerezza fatta a persona e lui di tenerezza di questo tipo non ne riceveva molta da tempo.
Lo baciò sotto l'orecchio, per poi scendere lentamente sul collo, raggiungendo con le labbra l'orlo della maglietta. Cole si ricoprì di brividi e sospirò ammaliato da quello stretto contatto così dolce ma allo stesso tempo molto, molto caldo.
Portò una mano alla sua vita e lentamente la fece scivolare sotto la maglietta del rosso, accarezzandone la pelle chiara. Passò la mano sul ventre piatto e sul petto di quel glabro corpo asciutto e agile.
Cole aumentò il rossore sulle proprie guance e si godette quelle carezze, poi il moro, con la mano libera, afferrò la sua è la condusse sul proprio petto ricoperto dalla maglia. Il rosso gli rivolse uno sguardo titubante ma Gregory lo tranquillizzò con un sorriso e condusse la sua mano giù fino alla vita. Il ragazzo riprese possesso della propria mano e la infilò, leggermente impacciato, sotto la sua T-shirt. Accarezzò, prendendosi tutto il tempo, i suoi addominali definiti ma non troppo, sospirando e mordendosi il labbro per il contatto con quel corpo perfetto. Salì fino ai pettorali, sfiorando i muscoli e la pochissima e corta peluria che ne ricopriva pochissima parte.
Gregory avvicinò il viso al suo e, mentre le dita di uno accarezzavano il corpo dell'altro e viceversa, lo baciò con passione ritrovando subito una risposta molto più accesa dall'ultima volta che le loro lingue si erano incontrate.
Cole prese iniziativa e, forse perché trasportato da quel momento eccitante, si spostò da quella posizione e con un veloce movimento si ritrovò seduto sopra il più grande. Quest'ultimo, troppo preso anche lui, si alzò appena coi gomiti e, con le vite a stretto contatto l'una con l'altra, continuarono a baciarsi.
Si staccarono e sospirarono nella bocca che avevano davanti e solo in quel momento Cole sembrò veramente realizzare ciò che stava accadendo. Spalancò gli occhi e mormorando scuse su scuse, fece per scendere dal corpo di Gregory ma quest'ultimo lo bloccò in tempo.
Aveva capito il motivo per il quale aveva interrotto quel momento: credeva stesse andando troppo veloce per lui, che doveva farsi coraggio per abbattere i muri del passato. E sì, era così ma si sentiva così bene a scambiarsi quell'effusioni con Cole che il passato sembrava improvvisamente sparito.
-È tutto okay, Cole... lo volevamo entrambi- lo rassicurò, accarezzandolo sulle cosce, per poi alzare il busto e mettersi seduto, posando le dita sulla sua guancia.
-D-Davvero? Non... non stavamo, ehm, c-correndo troppo? Pensavo che tu avessi bisogno di... più tempo, cioè...- balbettò anche lui in confusione, gli occhioni nocciola pieni di dubbi.
-Va tutto bene, non sento nessun rimorso e, non so tu, ma a me piaceva molto quello che stavamo facendo- scherzò guardando le sue guance lentigginate tutte rosse.
Cole rise di gusto e poi d'istinto lo abbracciò: chissà quanto tempo avrebbe dovuto aspettare prima di poterlo fare ancora. -Ti voglio bene Gregory, mi mancherai moltissimo- mormorò con un nodo in gola e gli occhi lucidi. Gregory avvertì dal suo tono di voce che era vicino al piangere e lo strinse a sé ancora più forte. -Shh, saremo insieme prima di quanto tu possa immaginare.-
Cole annuì e rimasero per lunghi minuti così, vicinissimi, i battiti dei cuori uniti in qualcosa di completo e semplicemente unico.

Finally a familyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora