37.

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Gregory chiuse la valigia poggiata sul letto, quello su cui aveva dormito praticamente un mese, e la sollevò dal manico, dirigendosi con essa verso l'uscita della stanza. Posò la mano sulla maniglia e fece per abbassarla, ma qualcuno dall'altra parte lo anticipò e quasi non si ritrovò con la porta piantata nel naso. Indietreggiò e davanti gli si parò l'espressione sorpresa di Daniel.
-Diamine scusa, che tempismo!- disse, divertendo Gregory che lo tranquillizzò con una risata, poggiando per terra il borsone. Dan venne catturato da quel movimento e sospirò malinconico, mentre entrava del tutto nella camera.
-Cavolo, mi mancherai tanto... l'unica cosa positiva di non averti più qui che mi gironzoli per casa, sarà poter scopare dove voglio e quando voglio.- -Aw... sei sempre così delicato!- commentò le sue parole, scoppiando a ridere insieme all'amico.
-Sono contento che alla fine abbiate chiarito- disse poi Greg, ritornando serio.
-E alla grande, aggiungerei. Devo ancora risolvere qualche faccenda a lavoro, ma con Mark adesso va tutto meglio- rispose con un sorrisone, che l'altro ricambiò volentieri. -Sono davvero contento per voi, sapevo che avreste risolto tutto. Vi amate e si vede.- Daniel annuì, senza spegnere il suo luminoso sorriso.
-C'è una cosa importante che vorrei dirti, Mark sa già tutto- glielo aveva detto il giorno prima, dopo essere tornato da casa del rosso e averlo salutato, inutile dire che gli urletti poco virili che il biondo riuscì a tirare fuori lo divertirono parecchio.
Ma in quel momento non trovò il coraggio per nominare il ragazzo. Non perché se ne vergognasse, o perché nemmeno lui era sicuro di quella che stava facendo con Cole. Non a causa di questo.
-Ascolta Daniel, non voglio tornare a casa sapendoti arrabbiato con me per quello che sto per dirti, ma ci sono cose che bisogna accettare e...-
Daniel alzò un sopracciglio, confuso da quelle parole e persino leggermente preoccupato. -Ma di che parli? Sei il mio migliore amico, cosa pensi possa farmi arrabbiare con te così tanto?-
Gregory prese un profondo respiro. Ovviamente Daniel non aveva alcun diritto o permesso di dire che quello che stava facendo era sbagliato e che avrebbe dovuto finirla lì... ma comunque gli sarebbe dispiaciuto andare via e lasciarlo dopo una stupida discussione, con tutto quel tempo passato insieme a ritrovarsi.
-Riguarda Cole- mormorò. -So quanto la cosa non ti vada giù, ma ho trovato in lui una persona davvero fantastica e...- Daniel si accigliò ancora di più, temendo di sentire quelle parole che avrebbero confermato i suoi timori.
-Va' al dunque- lo esortò fremente.
-Io e lui stiamo... come posso dire? Uscendo insieme? Non so nemmeno io come chiamarlo ma- venne interrotto bruscamente dall'amico.
-Fermo, fermo, fermo. Spero tu stia scherzando- disse duramente, incrociando le braccia al petto. -È un ragazzino, diavolo, avrà vissuto nemmeno la metà di quello che hai passato tu! Non puoi trovare in lui l'aiuto per andare avanti, è troppo giovane per capirlo! E se... e se...- si disperse con le parole, spinto dalla preoccupazione che provava per l'amico.
Gregory strinse i pugni -"e se" che cosa? Non lo conosci nemmeno, Daniel. Almeno, non come lo conosco io- disse con sicurezza, affranto dal fatto che tutto ciò che sperava non succedesse lo stava invece facendo.
-D'accordo, lo conosci, io probabilmente non mi ricordo nemmeno come si chiama... Colton?-
-Cole!- lo corresse sovrastando la sua voce.
-Non me ne frega un cazzo. Dio Gregory, come fai a non pensarci? Chi ti dice che tra una settimana, a causa della distanza, non si stufi? O che trovi altre distrazioni? È solo un ragazzino, non conosce il mondo e tantomeno sa come renderti felice veramente...-
-Questo non è affatto vero! È un ragazzo, sì, è molto giovane ma non è uno stupido! O uno qualsiasi, o il tipo che se ne va al primo ostacolo! Lui, dopo tanto tempo di sofferenza, ha portato nella mia vita qualcosa che mi stava mancando terribilmente. Io ci sto provando ad esser felice... me lo avete detto anche voi fin dall'inizio!-
Daniel scosse la testa -no, no tu mi stai prendendo per il culo, non sei serio... cazzo! Non posso crederci:" non è uno qualsiasi", "mi rende felice"... "ci sto provando"?!-  Prese un respiro profondo -con provare non intendevo di certo prendere il primo che passa solo perché ti fa ridere, o perché è carino o qualsiasi altro stupido motivo! Non hai bisogno di un ragazzino che non sa nemmeno allacciarsi da solo le scarpe. No, cazzo.-
-Ma stai sentendo le stronzate che dici?! Ti sembro uno che dopo il dolore e la solitudine che ha provato per molto tempo ad un certo punto decide di andare col primo che passa?!-
Daniel deglutì e sospirò, abbassando gli occhi e passandosi una mano sul viso. Concordò con le sue parole e si sentì terribilmente in colpa, volle rimangiarsi tutto. Era stato spinto dalla rabbia e tutto si era trasformato da semplici scambi di pareri ad un caos totale.
-Hai ragione... scusa, non ho collegato la lingua al cervello, mi sono fatto trasportare dal momento, io...- mormorò riportando gli occhi in quelli lucidi dell'altro. Greg trasformò la sua espressione da arrabbiata a comprensiva.
-È okay, Daniel. So che hai detto quelle cose perché ci tieni a me...- Daniel annuì e d'istinto lo abbracciò con forza -cazzo se ci tengo a te, stronzo- mormorò, mentre Gregory trattenne una risatina, troppo inappropriata per quella situazione, scaturita dalla pacatezza che il migliore amico riusciva sempre a metterci. Era sempre stato così "scaricatore di porto" persino in quei momenti? La risposta era un secco .
-Ascoltami Daniel, ciò che sto facendo non lo sto facendo perché è andata così e voglio voltare pagina il più presto possibile, anzi. La decisione che ho preso è il risultato di molte cose messe assieme che non starò a spiegarti, perché ancora persino io ne sono confuso. Ma so che è giusto così. Come sono sicuro che Cole, a prescindere dalla sua giovane età, è un ragazzo con la testa sulle spalle ed è davvero speciale. Lo dico con tutta serietà e sincerità: se con lui non dovesse funzionare, pazienza. So che sarebbe l'ultima cosa di cui ho bisogno, ma sento che non mi devo preoccupare di questo. Capisci le mie parole?- disse, dopo che si furono staccati. Daniel annuì, non del tutto convinto ma di sicuro più fiducioso di prima.
Dalla camera entrò improvvisamente Mark col bambino tra le braccia, entrambi si girarono a guardarlo.
-Va tutto bene? Ho sentito che alzavate la voce- chiese premuroso, chiudendosi la porta alle spalle. I due annuirono e Greg parlò -ho detto a Daniel di me e Cole- Mark annuì lentamente, assimilando quell'informazione, contrario alla brutta reazione che il marito sembrava aver avuto. Daniel prese un respiro profondo e tornò a guardare l'amico.
-Non so cosa dire se non che spero non ti faccia soffrire e che ti stia il più vicino possibile, che per te sia quello giusto, se proprio non può essere nessun altro, e che ti ami davvero- disse, cercando di accettare il fatto che l'unione tra due persone di diverse generazioni può sempre funzionare, e che quello che aveva passato lui era un caso a parte, colpa di una persona schifosa e senza cuore.
Mark sorrise, orgoglioso di suo marito e di quelle belle parole, mentre i due si abbracciavano di nuovo. Pensò che avessero davvero una bellissima amicizia: anche dopo tanti anni senza vedersi si tenevano a cuore a vicenda, parlavano come fratelli e si preoccupavano l'uno dell'altro come tali.
Si staccarono e l'atmosfera attorno a loro si fece più triste, più cupa.
-È molto tardi...- mormorò a malincuore Daniel, mentre Gregory annuiva e riprendeva in mano la valigia, abbandonata finora sul pavimento.
Insieme scesero al piano di sotto, per poi uscire dalla casa e caricare i bagagli di Greg in auto. Li ringraziò, infinitamente, innanzitutto per l'ospitalità e poi la compagnia, le risate ed i bei momenti passati.
Gregory abbracciò forte i due e baciò il piccolo sulla fronte, godendosi la vista di quegli occhi come il cielo e poi salì al posto del guidatore.
-Cazzone non metterci troppo a riempire i camion della tua roba e trasferirti qui, hai capito?- esclamò Daniel, per poi chiudere lui stesso la portiera dell'auto. Alla fine aveva detto loro che avrebbe voluto trasferirsi, persino alla sua famiglia lo aveva accennato.
-Puoi contarci, tu comincia a preparare le bottiglie di birra, che quando torno... te le spacco sulla testa per essere sempre così sboccato anche in presenza di tuo figlio, maleducato!- scoppiarono tutti a ridere, Mark gli diede pienamente ragione e Daniel roteò gli occhi alzando le spalle.
Infine, dopo stupide battute e addii, Gregory avviò il motore della propria auto e partì, lasciandosi dietro la famigliola che lo salutava con la mano.
Il tempo di riabbassare il braccio e alle loro orecchie arrivò il suono di un campanello farsi sempre più vicino. Si voltarono e videro che alla fine della strada, nella direzione opposta dove era andato Gregory, qualcuno in bicicletta sfrecciava pericolosamente e alla velocità della luce verso di loro.
-Chi diavolo è, Michael Schumacher?!- sbottò il moro, guardando quello in bicicletta che schivava pedoni e automobili come un pazzo. Mark strabuzzò gli occhi e ben presto anche Daniel lo fece quando capirono chi era il guidatore. -Oh mio Dio ma è Cole!- esclamò il biondo.
-Pazzo imbecille, io lo sapevo che è un coglione.-
Il rosso si avvicinò sempre di più a loro, respirando affannosamente, e urlò nella loro direzione -Buongiorno Prof!- stette per fermarsi ma Daniel glielo impedì con poche e semplici, dolci parole. -Corri testa di minchia, è già partito... sei ancora in tempo per raggiungerlo- poi gli indicò la via e il ragazzo arrossì, annuendo ringraziando, per poi riprendere a pedalare velocissimo.
Mark tirò una gomitata al marito per l'approccio usato ma quello non lo calcolò e tirò fuori dalla tasca il cellulare.
-E adesso cosa credi di fare?- chiese il biondo, sistemandosi il bambino che gli stava letteralmente scivolando via. Daniel lo ignorò ancora e compose il numero dell'amico.
-Già ti manco? Sto guidando, non farmi parl- -Sta' un po' zitto e accosta, scendi dall'auto e fatti vedere da un cretino in bicicletta. Non chiedermi perché io stia facendo tutto questo perché neanch'io lo so, ma va benissimo così. Non ringraziarmi.- Non attese risposta e terminò la chiamata, chiudendogli in faccia mentre invano chiedeva spiegazioni.
-Lo sapevo che qui dentro- disse Mark indicandogli il petto all'altezza del cuore -c'è un cuore d'oro.-
Daniel fece una smorfia e circondò la sua vita con un braccio, Mark sorrideva sulle sue labbra. Daniel ricambiò e si baciarono, lì in mezzo al marciapiede, davanti ai passanti. Il piccolo sretto tra i loro corpi.
-E sempre ci sarà... ma riservato solo per voi!-

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Mi è piaciuto tanto scrivere questo capitolo! E mi spiace per il linguaggio usato molto colorito (cosa che credo non manchi molto anche negli altri capitoli, ne approfitto ora per dirvelo) perché so che a qualcuno può dare fastidio, ma, a parer mio, credo che diano più forza alle frasi (anche un pizzico di realismo alcune volte, secondo me) e carattere ai personaggi. Daniel è un camionista. Punto. Ma io gli voglio bene lo stesso! <3
Il biondino nella foto è Mark, anche se probabilmente lo avevate capito da soli...
Bando alle ciance, al prossimo capitolo! :*

Finally a familyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora