Capitolo 8

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Suonò la campanella di fine lezioni.
Tutti in classe si sistemarono e se ne andarono come se fosse scoppiato un incendio nella stanza.
Io presi le mie cose con calma e passai vicino la cattedra salutando la professoressa.
"Signorina Artemio" Mi chiamò lei non permettendomi di uscire.
"Sì?" Risposi e lei mi si avvicinò tenendo dei libri sul petto.
"Ho bisogno che lei sappia che non ci sono privilegiati in questa scuola" Disse alzando una mano e poggiandomela sulla spalla.
Io corrugai la fronte e dischiusi la bocca.
A cosa stava mirando?
"Non capisco mi scusi" Risposi ancora una volta facendo la finta tonta.
Lei sospirò e mi lasciò le spalle per afferrare il braccio. Io guardai la sua mano e inarcai una sopracciglia.
"Non avrà nessun favoritismo anche se è la figlia del preside" Spiegò finalmente abbozzando un sorriso.
Io sgranai gli occhi. Era proprio questo che volevo si evitasse di pensare. Non ero in quella scuola perché c'era mio padre ma per comodità. Non volevo alcun tipo di favoritismo.
"Non ci avevo neanche pensato" Dissi abbassando un po' la testa amareggiata. Non volevo che tutti i professori pensassero questo.
"Volevo essere sicura che lei lo sapesse" Continuò sorridendo e mi diede una pacca sulla spalla.
"Le ripeto prof, non mi era passato neanche per la mente" Ripetei una seconda volta cercando di farglielo capire.
Lei si sistemò i libri e si voltò verso la porta alzando le spalle e facendo un grande sorriso socchiudendo gli occhi.
"Meglio così, buona giornata allora" Concluse e se ne andò.
Io rimasi sola in classe assolutamente confusa da quello che era appena successo.
"Perfetto" Dissi in un sospiro e uscii dalla stanza dirigendomi verso l'uscita.
Insomma se una professoressa pensava quello, cosa avrebbero pensato tutti gli altri?
Strinsi gli occhi e i pugni continuando a camminare e fu chiaramente una pessima idee perché andai a sbattere contro qualcuno.
"Dio scusa" Dissi aprendo gli occhi.
Il ragazzo, con le giacca di qualche club di sport, era molto alto, aveva i capelli castani e gli occhi verdi.
In un piccolo lasso di tempo mi persi dentro quegli occhi ricordando quelli di Axel.
Anche lui li aveva così verdi.
Mi ricordai quando li notai la prima volta, quando gli diedi il mio numero di telefono.
Ripensando a quanto ero stata sfacciata e abbassai la testa sentendomi il volto in fiamme.
"Non ti preoccupare" Rispose quello con le mani in tasca e dopo si abbassò per cercare il mio sguardo.
"Sei l'amica di Mike?" Domandò sfoderando un'enorme sorriso.
Alzai il capo sgranando gli occhi.
"Non sono amica di Mike" Risposi corrugando la fronte.
Quello continuò a fissarmi divertito e quando aprì bocca per continuare la conversazione fu bloccato da qualcun altro.
"Sì siamo amici" Rispose Mike alle mie spalle.
Mi voltai e lo fulminai con lo sguardo.
"Andiamo Laila, sei nuova, hai bisogno di amici importanti a scuola" Continuò con uno sguardo serio.
"Sono amica di Nate" Risposi alzando le sopracciglia e proprio in quel momento mi chiesi dove fosse finito. Lo avevo perso di vista dopo la terza ora.
"Scherzi? Ho detto qualcuno di importante" Disse e si mise a ridere.
Corrugai la fronte e aprii bocca per continuare ma non dissi nulla. Perché si comportavano così con Nate? A Miami il rappresentante dell'associazione studentesca veniva lodato come un Dio.
"Lui è il rappresentante dell'associazione studentesca"
"E allora?" Domandò facendo spallucce e quello dietro me fece una piccola risatina.
Mi voltai a fissarlo confusa.
Che c'era di sbagliato in questa scuola?
Come aveva fatto mio padre a permetterlo?
"Posso accompagnarti a casa?" Mi chiese all'improvviso interrompendo i miei pensieri.
Sgranai gli occhi perplessa e mi rivoltai verso lui.
"Emh no"
"Laila sei sola e hai appena perso l'ultimo pullman di oggi" Disse e per istinto spalancai la bocca.
"Cosa? Scherzi?!" Esclamai e feci per uscire fuori ma quel ragazzo mi bloccò.
Il mio cuore iniziò a battere a mille. Il primo giorno stava procedendo di bene in meglio, veramente...
"Dio Laila non succede nulla se accetti" Continuò con un tono di voce irritato e ciò fece irritare ancora di più me.
Strinsi i pugni e abbassai la testa facendo sì che il ciuffo mi coprisse il viso.
"Perché dovrei fidarmi?" Domandai a denti stretti.
"Suvvia! Mi conosci da anni!" Rispose lui come se quella fosse una buona spiegazione.
"Appunto" Pronunciai con profondo disprezzo alzando il volto e fissandolo dritto negli occhi.
Conoscevo Mike da anni vero, per questo non mi sarei mai più fidata di lui.
"Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto Laila, ero un ragazzino deficiente, farei di tutto per farmi perdonare" Continuò e sembrò avere un groppo in gola. Questa situazione non gli stava bene e lo stava tormentando da mesi, glielo si leggeva in faccia, ma era più forte di me non riuscire a perdonarlo.
"Ti prego accetta la mia offerta" Disse infine e iniziò a muovere le gambe nervosamente.
Lo fissai a lungo, poi gli risposi dopo aver riflettuto.
Mamma e papà se ne erano andati come gli avevo chiesto.
Avevo perso il pullman e soprattutto non conoscevo bene la zona.
"Solo oggi" Risposi rassegnata.
Lui tirò fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni ed esultò poco dopo.
"Wow! Ce ne è voluto!"
Il suo amico gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò facendomi l'occhiolino.
In quel momento pregai solamente che Dio mi aiutasse.

La macchina di Mike era molto comoda, beh non c'era che aspettarselo. La sua famiglia aveva molti soldi, sin da piccolo aveva ottenuto sempre ciò che voleva.
Una macchina sportiva era il minimo.
"Dimmi cosa posso fare" Disse all'improvviso dopo un breve tratto.
"Per cosa?" Domandai confusa e lui si voltò accennando un sorriso dispiaciuto.
"Per favore Mike, cerchiamo di non parlarne ora"
"Scusa"
Calò il silenzio per un secondo dopodiché iniziai io un altro discorso.
"Perché?" Domandai e lui voltò il capo verso me confuso.
"Cosa?"
"Perché ti comporti in quel modo a scuola?" Chiesi corrugando la fronte.
"In che senso?" Continuò a chiedere con aria confusa.
"Tu non sei tipo che prende in giro le persone" Dissi fissandolo dritto negli occhi.
Lui non riuscì a sostenere lo sguardo e tornò a guardare la strada.
"Davvero?" Chiese abbozzando un sorriso.
"Non eri così,  e non sembravi così quando ci incrociavamo fuori per caso" Continuai corrugando la fronte.
Lui fece una piccola risata imbarazzata e si grattò la nuca.
"Non era per caso"
Chiusi gli occhi e sospirai cercando di non pensare a quello che aveva appena detto.
"Rispondi" Lo esortai.
"Laila ho una reputazione da mantenere"
"Quella dello stronzo?"
Dopo questo mio intervento lui perse il sorriso e strinse di più lo sterzo.
"Se sono veramente tuoi amici non ti abbandoneranno poiché aiuti i più deboli" Risposi voltandomi verso il finestrino.
"Dici?" Chiese un po' con aria afflitta.
"Se non fosse così allora... ben venga" Continuai alzando le spalle e lui si mise a ridere.
"Ma come!" Esclamò incredulo e io mi voltai facendo un respiro profondo.
"Idiota, starebbe a significare che non sono veramente tuoi amici, ti farebbero un favore"
"E se resto solo?" Domandò lui prontamente.
Lo fissai un po', dopodiché mi voltai verso il finestrino pensando ad Alice.
Quando nessuno mi parlava lei era l'unica a starmi accanto, anche se la trattavo male lei era sempre là.
"Non sarai solo, ci sarà sempre qualcuno con te, meglio pochi ma buoni"
Io mi incantai a fissare il paesaggio che scorreva velocemente quando sentii Mike fare una piccola risata.
Mi voltai confusa e lui buttò indietro la testa senza distogliere lo sguardo dalla strada.
"Ora ricordo" Disse poco dopo sorridendo.
Nel frattempo eravamo arrivati a casa e parcheggio di fronte alla mia.
"Cosa?" Domandai a dir poco confusa.
Lui si voltò verso me e poggiò una mano sulla mia.
"Perché mi ero innamorato di te" Rispose e rimase a fissarmi coi sui occhi color nocciola per non so quanto.
Il mio cuore iniziò a battere più forte e quando lui avvicinò il volto al mio per poco non scoppiò.
In quel preciso arco di tempo mi tornò in mente quel giorno a casa sua e non appena le sue labbra sfiorarono le mie io mi tirai indietro afferrando la collana di Axel.
"Scusami, hai ragione, mi dispiace" Disse e non sembrò deluso dalla mia reazione piuttosto sembrò avercela con se stesso per averlo fatto.
"Devo andare" Conclusi e aprii lo sportello.
Lui si morse il labbro ma non disse nulla.
Scesi dalla macchina, chiusi lo sportello ma prima che facessi un passo Mike mi chiamò.
"Laila, non ho detto nulla su i tuoi genitori, ma la gente non è stupida, gli basterà fare due più due" Mi disse tenendo lo sguardo basso.
Io annuii, lui accese la macchina e girò per parcheggiare a casa sua.
Feci un lungo sospiro e mi voltai dirigendomi verso la porta.

"Come è andato il primo giorno?" Mi domandò papà appena entrai in casa.
Gli lanciai uno sguardo e poi mi diressi verso la camera.
Entrai e mi buttai sul letto a pancia in giù, sprofondando la testa nel cuscino.
Presi il telefono in seguito e alzai il capo tanto quanto bastava per vedere lo schermo.
Il primo giorno era andato ed erano successe così tante cose.
La situazione con Mike era diventata insostenibile, e mi sentivo così in colpa a girare con lui senza che Axel lo sapesse.
Aprii la chat di Axel e gli inviai un messaggio.
"Mi manchi"

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