Capitolo 5

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Laila's POV
"Laila sei pronta?" Mi domandò Nick posizionandosi davanti la porta.
Io lasciai cadere lo zaino e mi accasciai a terra facendo finta di piangere.
Mia madre mi passò vicino e mi colpì la testa con la sua borsa.
"Alzati!" Esclamò seria e mio padre si mise a ridere.
Io mi alzai sulle ginocchia massaggiandomi il capo e corrugai la fronte.
"Hai la delicatezza di un elefante" La criticai mettendomi in piedi e mi avvicinai a loro.
"Non è la fine del mondo Laila, hai 17 anni devi affrontare le tue paure"  Disse mettendo le mani sui fianchi.
Io abbracciai mio padre e poggiai la testa sul suo petto.
"Papà non voglio andare a scuola" piagnucolai sperando di avere un po' di compassione.
"Neanche noi ci vogliamo andare Laila, ma è il nostro lavoro"
"Ma... io non ho un guadagno" Piagnucolai per questa ingiustizia.
"Il tuo è un dovere e la scuola ti serve per un futuro migliore" Continuò fissandomi dritto negli occhi.
"Uffa" Sbuffai e mi rimisi lo zaino sulle spalle.
"Dai andiamo... dopo ti compro il gelato" Ridacchiò cingendomi la vita con il braccio destro.
"Non lo voglio..."

Tennessee.
Ore 7:15.
Mi stavo avviando verso la mia nuova scuola, un'altra volta.
L'ansia mi stava distruggendo. Non è che io avessi chissà quali rapporti con i miei compagni in Florida, ma questa volta avrei dovuto riiniziare d'accapo... Avrei dovuto cercare una nuova "Alice", anche se impossibile. E se avessi trovato un'altra "Emanuela"?!
Ok. Dovevo calmarmi.
Dovevo resistere solo un anno... e poi avrei iniziato ancora una volta una nuova vita al college.
Non dovevo pensare al peggio.
Essere negativa non mi avrebbe aiutato in questo caso.
Ma proprio mentre pensavo ciò ecco che tutte le miei riflessioni crollarono in un secondo.
Mio padre sorpasso l'entrata degli studenti.
Mi voltai velocemente e sgranai gli occhi iniziando a sudare freddo.
"Papà! Dovevi lasciarmi lì!" Esclamai sporgendomi avanti.
"Perché?" Domandò lui tranquillo.
"Perché tu sei il preside e la mamma una professoressa!" Risposi innervosendomi.
"Ti vergogni di noi?" Chiese mia madre voltandosi con le sopracciglia inarcate.
"Cosa? No! Ma così mi prenderanno di mira!"
Stavo già iniziando a pensare i vari commenti che sarebbero girati nel giro di una settimana per i corridoi.
Il sol pensiero mi faceva venir voglia di sprofondare.
"Ma che dici! Se mai porteranno rispetto" Rispose con noncuranza.
"Sì... magari anche due volte..." Sbuffai buttandomi con le spalle sul sedile.
Perché non capivano?
"Dai non ti vedrà nessuno" Riprese lui sorridendomi dallo specchietto.
"Se lo dici tu" Conclusi fissando il vuoto dopodiché notai che la macchina si fermata.
Feci un lungo respiro, presi lo zaino e aprii lo sportello.
"Al ritorno prendo il pullman" Dissi scendendo.
"Sei seria?" Domandò mia madre seguendomi.
"Sì!" Esclamai voltandomi verso lei.
"Va bene!" Rispose mio padre raggiungendo la moglie.
Io feci un sorriso come per ringraziarli della comprensione e mia madre mi diede un bacio sulla fronte per augurarmi una buona fortuna per il primo giorno.
I miei andarono verso l'entrata posteriore mentre io aspettai un po'.
Mi voltai velocemente e vidi un gruppo di ragazzi fissarmi con occhi sgranati.
Rimasi impietrita e spalancai gli occhi anche io.
Avevano una giacca rossa con una C bianca cucita sul petto. Dovevano appartenere chiaramente ad un club sportivo.
Cosa avevano visto? Maledizione.
"Cazzo" Sussurrai e abbassai il capo procedendo verso l'entrata.
Questi si voltarono e iniziarono a parlare tra loro.
"Iniziamo bene" pensai.
Una volta oltrepassata la porta, mi diressi verso la segreteria per ritirare l'orario dei miei corsi.
"Salve" Mi disse una giovane donne sorridente.
"Salve" Risposi ricambiando il sorriso.
"Tu devi essere la ragazza nuova. Laila Artemio, giusto?" Mi domandò fissando un foglietto.
Io alzai le sopracciglia e alzai il mento per riuscire a guardare cosa c'era scritto sul foglietto.
"Sì" Risposi lentamente.
Lei improvvisamente abbassò il foglietto e alzò il capo sorridendomi ancora.
"Aspetta un secondo" Disse e si voltò andando verso un armadietto pieno di documenti.
Aveva un vestito floreale e il colore che più dava all'occhio era l'arancione. C'era una professoressa in Florida che si vestiva sempre d'arancio.
Oddio quanto odiavo l'arancione.
Ma ciò non importava... il fatto è che ogni cosa mi ricordava la mia vecchia scuola e Axel... e Alice.
"Ecco qua!" Esclamò all'improvviso porgendomi un foglietto. Io, in un primo momento sobbalzai, dopodiché afferrai il foglietto, la ringraziai e mi voltai verso la porta.
"Aspetta, non vuoi che qualcuno ti aiuti?" Domandò e finalmente smise di ridere, più che altro mi fissò con aria confusa e io la ricambiai.
"Mi aiuti?" Chiesi a mia volta corrugando la fronte.
"Ad ambientarti... almeno per il primo giorno" Continuò.
"E chi potrebbe farlo?" Domandai spostando lo sguardo ripetutamente.
"Si chiama Nate Cariosky" Rispose e si sedette sulla sedia dietro la sua scrivania.
"Cari-che?" Domandai perplessa avvicinandomi.
"È il presidente dell'associazione studentesca. È un bravo ragazzo" Disse sorridendomi.
"O-ok?"
Che importava se era un bravo ragazzo. Tanto non avrei stabilito dei rapporti.
"Lo chiamo, puoi aspettare seduta su quella poltrona" Concluse e mi indicò la poltrona.
"Ai suoi ordini" Risposi portandomi una mano sulla spalla per tenere lo zaino, dopodiché andai a sedermi.
Giocherellai un po' con le dita mentre iniziai a fantasticare su questo ragazzo.
Sicuramente doveva avere i capelli e gli occhi castani, poi pensai che molto probabilmente indossava una camicia ogni mattina.
"Tu devi essere la nuova arrivata!" Esclamò all'improvviso una voce maschile irrompendo tra i miei pensieri.
Sobbalzai ancora una volta.
Ma si divertivano a prendere di sorpresa le persone in questa scuola? Santo cielo.
Alzai la testa e rimasi delusa delle mie aspettative.
Aveva i capelli biondi e gli occhi verdi racchiusi da due occhiali tondi neri, però avevo azzeccato la camicia!
"E tu... Nate?" Risposi inarcando una sopracciglia.
Lui mi fece un sorriso smagliante e si mise sull'attenti.
"In carne e ossa. Al suo servizio!" Rispose recitando amorevolmente ma mettendosi in posizione fece cadere i soldi che aveva nella tasca del giubbotto.
Mi scappò una piccola risatina, poi mi alzai afferrando lo zaino mentre lui raccoglieva le monete da terra.
"Me lo dovevo immaginare" Continuai a bassa voce. Dovevo immaginarmi che il rappresentante dell'associazione studentesca fosse uno sfigato. Ma lui era uno sfigato carino.
"Eh?" Fece confuso.
Io gli porsi una mano e sorrisi.
"Nulla, piacere mio Nate, io sono Laila" Mi presentai e lui non aspettò molto ad afferrare la mia mano.
"Allora iniziamo il suo tour nella Chester High School!" Esclamò tutto esaltato. Quella donna aveva proprio ragione. Era un bravo ragazzo. Pur di farmi sentire meno a disagio si ridicolizzava da solo.
Lui mi porse la mano in modo tale che potessi dargli il foglietto con i corsi.
Io glielo passai e lui lo lesse.
"Che fortuna!" Disse sorridendo.
"Cosa?" Domandai confusa.
"Abbiamo gli stessi corsi, tranne quello di Diritto e Storia" Rispose ridandomi il foglietto.
Io feci un piccolo sorriso e conservai il foglietto nella tasca esterna dello zaino.
"Beh, i più interessanti, no?" Continuai ironicamente nel mentre e lui si mise a ridere.
"Ti faccio vedere le classi" Disse poco dopo aver smesso di ridere.
Mi fece fare il giro della scuola in meno di mezz'ora dopodiché mi portò nel cortile e ci sedemmo su una panchina.
"Anche la tua scuola era così?" Mi domandò con il fiatone di chi aveva appena scalato l'Everest. Educazione fisica probabilmente non era il suo forte.
Misi le braccia sul tavolo e poggiai il mento su esse.
"Più o meno" Risposi sospirando.
Lui poggiò un gomito e con l'altra mano si sistemò il ciuffo dorato.
"Credimi, è una bella scuola, ci sono anche professori abbastanza bravi" Disse sorridente e si voltò verso l'entrata dove vi era lo stemma della scuola.
"Dici?" Domandai ridendo.
Almeno sapevo che mia madre era reputata brava e quindi non riceveva molti insulti.
"Certamente. Sono sicuro che ti piacerà stare qua, peccato... sei arrivata solo per l'ultimo anno" Rispose con affare serio senza comprendere il mio doppio senso.
Ero arrivata solo l'ultimo anno... già...
Forse era stato davvero un peccato... se mi fossi trasferita qualche anno prima probabilmente non avrei incontrato Axel. Probabilmente tutta la mia vita sarebbe stata completamente diversa. Forse più semplice.
"Già... peccato..." Risposi distogliendo lo sguardo in maniera malinconica.
Axel. Mi mancava così tanto.
Involontariamente afferrai con la mano la collana che mi aveva regalato al mio diciassettesimo compleanno e mi sentii incredibilmente nostalgica.
"Qualcosa mi dice che ho detto qualcosa di sbagliato" Continuò notando il cambiamento della mia espressione.
Io scrollai il capo e tornai a sorridergli.
"No figurati, non è nulla" Risposi per tranquillizzarlo.
Lui ricambiò il sorriso e fece per aprire bocca ma fu bloccato da un'altra persona.
"Laila?" Domandò questo.
Sgranai gli occhi riconoscendo la voce e mi voltai lentamente. Quando incrociai il suo sguardo rabbrividii e per poco non svenni.
"M-Mike"

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