Capitolo 9

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"È stato così orribile il primo giorno?" Mi chiese ridendo.
Mi aveva chiamato non appena aveva letto il messaggio.
La sua voce mi trasmetteva calore e sicurezza, e ora più che mai avevo bisogno di sentirlo.
"Non scherzare, mi manchi indipendentemente dalla mia giornata schifosa" Risposi poco dopo facendo finta di essere offesa.
Vi fu un breve silenzio tant'è che pensai fosse caduta la linea, poi però lo sentii sospirare.
"Lo so, mi manchi anche tu... cosa è successo? Su racconta" Tornò a dire e in quel momento poi fui io a stare zitta.
Dovevo parlagli di Mike?
Durante tutti quei giorni passati insieme non ne ho mai parlato, sia perché me ne dimenticavo sia perché non volevo rovinare quelle giornate.
"È difficile essere la figlia del preside..." Risposi poco dopo mettendomi una mano sul volto.
"Ti hanno fatto qualcosa?" Domandò all'istante preoccupato.
"Credo che ancora non si sappia in giro, ma  i professori mi hanno già fatto capire che non me ne sarà risparmiata una"
"Non puoi parlarne con tuo padre?"
"Davvero Axel? E cosa gli dico? Papà i docenti mi ricordano l'amara e cruda realtà?" Gli risposi con tono veramente irritato. Insomma era proprio quello che dovevo evitare di fare.
"Scusa, cercavo solo-" Cercò di rispondere ma lo bloccai.
"Lascia stare..."
Capivo di essere stata un po' brusca, infondo Axel cercava solo di darmi qualche consiglio.
"È solo per questo che stai così?" Continuò dopo una breve pausa.
Eccolo. Era il momento di parlargli di Mike ma non riuscivo proprio ad aprire bocca. Rimasi in silenzio un po'.
"Laila?" Mi chiamò pensando che la chiamata si fosse interrotta, lo capii perché la voce era più bassa. Probabilmente aveva allontanato il cellulare dall'orecchio per guardare lo schermo.
Alla fine decisi di parlare. Non era giusto che lui fosse all'oscuro di tutto.
"Axel... devo dirti una cosa" Iniziai deglutendo.
"Ti ascolto" Disse lui con tono serio.
"Non te l'ho detto prima perché non volevo farti preoccupare o altro-" Continuai parlando velocemente e lui mi bloccò impaziente.
"Laila dimmi!" Mi fermò anche un po' divertito.
Rimasi un po' zitta cercando di elaborare una frase sensata nella mia testa che non gli desse anche troppo fastidio, ma in realtà non ce n'era una che risultava abbastanza bene.
Dopo decisi di dirgli tutto senza altri giri di parole, come se stessi strappando via un cerotto.
"Mike è il mio vicino di casa..."
"È uno scherzo?"
"Viene anche con me a scuola"
Dopo che dissi ciò sentii un silenzio tombale, ora fui io quella ad allontanare l'orecchio dal telefono per vedere se la chiamata era ancora attiva.
"Axel?"
"Cosa ti ha detto?" Mi domandò infine con un tono abbastanza calmo.
"Nulla di che, vorrebbe che lo perdonassi" Risposi alzandomi con le spalle dal letto e abbassando lo sguardo.
"E tu?" Continuò a domandarmi e lì andai nel panico.
"Dio Axel cosa dovrei fare? Ho cercato di evitarlo tutto il giorno... però..."
"Però?"
Chiusi gli occhi e mi morsi la lingua, ora avevo parlato troppo.
"Ho perso il pullman" Continuai massaggiandomi la nuca.
"Hai perso cosa?" Domandò lui sorpreso.
"Stavo parlando con quella professoressa e ho perso il pullman, lui si è offerto di darmi un passaggio" Spiegai in breve.
"E tu hai accettato" Continuò con fastidio, a quel punto poi mi irritai io. Insomma poteva anche capirmi.
"Dovevo farmela a piedi in una città che non conosco per caso?" Domandai irritata.
"No!" Esclamò ma continuavo a sentire disapprovazione nella sua voce.
"Ma a te non va bene lo stesso" Dissi e ricadde il silenzio.
"Non capisco perché brucia a te... sono io quella che ha dovuto passare tutto quell'inferno per colpa sua" Continuai sedendomi sul letto.
"Mi brucia perché vorrei essere con te là! Non posso proteggerti, non posso abbracciarti, mi sembra si impazzire" Rispose e mi lasciò a bocca aperta.
Sentii gli occhi bruciarmi. Mi mancava così tanto e sembrava di impazzire anche a me.
Mi morsi il labbro e mi buttai all'indietro con la schiena.
Fissai il soffitto per un po', poi con un nodo in gola gli risposi.
"Puoi continuare ad amarmi..."
"Sai che non smetterò mai di farlo"
"E a me per ora basta questo"
Non era vero. Non bastava. Ma sì, mi aiutava ad affrontare le giornate senza lui.
"Ti amo" Disse poco dopo e a me scappò un sorriso.
"Ti amo anche io" Risposi senza aspettare molto.
"Ora devo andare, ho una lezione" Continuò e mi sembrò un colpo al cuore. Non vedevo l'ora di parlare con lui il giorno, ma non avevamo mai abbastanza tempo.
Una volta lui aveva lezione, una io andavo a scuola, un'altra lui era invitato ad una festa, un'altra ancora io ad una cena con amici dei miei genitori e ancora altro, era come se il mondo non volesse che noi ci sentissimo più di mezz'oretta.
Feci un profondo respiro e poi gli risposi.
"Ok... Ciao"
"Ciao"
Chiuse la chiamata e io rimasi un bel po' a fissare il display del telefono con il suo nome sullo schermo, poi andai nella galleria e iniziai a riguardare tutte le nostre foto. Mi scappò un sorriso ma nel frattempo anche una lacrima. Non vedevo l'ora che arrivassero le vacanze del Ringraziamento.
Presto posai il telefono e cercai di riposarmi chiudendo gli occhi ma non mi fu permesso dalla voce acuta di mia madre.
"Laila è pronto!" Urlò dall'altra stanza.
Mi sollevai con difficoltà e mi alzai con altrettanta. Era stata una mattinata impegnativa avevo bisogno di riposarmi un attimo.
Uscii dalla stanzetta e mi spostai nella sala da pranzo, il tavolo era già preparato e solo io dovevo ancora sedermi.
Emily non c'era, stava sbrigando ancora alcune faccende all'università.
"Allora tesoro" iniziò mamma non appena mi sedetti.
"Cosa?"
"Come è andata oggi a scuola?" Domandò e mi si sbiancò il volto.
"Tasto dolente mamma" Disse Tyler ridendo.
"No, no, è andata... bene" Risposi deglutendo poi presi la forchetta e iniziai ad addentare qualcosa.
"Mike... ti ha dato in qualche modo fastidio?" Domandò ancora con un colpo di tosse finto all'inizio.
Io per poco non mi strozzai.
"Mamma tu-"
"Sì ok, vi ho visti insieme, poi... sei tornata a casa con lui no?"
Abbassai lo sguardo e giocherellai un po' con il cibo.
"Ho perso il pullman..." Ammisi con un po' di vergogna... pretendevo autonomia ma non riuscivo a prendere un pullman.
"Come mai?" Domandò papà preoccupato.
"Beh, no-non sono affari vostri ba-basta" Risposi balbettando. Non avevo intenzione di dire a papà che una sua professoressa mi aveva fermata per criticarmi.
"Beh almeno dicci come ti è sembrata la scuola" Disse poco dopo, capendo che non volevo parlarne.
Avrei dovuto dire a lui come era la disposizione dei suoi studenti a scuola?
Insomma era il preside, doveva saperlo... ma così mi sembrava di fare la spia.
Pensai un po' a tutti quanti. Agli sportivi e quant'altro andava bene... erano popolarissimi. Ma ai tipi come Nate e Erik andava peggio.
"Davvero non avete notato come funzionano le cose là dentro?" Domandai infine.
"Come?"
"I più popolari sovrastano gli emarginati, lo stesso rappresenta del comitato studentesco non viene preso sul serio... ci sono gruppi ovunque, il gruppo degli sfigati, dei palestrati, delle cheerleader e così via..." Spiegai anche un po' arrabbiata, come avevano potuto permettere una cosa del genere. Ne erano addirittura all'oscuro.
Tyler si voltò per sfuggire agli sguardi di tutti e a me sembrò più che strano.
"Tu facevi sport a scuola?" Domandai socchiudendo gli occhi.
Lui si voltò verso me sorpreso.
"Sì..." Rispose deglutendo.
"Tyler faceva calcio" Aggiunse mamma.
"Quindi tu eri popolare..." Continuai con tono investigativo.
"Cosa? Dai Laila..." Disse lui comportandosi come se dicessi assurdità.
"Ok tu eri il bullo quindi..." Dissi inarcando una sopracciglia.
"Non ero il bullo" Continuò cambiando tono di voce.
"Ma lasciavi le cose come stanno"
"Mi vuoi rimproverare per cosa? Non sai neanche come andavano le cose a scuola quando c'ero io"
"Tu-"
Stavamo continuando il nostro battibecco quando papà si intromise e ci fermò.
"Ora smettetela!" Urlò sbattendo una mano sul tavolo. Io e Tyler la smettemmo all'istante sgranando gli occhi.
Abbassai lo sguardo e tornai a giocherellare con il cibo.
"Tu fai parte di uno di questi?" Domandò poco dopo con un tono di voce più calmo.
"Non lo so papà. Non so neanche come ne possa venire a sapere"
"Cosa dovremmo fare?"
"Non... non lo so! Sei tu il preside" Dissi e il discorso sembrò concludersi perciò tornai a portare la forchetta alla bocca.
"Ma non ci sono atti di bullismo, vero?" Domandò preoccupato.
Io posai all'istante la forchetta e inarcai una sopracciglia.
"Dici sul serio?
"Oddio Nick dobbiamo fare qualcosa" Rispose immediatamente mia madre afferrandogli un braccio.
"Okok calmi però ora" Dissi io cercando di tranquillizzare la situazione che gli stava sfuggendo di mano.
Papà afferrò il braccio di mamma e le fece un sorriso, poi si voltò verso me e tornò serio.
"Faremo qualcosa Laila, ok?" Disse con sicurezza e io non potei far altro che credergli. I miei ci tenevano al loro lavoro e al benessere dei loro alunni... avrebbero sicuramente fatto qualcosa per questo ora ero arrabbiata con Tyler, se lo avessero saputo prima avrebbero sicuramente già iniziato a fare qualcosa.
"Ok, papà"

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