Brooklyn, New York. Settembre 1942.
La mattina dopo i due ragazzi si svegliarono a malincuore, sapendo che Bucky sarebbe partito per l'Europa.<<Bucky devi andare >>disse picchietandogli le dita sulla schiena,mentre il ragazzo mugolava ancora assonato.
<<Ancora cinque minuti, ti prego >>disse attirandola a sé.
Poco dopo si rivestirono alzandosi dal materasso e uscirono dall'appartamento per andare in stazione, dove Bucky avrebbe dovuto prendere il treno, avevano deciso di andare a piedi, godendosi così gli ultimi momenti insieme prima che partisse.
Aspettarono il treno ansiosi del fatto che di lì a poco si sarebbero separati e chissà quando si sarebbero rivisti.
Il treno arrivò e i due si salutarono con un bacio appassionato,prima che il mezzo lasciasse la stazione Bucky si posizionò dietro al vetro del vagone che li divideva.<<Ti amo >>le mimò con le labbra sottili, attraverso il vetro.
<<Anch'io >>rispose lei surrurando, illudendosi che lui la potesse sentire.
Il mezzo iniziò a muoversi e a lasciare la stazione, lei iniziò a corrergli dietro salutando l'uomo che amava con la mano, sventolandola. Se solo avesse saputo che non l'avrebbe più rivisto.
Tornò a casa camminando tra le strade di Brooklyn, con le mani lungo il vestito rosso a pois bianchi e gli occhi blu inumiditi da lacrime cariche di emozioni.Un'altro ricordo, iniziava a ricordare ma le sfuggiva ancora il nome del bel soldato.
Si svegliò sfrustrata di non aver ancora ricordato il nome del ragazzo che era ormai diventato un inquilino fisso della sua testa. Si vestì con una felpa grigia con cappuccio, dei leggins neri e scese al mini market per iniziare a lavorare.<<Ciao >>salutò con voce piatta la bionda che stava già dietro alla cassa mentre una signora pagava.
<<Ray>>la salutò facendo un cenno con la testa.
<<La divisa è nel magazzino, puoi cambiarti in bagno. >>disse indicandole la porta del retro con il pollice.
Ray si allontanò di lì senza dire una parola e uscì, entrando nel magazzino, infilò la maglia verde con il logo del market sulla schiena e ritornò all'interno del negozietto.<<Cosa devo fare? >>chiese Ray consapevole del fatto che sarebbe dovuta rimanere lì per un periodo.
<<Tra poco arriva il ragazzo delle consegne, dovresti aiutarmi a sistemare la merce >>disse Sharon sorridente.
<<Okay >>si limitò a rispondere.
La giornata passò velocemente, Sharon le pagò la mancia giornaliera e rincasarono, sentendo la fame farsi strada tra i loro stomaci.<<Ti va di.. mangiare da me? Sono da sola >>disse la bionda .
<<Perché no. >>rispose Ray.
Non aveva mai avuto molte amicizie e gli unici con cui aveva legato erano stati Steve e Bucky, e quest'ultimo era più che un suo semplice amico.
Scosse la testa, al ricordo del sogno di quella mattina ed entrò in casa di Sharon che la fece accomodare sul divano rosso mentre spadellava.
La cena proseguì in silenzio, Ray non era certo un tipo da conversazione, all'inizio non dava più di tanta confidenza, doveva fidarsi prima di riuscire a parlare con scioltezza ad una persona, era sempre stata attenta su questo argomento e l'addestramento in Siberia l'aveva rafforzata ancora di più.To be continued...
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A thousand lifes
FanfictionRay Jonhson è una ragazza confusa e spaesata. Nella sua testa ha pochi ricordi, un'enorme scia di cadaveri e un uomo,un soldato di cui non ricorda il nome,ma sa che in qualche modo, in passato ci aveva avuto a che fare. Ricorda solo di essere sta...