Capitolo 3

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*Cole*

La guardo ancora attonito, mentre lei si sdraia sul mio letto intrecciando le braccia dietro alla testa e fissando il soffitto.

«Che c'è? Sei tu che non vuoi dormire o non ci riesci e basta?», mi chiede, girando il capo verso di me.
Sorrido, perché è strabiliante quanto questa ragazza sia riuscita a capire che avevo bisogno di qualcuno soltanto osservandomi. Faccio spallucce e prima di stendermi accanto a lei spengo la luce principale, in modo che solo quella soffusa del comodino illumini la stanza. Quando mi stendo sul morbido materasso incrocio le braccia dietro al capo, sapendo che dormire mi risulterà impossibile anche e sopratutto in sua presenza. A questo punto lei si volta verso di me, stendendosi s'un fianco.

«Da quanto non dormi?».
Mi fissa con i suoi grandi occhi azzurri.
Mi scappa una risata nervosa e rassegnata.

«Quattro giorni, credo. Forse dormo per un'ora, poi mi sveglio e non riesco più a riaddormentarmi, è frustrante», ammetto, tenendo sempre lo sguardo fisso sul soffitto. Nel silenzio della stanza sento solo i nostri respiri ed il traffico newyorchese di sottofondo. Non so cosa possa fare per migliorare la situazione, ma che cos'ho da perdere?

«Non c'è qualcosa che ti preoccupa?», chiede perplessa.

«Se lo sapessi, non credi che sarebbe più semplice?», dico ovvio e arrogante. Lili mi sta aiutando ed io la tratto male, notevole da parte mia.

«No, non credo. Se una persona è a conoscenza del motivo di un problema, non è detto che riesca a risolverlo.»
Sorride lievemente: ha sempre la risposta pronta, ed è una cosa sorprendente.

«Come credi di risolverlo, perciò?»
Spero che sia il mancato sonno a ridurmi in questo stato, perché se no mi chiedo come le persone riescano a sopportarmi ogni giorno.

«Ti racconto una storia», dice semplicemente. Per un attimo volto il capo verso di lei e comincio a ridere: se non altro la prima vera risata della giornata. Lei si volta verso la lampada posta sul comodino e con un veloce gesto della mano la spegne, lasciando la stanza  cullata nel buio.

«Chiudi gli occhi e rilassati», comincia, con un finto tono minaccioso. Faccio ciò che dice, perciò chiudo gli occhi e lascio allentare i muscoli, sorridendo.
Sembra tutto così patetico.

«C'era una volta, in una modesta casa lontana -una di quelle case piccole e umide- una bambina con un immenso sogno». Comincio a ridere incessantemente, ma lei mi tira un pugno sul braccio per farmi smettere.

«Questa bambina guardava tanti film rispetto a tutti gli altri bimbi, e il suo sogno era quello di entrare nella grande scatola dove stavano tutti i suoi attori preferiti», comincia poi a raccontare a fondo le passioni della bambina, dei suoi altri sogni nel cassetto e della sua famiglia, ma questo, più che farmi addormentare, fa accrescere il mio interesse. Mi sta raccontando la storia della sua vita e mi sto incuriosendo.

«Guardava qualcos'altro? È pur sempre una bambina, non credo che guardasse solo film, no?», le chiedo, sempre parlando della bimba in terza persona. Mi volto su un fianco, in modo da avere il suo viso di fronte al mio, a pochissimi centimetri dal mio naso aquilino.

«In realtà sì.»
Nonostante l'oscurità, ho il presentimento che stia sorridendo. Chiudo nuovamente gli occhi, in modo da rilassarmi, ascoltando il proseguo di questo intrigante racconto.

«In televisione guardava due ragazzi, biondi e molto simili tra loro, che combinavano ogni volta un casino diverso.»
Sorrido, capendo il collegamento.

«Era innamorata di uno in particolare, quello un po' più formoso. Per lei erano molto diversi nella loro somiglianza», continua, cercando di offendermi. L'angosciosa sensazione di stanchezza che mi ha accompagnato in questi giorni sembra che si stia pian piano trasformando in qualcosa di più piacevole.

«Ti piaceva solo Zack?», chiedo, curioso, riferendomi questa volta direttamente a lei.

«No, in realtà mi piaceva un po' anche Cody.»
Dopo questa sua dolce affermazione, il silenzio cala nella stanza ed entrambi ci facciamo cullare da un dolce sonno profondo.

Apro gli occhi ed osservo la mia stanza vuota. Lili se n'è andata e la sua assenza è la prima cosa che noto.
Il mio sguardo si posa sulla sveglia digitale posta sul comodino: sono le nove e trentasei. Sorpreso, sorrido: ho dormito dieci ore e non mi sono svegliato durante la notte. Allegro mi alzo dal letto, entro in toilette, mi vesto velocemente e scendo nella sala della colazione, con il sorriso sul volto. Nella grande sala trovo KJ seduto con Casey che evidentemente ci ha raggiunto durante notte, come da programma. Saluto entrambi con un allegria quasi spaventosa.

«Stiamo tenendo i posti alle ragazze», mi informa il rosso prima di sorseggiare il suo caffè. Volto il capo e vedo Camila, Mads e Lili in piedi davanti alla macchinetta delle bevande. Mentre attendo che Cami e Mads si allontanino, mi rifornisco di croissant alla marmellata: voglio ringraziarla, se non altro sono riuscito ad addormentarmi grazie a lei, anche se non sono ancora a conoscenza del come abbia fatto. Sia la mora che la rossa finalmente si allontanano, perciò mi precipito dalla bionda.

«Hey», mi saluta sorridendo, per poi posare lo sguardo nuovamente sulla macchinetta.

«Hey», rispondo a mia volta.

«Volevo ringraziarti». Davvero un bel discorso Cole, notevole. «Finalmente sono riuscito a dormire», e mi passo una mano tra i capelli.

«Non c'è di che, Sprouse.»
Mi guarda un ultima volta e si gira per dirigersi al tavolo, facendo svolazzare la sua coda di cavallo bionda, con la sua tazza fumante di caffè in mano. La guardo andare via, chiedendomi se sta notte riuscirò a dormire anche senza di lei.

*Lili*

Apprezzo che Cole sia venuto a ringraziarmi. Voglio che sappia che ci sono in qualunque caso, come lui c'è sempre stato per me. Sapevo che non stava bene, come lo sapevano anche gli altri, ma nonostante questo nessuno ha reagito. Parlare con lui è molto piacevole: è un ragazzo incredibilmente intelligente e gentile, sono stata molto fortunata ad incontrarlo, come d'altronde sono stata immensamente fortunata ad incontrare tutte le persone all'interno del cast.

Il programma di oggi prevede una breve sosta ad un Luna Park vicino all'albergo, per poi dirigerci alla cena ufficiale del cast principale, in centro New York City. Io, KJ e Cole siamo entusiasti all'idea di andare alle giostre, mentre il resto dei nostri amici preferirebbe non venirci. Camila e Mads non sopportano le giostre, mentre Casey è indifferente. Io e gli altri due ragazzi però potremmo vivere solo di montagne russe e cibo spazzatura.

L'autobus accosta alla fermata accanto al Luna Park. Quando scendo subito la musica, i colori e le grida delle persone impaurite mi trasmettono un allegria inimmaginabile. Mi mancava tutto questo, e mi dispiace non poterci stare a lungo, poiché se no ci stancheremmo troppo per la cena. Cercherò di godermi il momento, ed osservo le grandi montagne russe che danno vita al Luna Park.

Nitido || SprousehartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora