Capitolo 11

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*Lili*

I profumi dei mille fiori intorno a me, il tramonto che incombe sull'orizzonte, l'erba alta che mi circonda le gambe e le montagne che contornano quel quadro reale davanti ai miei occhi, mi fanno sentire libera. È una strana sensazione mai provata prima. Il vento mi scompiglia i capelli e fa svolazzare nell'aria il corto vestito giallo canarino. Tutto dinnanzi a me è in sintonia, come se ogni cosa fosse incastrata con l'altra alla perfezione.
-Lili dai, farai tardi, andiamo!- Una voce lontana chiama il mio nome e rompe il silenzio che la natura era riuscita a creare. Scuoto il capo, con il sorriso a trentadue denti stampato sul volto. La figura mi osserva da lontano: vedo le sue labbra che si schiudono anch'esse in un sorriso ed i capelli che svolazzano trasportati dal vento.
-Se mi vuoi, vieni a prendermi!- Strillo, portando le mani alla bocca  in modo da isolare meglio il suono. Il ragazzo si avvicina, ma la figura non è nitida, cammina verso di me, sempre più velocemente. Comincio a camminare all'indietro, così da sfuggirgli e continuare il gioco. Pochi metri ci dividono, ma io continuo a regredire, per verificare se lui è disposto a prendermi. Il ragazzo fa un grande passo verso di me, ma non mi afferra. Resto a fissare il suo viso ed i suoi bellissimi lineamenti.
-Se ti prendessi finirebbe il gioco.- Sussurra, prima di avvicinare il suo volto al mio.

Improvvisamente il campanello di casa mia suona e mi risveglio sul mio scomodo divano, in pigiama, circondata da popcorn, spuntini e con il televisore acceso. Non ho idea di che ore siano, so solo che è molto tardi e che qualcuno ha interrotto un bellissimo sogno che molto probabilmente non si ripeterà mai più.
Corro alla porta un po' intimorita. Chi potrebbe mai arrivare a casa mia a quest'ora? Apro il portone insicura e subito un forte odore di alcool mi invade le narici.
-Cole?- Sono visibilmente confusa: il ragazzo davanti ai miei occhi è malconcio. I capelli spettinati, gli occhi stanchi, il sorriso sbilenco, la camicia nera e sporca, le gambe barcollanti e le evidenti occhiaie violacee che ancora una volta si sono insinuate sul suo volto.
-Sei ubriaco?- Cerco di non alzare troppo la voce per paura di svegliare i vicini.
-Un po'.- Dice, sbiascicando. Lo invito ad entrare e lo faccio sedere sul divano, portandogli un bicchiere d'acqua del lavandino.
Mi sistemo accanto a lui.
-Dove sei stato?- Ho mille domande da porgli, ma inizio dalla più semplice.
-Con Dylan ed un suo amico al bar.- A stento riesce a parlare, ma ho bisogno di risposte. Si tiene il capo, come se dovesse cadere dal collo da un momento all'altro.
-Abbiamo giocato con gli shot.- Ride beato, come un pargolo. Continuano a sorgermi moltissime domande.
-Come diavolo sei arrivato qui?- Non avrà guidato, spero. Mi fissa sgranando i suoi occhi verdi per restare sveglio.
-Taxi, credo.-
-Credi?!- Sono sconcertata e preoccupata. Cole non è il tipo da queste cose.
-Ho bisogno di sdraiarmi.- Mi alzo per fargli spazio.
-No, stai pure.- Lo guardo sempre più confusa. Che cosa diamine sta succedendo a Cole Sprouse? Mi posiziono nuovamente accanto a lui. Cole si sdraia appoggiando il capo sulle mie gambe. Non so dove appoggiare le mani, ma alla fine trovo il bracciolo del divano.
-Perché sei venuto qui, Cole?- Cerco di usare il tono più dolce possibile, sin d'ora ho interpretato un'isterica.
-Mi piace quando mi chiami Cole.- Sbiascica le parole e ride allegro. Lo guardo accigliata e confusa.
-Mi chiami quasi sempre Sprouse.- La cosa sta decisamente degenerando, ma non mi dispiace.
-Avevo bisogno di parlare con qualcuno.- Ritorna improvvisamente a rispondere alla mia domanda: forse è più lucido di quanto faccia credere.
Gli altri del cast sono ancora a Vancouver fino a domani e lui ha scelto di venire da me. Probabilmente se KJ fosse stato qui a Los Angeles io starei continuando a sognare in questo momento. Voglio porgergli altre questioni, ma lui mi ferma prima che possa continuare.
-Fai troppe domande.- Chiude gli occhi e sorride. Fa un segno con la mano destra, come per scacciare via i miei pensieri.
-Sono strano per te?- È lui ora che fa le domande e mi sorprende che da ubriaco possa parlare così seriamente.
-Siamo tutti strani.- Gli rispondo, alludendo alla frase di Jughead. Comincio ad accarezzargli i capelli ancora corvini e mi diverto ad affondare la mano nella loro morbidezza. Lui sorride al contatto oppure dalla frase, o quanto meno dagli shot che gli circolano nel sangue.
-Dylan ha la ragazza.- Passa da un argomento all'altro senza un filo conduttore e lo afferma come se fosse geloso del fratello.
-Qualcosa in contrario Cole?- Comincio a fare due più due.
-Non ti sarai preso una sbronza per questo motivo vero?- Spero non l'abbia fatto per questo, perché sarebbe davvero immaturo da parte sua. Apre gli occhi.
-Non sono disperato fino a questo punto.- La mia mano viaggia ancora fra i suoi capelli.
-Il suo amico mi ha sfidato ad una gara di shot.- Ribadisce per convincermi. Non credo di aver ancora realizzato di star parlando con un esemplare di Cole Sprouse ubriaco, ma probabilmente non me ne renderò mai conto.

*Cole*

Mi stropiccio gli occhi e poco prima di cadere per terra mi accorgo di essere su un divano. La testa è come se mi scoppiasse ed ogni singolo rumore mi causa dolore. Guardo i pochi mobili che dalla mia visuale riesco ad intravedere e capisco di trovarmi a casa di Lili. Mi alzo di soprassalto, per quanto anche questo movimento mi causi dolore.
Mi ricordo solo di essere piombato a casa sua, ma il dopo sono solo immagini confuse nei miei pensieri. Lili raggiunge il divano con un grande bicchiere d'acqua ed un'aspirina.
-Ben svegliato.- Si sistema accanto a me e mi porge il bicchiere.
-Cos'è successo?- Chiedo.
-Eri solo ubriaco, non pensare ad altri scenari.- Subito smorza ogni singolo pensiero che mi ero fatto su questa notte.
Bevo l'acqua ed ingerisco l'aspirina. Voglio che questa agonia finisca il prima possibile. Ho molte domande, ma non voglio porgergliele: non oso immaginare cosa le abbia fatto passare questa notte.
-Non ricordi proprio nulla?- Mi chiede lei, alzandosi per portare il bicchiere d'acqua in cucina.
-No, ho solo frammenti confusi che vagano per la mia mente.- Mi gratto il retro della nuca, visibilmente imbarazzato.
-Perché? Ho detto qualcosa che non andava?- Ho paura di averla ferita in qualche modo, non se lo meriterebbe.
-No, nulla Sprouse.- Riempie nuovamente il bicchiere per poi posarlo sul tavolino davanti a me.
-Ti riaccompagno a casa, okay?- Mi sorride nuovamente, arricciando gli occhi. Annuisco. Perché sono venuto a casa sua? Che cosa mi passava per la mente? Cerco di alzarmi, mentre sorseggio ancora un po' d'acqua. È una situazione strana ed imbarazzante.
-Cazzo.- Dice d'un tratto. Mi volto verso di lei, confuso.
-Ho appuntamento con una mia amica tra poco e me ne sono quasi dimenticata!- Si posa una mano sulla fronte dalla disperazione.
-Vado in taxi, tranquilla.- Cerco di non creare altri casini, per quanto sia possibile. Scuote il capo e fa un gesto con la mano per farmi capire che va tutto bene. L'aiuto a racimolare le sue cose, così da poter uscire di casa il prima possibile.

Usciti dall'abitazione comincia a controllare nella sua borsa lei solo sa cosa, mentre io aspetto vicino alla portiera dell'auto.
-Telefono, occhiali, borsellino ...- Elenca ad alta voce tutto ciò che ha con sé, in modo da non dimenticare nulla.
-Lili dai, farai tardi, andiamo.- A queste mie cinque parole lei si volta subito, interrompe quello che sta dicendo e mi fissa con un sorriso dolce e sorpreso, come se le avesse già sentite da qualcun altro o come se stesse vivendo un deja vu.
-La tua amica ti aspetta.- Concludo. Lei annuisce continuando a sorridere e monta in auto.

Lili ha forse sognato Cole?
Spero che la Fanfiction vi stia piacendo! A presto :) 🌸

Nitido || SprousehartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora