Capitolo 16

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*Lili*

Apro lentamente e faticosamente gli occhi secchi. Appena realizzo dove mi trovo, il mio primo sguardo della giornata si posa su Cole. Ha i lineamenti del viso rilassati, le fini labbra socchiuse, le folte sopracciglia abbassate e gli scuri capelli arruffati. Dorme ancora come un angioletto accanto a me. Ha il busto rivolto verso l'alto e vederlo così spensierato mi trasmette una piacevole tranquillità.
Non avrebbe dovuto portarmi in questa gigantesca casa, come io non avrei dovuto farlo entrare in tutta questa storia. Mi verrebbe voglia di accarezzargli la guancia morbida e liscia, ma non voglio svegliarlo: non ancora.
Mi alzo a fatica dal morbido e profumato materasso. Dev'essere camera sua: il suo profumo è impregnato ben bene ovunque in questa grande stanza.
Lui non fa una piega, continua a respirare lentamente e a sognare forse momenti felici che non comprendono n'è me, n'è Brian o più in generale tutta la situazione appena vissuta.
Indosso una felpa che Cole ieri mi ha gentilmente messo a disposizione e sento nuovamente la piacevole sensazione del calore sulla pelle, oltre al profumo gradevole della lisciva. La bassa temperatura è ancor più pungente qui in montagna, perciò decido di preparare per me e per Cole una calda cioccolata densa con molta -e ripeto- molta panna. Mi accomodo vicino ad una delle grandi finestre della cucina di Casa Sprouse ed osservo ogni singolo dettaglio del paesaggio ancora un poco innevato. I fiori cominciano a farsi strada e a raggiungere la superficie. Il sole brilla lucente in cielo e sugli alberi è ormai sparita ogni traccia di neve. Sorrido alla bellezza di quel paesaggio così vivo ed immacolato.
-Qualcuno è di buon umore oggi?- Mi volto al solo sentire la voce stanca ed impastata di Cole e lo scorgo mentre si stropiccia l'occhio destro con il palmo della mano.
-Come si dice ... fanculo la tristezza?- Dico io prima di sorseggiare la mia cioccolata. Lui prende la sua sul tavolo dell'immensa cucina e si posiziona d'innanzi a me, sul davanzale della finestra.
-Fanculo la tristezza.- Riafferma, posando gli occhi sul panorama. Rannicchio le gambe al petto e sorreggo la tazza sulle ginocchia.
-Dylan ha fatto domande?- Lui si volta subito nella mia direzione.
-Mi ha chiamato sette volte, ma poi ci ha rinunciato.- Risponde, passandosi la mano tra i capelli. Seguo la sua mano con gli occhi, per poi ritornare sul suo viso. Il silenzio diventa poi assordante e ci accompagna solo il rumore dei nostri sorsi di cioccolata.
-Amavi sul serio quel ragazzo?- Mi chiede poi, quasi facendomi sobbalzare. Resto sorpresa, ma sapevo di dover arrivare a parlare di questo.
-Forse non so realmente cosa significhi quel verbo.- Faccio una pausa e sospiro. Lui mi scruta attento.
-Ma all'inizio, io e Brian eravamo felici. Per davvero. Lui mi rendeva felice come pochi essere viventi sapevano fare.- I suoi occhi verdi s'intrecciano nei miei.
-Dopo un anno di felicità mi chiese se volevo condividere la casa con lui e da ragazzina in cerca del vero amore qual'ero, accettai senza esitare.- Mi porto una ciocca ribelle dietro all'orecchio.
-E dal momento in cui andai ad abitare con lui, cominciò l'inferno.- Il suo sguardo intriso di dolore mi perfora quasi la pelle, perciò guardo fuori dalla finestra.
-Non so se l'ho mai amato, perché forse non so cosa realmente significhi amare in questo contesto, capisci? So amare mia sorella, mia madre, i miei amici e anche i miei animali domestici, ma non so nulla sul "grande ed unico vero amore".- Mimo con le dita le virgolette nell'aria.
-Perciò in questo momento ho deciso di parlare con Brian e concludere questa storia una volta per tutte.- Lui si alza di colpo posando la tazza sul tavolo in legno. Ride amaramente.
-No, non lo farai.- Controbatte. Poso la tazza sul parquet.
-Ho bisogno di lasciarmi tutto alle spalle, ti prego di capirmi.- Cerco di tagliare corto, a braccia conserte.
-Allora verrò con te.-
-Non se ne parla.- Ribatto di nuovo. Afferro la tazza e la porto nel lavabo della cucina.
-E se ti facesse del male un'altra volta?- Si avvicina, tanto che il suo profumo mi destabilizza per un istante. Ora è davanti a me ed il mio sguardo vaga lungo tutto il suo viso. I lineamenti che prima giacevano rilassati sono ora tesi, le labbra prima socchiuse si sono serrate, il suo sguardo è impaurito ed il suo respiro non è più regolare, proprio come il mio. Il silenzio si fa ancora troppo pesante e non appena mi ricollego alla realtà, mi volto per sistemare la tazza nella lavastoviglie.
-Non lo farà se lo affronto davanti ad altre persone.-
-Ci ha provato ieri sera, come fai ad esserne sicura?- Esclama.
-Lascia fare a me.- Dico, voltandomi nella sua direzione, facendo svolazzare i miei capelli spettinati. Lui scuote il capo arrabbiato, ed esce dalla cucina.

Improvvisamente vorrei solo che tornasse indietro.

*Cole*

Tiro un forte pugno contro la testiera del letto, provocandomi un grande dolore alle nocche. Nella mia testa c'è Brian e solo Brian. Sempre quell'inutile essere umano.
Un altro pugno.
Altro dolore.
"Forse non sei così diverso da lui." La mia coscienza nella mia testa non mi aiuta.
"Lui non usa forse la violenza per sistemare le cose?" Mi porto le mani alla testa, come se potessi far sparire quella fastidiosa vocina dalla mente.
-Non su di lei.- Dico ad alta voce.
"Mai e poi mai su di lei." Continuo nella mia testa. Con la schiena appoggiata al letto mi siedo sul pavimento.
Ho mille pensieri per la testa e sono solo le dieci del mattino. Non posso lasciarla andare con lui, anche se significherà andare contro la sua volontà. Se questo mi rende una persona orribile, allora lo sarò.
Appena sarà tutto finito ricominceremo tutti a vivere in modo normale, a riempirci di cibo spazzatura, a parlare civilmente, a volerci bene incondizionatamente e non mantenendo pericolosi segreti. Ricominceremo tutti a vivere bene ed io ritornerò ad essere l'amico.
L'amico.
Colui che aiuta chi ama.
Colui che non si tira indietro.
Colui che non vuole vedere la bionda e dolce Lili infelice. Colui che vuole solo vederla ridere sotto ai suoi occhi, colui che vorrebbe viaggiare per il mondo con lei per scattarle innumerevoli fotografie. Colui che vorrebbe accoglierla tra le sue braccia quando ha paura e colui che non dovrebbe andarsene nel pieno di una discussione. Colui che non capisce che cosa gli sta succedendo o ciò che sente e colui che ora sta divagando troppo con i pensieri.

Faccio un lungo respiro, mi alzo da terra e mi dirigo fuori dalla stanza. La trovo seduta su una delle sedie del tavolo della cucina, mentre si guarda le mani, pensierosa.
-Vuoi andare da Brian? Andiamo, allora.-

Nitido || SprousehartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora