*Cole*
Non mi è mai passata per la testa l'idea di lasciarla andare da sola con quel ragazzo. Dopo che Lili ha chiuso la portiera della mia auto, ho posteggiato da un'altra parte e ho deciso di prendere una piccola stradina secondaria che mi ha consentito di passare dietro ad ogni edificio di quel quartiere di Los Angeles. Ho camminato a passo felpato sino ad arrivare al retro del locale dove ci siamo dati appuntamento con mio fratello la sera precedente. Ho imboccato un'ennesima stradina e sono arrivato allo sbocco che dava sulla strada principale. Subito sono riuscito a scorgere il volto di Brian ed una piccola Lili davanti a lui. Non erano molto distanti da me, ma riuscivo a distinguere solo poche parole sparse. Mi sono avvicinato maggiormente, ma erano pur sempre poche le parole che riuscivo a capire. Ma sempre meglio di niente, mi sono detto.
Ho sentito il mio nome, ma il resto è rimasto confuso. La paura di farmi scoprire era molta, ma la mia curiosità era ancor più grande. Che cosa c'entravo io, in tutto quel discorso?"Lui ha scelto il momento." L'ho sentita dire. Sfortunatamente altri vocaboli confusi hanno seguito la frase. Quale momento?
"Mi ha accolto tra le sue braccia." Stava parlando di me, ma non riuscivo a contestualizzare il discorso.
Lili non ha utilizzato sempre il medesimo tono, talvolta le si incrinava la voce, mentre in altri momenti sembrava che si risvegliasse da uno stato di trance ed usasse un tono più alto. E solo in quei frammenti riuscivo a sentire le sue parole.
"Penso anche di distruggerlo psicologicamente a quel povero ragazzo." Sarei voluto andare lì a dirle che non mi potrà mai distruggere psicologicamente, ma si sarebbe arrabbiata. E non poco.
Brian l'ha osservata tutto il tempo, come perso tra le sue parole, come ammaliato dai suoi discorsi così intelligenti e così accurati. Conoscevo quello sguardo: era come il mio.
Non ho sentito il resto del discorso, ma sono riuscito a vedere molto bene la scena. Brian si è avvicinato a lei, ha posato le mani sulle sue guance e ha appoggiato le labbra sulla sua nuca. Le mie gambe mi intimavano di reagire, ma il mio cervello le teneva ferme. Dopo questo il ragazzo le ha sussurrato qualcosa, l'ha osservata, si è voltato e se n'é andato. Lili era inizialmente confusa, ma poi si è voltata anche lei e si è diretta verso casa sua, non molto distante dal bar.Mentre ora sto ripercorrendo la stessa stradina secondaria dell'andata, diretto verso la mia auto. Tengo il cellulare in mano, sperando che Lili mi invii qualche notizia, nonostante io sia stato lì ad assistere. Tengo gli occhi fissi sul display, ma non mi invia nemmeno un singolo messaggio.
Salgo in auto, lancio sul sedile del passeggero il telefonino e mi avvio verso casa mia, con un peso in meno sul cuore. Spero che lei possa tornare ad essere felice e che si possa lasciare alle spalle tutta questa faccenda.Il volume della musica nella mia auto è molto alto, ma nonostante questo io sento solo i miei pensieri ed i piccoli frammenti di conversazione che sono riuscito ad udire. Mi vengono in mente molte domande a cui non potrò mai dare risposta. Lei scoprirebbe che non me ne sono andato davvero e di conseguenza io avrei infranto la promessa.
I pensieri mi annebbiano addirittura la vista, ma ormai conosco la strada di casa a memoria. Noto una figura davanti al mio portone, ma prima di scoprirne l'identità parcheggio l'auto. Scendo dal veicolo e l'immagine di Lili si fa più nitida. Sorrido.
-Ciao.- Dice timida ed insicura, come se io dovessi esplodere da un momento all'altro.
-Ciao.- Cerco di dire nel modo più dolce che conosco, attorcigliando il portachiavi tra le dita, ansioso di sentire che cos'ha da dire. Forse vorrebbe chiedermi dove sono stato e perché sono arrivato a casa solo ora, ma con tutto il mio cuore spero che non lo faccia, perché non ho nessuna scusa plausibile a portata di mano. Il silenzio mi sta perforando le orecchie, perciò decido di rimediare.
-Ti va di entrare?- Lei annuisce subito, come se si aspettasse una proposta simile. C'è una strana tensione tra noi, ma d'altronde l'ultima volta che mi ha visto abbiamo avuto una discussione, perciò mi sembra più che normale.Le offro un bicchiere d'acqua ed appoggio dei biscotti con le gocce al cioccolato sull'isola al centro della cucina. Lei si accomoda su una delle sedie alte ed io davanti a lei.
-Presumo non abbia fatto nulla di male.- Comincio cercando di mentirle, per quanto non mi piaccia farlo.
-Esatto.- Dice soltanto, tenendo il bicchiere tra le mani.
-Avevi ragione.- Ammetto.
-Sì.- Risponde subito.
-Hai intenzione di rispondermi per tutto il tempo a monosillabi o intendi creare una frase di senso compiuto?- Le chiedo sfoderando un sorriso che le fa abbassare la testa.
-Sono riuscita a fare un discorso con lui, ma con te non ci riesco.- Rialza il capo e serra le labbra in un sorriso. Guardo il suo sorriso così naturale e sincero, ma non appena mi accorgo di averlo osservato eccessivamente, riprendo a guardarla negli occhi.
-Non serve un discorso per rimettere tutto a posto. Ora sei felice ed è questo l'importante.-
-È proprio questo, Cole.- Risponde pronta. Non mi chiama spesso con il mio nome e per quanto possa essere infantile, questo dettaglio mi fa sorridere.
-In questo lungo percorso che si è appena concluso, a te interessava la mia felicità e ti saresti pure fatto picchiare per farmela raggiungere.- Giocherella nervosa con il bicchiere pensando a quel momento al bar.
-C'è stato un momento, un frammento di secondi durante quell'incontro, in cui mi sono pentita di averti mandato via in quel modo. Subito dopo però mi sono sentita stupida ed incoerente per averti trattato male, per aver alzato la voce senza motivo dopo tutto quello che avevi fatto per me.- Sospira.
-È il discorso più banale che io potessi pensare, ma non riesco a fare di meglio con te che mi guardi in quel modo.- Si posa una mano sul viso disperata per poi ritornare a guardarmi, mordendosi il labbro inferiore.
-In quale modo?- Sorrido mostrando i denti e posando i gomiti sul tavolo, incrociando le mani sulla superficie in marmo.
-Nel modo in cui mi guardi quando parlo, lo fai sempre e mi destabilizzi.- Cominciamo a ridere entrambi.
-Intendi quando ti guardo assorto? È il mio sguardo alla "ti sto ascoltando e mi interessa ciò che stai dicendo."- Alza un sopracciglio, poco convinta dalle mie parole.
-Lo fai sempre.- Sentenzia.
-Significa che mi interessa sempre ciò che dici.- Lei arrossisce lievemente ed abbassa la testa, mentre io afferro un biscotto alle gocce di cioccolato con fare vittorioso.Amo particolarmente il punto di vista di Cole. Voi invece quale punto di vista preferite? Fatemelo sapere nei commenti!
Spero che la storia vi stia piacendo, chissà cosa succederà in seguito ora che Brian se n'è andato! A presto!
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Nitido || Sprousehart
FanfictionÈ difficile ricordarsi il dolce profumo della felicità quando da troppo tempo il dolore è stato il nostro unico compagno di viaggio. Una ragazza, Lili Reinhart, cerca la vera felicità, per quanto ardua può sembrare questa missione. Riuscirà la giov...