Capitolo 2 - Dopo

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*Lili*

Il mio telefono comincia a vibrare mentre cerco gli ultimi minuti di sonno nel mio letto confortevole. Vorrei buttare quell'aggeggio fuori dalla finestra in questo momento, ma sono sicura che in un futuro non molto lontano potrei pentirmene. Decido di prendere il cellulare tra le mani e dopo essere stata accecata dalla luminosità eccessivamente elevata dello schermo, riesco a comporre il codice ed accedere a Whatsapp. Sono le dieci del mattino ed il gruppo del cast principale è particolarmente attivo. I messaggi ricevuti sono però meno di quanto credessi:

Cami:   Svegli? Si parte!

Cole:     Non ricordarmelo.

Cami:   Zitto Cole.

KJ:        Ci vediamo in aeroporto Cami, siete pronte voi altre?

Madelaine entra raggiante nella mia stanza, prima che riesca a leggere il resto dei messaggi. Io sono in grado solo di spegnere il cellulare ed affondare nuovamente la testa nel cuscino.

«Sei ancora a letto?! Dobbiamo partire!», esclama lei contrariata, con gli occhiali da sole in testa e lo zaino in spalla. Decido di alzarmi, perché vorrei evitare di far irritare maggiormente la rossa. Prendo il vestito preparato ieri sera e mi dirigo in bagno dove mi do una rinfrescata. Mi vesto, indossando un corto abito color corallo. Applico un po' di mascara sulle ciglia, mi spazzolo i capelli ed esco dalla toilette, pronta per partire. Afferro valigia, zaino ed occhiali da sole e mi dirigo all'esterno della casa con Mads.

Poco prima di iniziare le riprese di Riverdale Mads propose a me e a Camila di trasferirci con lei poiché possedeva un enorme casa nei pressi di Vancouver. Camila rifiutò perché aveva già acquistato un appartamento in centro città, ma io, che ero appena scappata dal mio ragazzo, colsi l'occasione al volo. Ed ora vivo con la rossa, in un'immensa casa dove non avrei mai immaginato di poter abitare: chi lo avrebbe mai detto?

La grande macchina nera posteggia lentamente nel nostro vialetto. Prendo la mia valigia e mi posiziono meglio lo zaino sulle spalle, prima di dirigermi verso il veicolo. Il vento soffia forte ed i miei capelli biondi svolazzano in tutte le direzioni. Cole e KJ escono dalla vettura in tenuta estiva: entrambi portano dei pantaloni corti ed una canottiera leggera. KJ ci sorride ed i due ragazzi ci aiutano a caricare i bagagli in auto. Il rosso mi cede il posto accanto al guidatore, dove poco dopo si posiziona Cole che trovo meno raggiante del solito. KJ e Madelaine sui sedili posteriori cominciano a parlare, perciò decido di prendere la palla al balzo.
«Stai bene?», chiedo al ragazzo dai capelli ormai corvini. Lui si volta verso di me sbattendo ripetutamente le palpebre, come se si fosse improvvisamente svegliato da uno stato di trance.
«Sì, sono solo un po' stanco», dice tornando a guardare la strada rettilinea. Effettivamente le occhiaie sotto ai suoi occhi verdi sono evidenti, ma non credo che sia solo perché non abbia dormito una notte. Un affermazione di KJ interrompe i miei pensieri.
«Non vedo l'ora di arrivare a New York, ci divertiremo un mondo.»
Io annuisco entusiasta, ma i miei pensieri tornano sul moro, che sembra sin troppo serio.

Il viaggio fino all'aeroporto dura relativamente poco e finalmente ritrovo Camila che ci accoglie entusiasta all'entrata del gate. Nel giro di un paio d'ore ci troviamo a bordo dell'aeroplano, ma sfortunatamente non posso ammirare Vancouver dall'alto perché il posto accanto al finestrino appartiene a Camila, mentre io sono seduta al centro, tra lei e Cole. KJ è dall'altra parte del velivolo, accanto a due donne anziane che discutono vivamente. Il rosso guarda Cole e si mette a ridere, mentre il moro accenna solo un sorriso: possibile che nessuno noti il suo stato d'animo? Possibile che nessuno capisca che non è lo stesso Cole di sempre?

*Cole*

Sento la stanchezza sin sotto la pelle, come se ormai facesse parte di me. Vorrei chiudere gli occhi, ma anche se lo facessi non riuscirei comunque a dormire. Non ho mai sofferto di insonnia, ma in questi giorni il sonno non accenna ad arrivare. Non so cosa mi impedisca di dormire. Forse dovrei parlarne con qualcuno, ma non mi sembra la soluzione migliore.

Mi ritrovo sull'autobus diretto all'hotel con i miei amici e non riesco a godermi il momento. Mi basterebbero poche ore di sonno, ma nemmeno queste mi sono concesse.

KJ è accanto a me e le ragazze sono dietro di noi. Lili non parla molto e non ne comprendo il motivo: non voglio rovinare la vacanza a nessuno, ma in un certo senso non sarei dovuto venire, avrei potuto semplicemente dire che non stavo bene ed invece ora sto facendo l'antipatico. Per di più assomiglio ad uno zombie.

Giunti all'hotel afferro velocemente i miei bagagli e tutti insieme ci dirigiamo verso l'immensa hall dell'albergo. Mi accomodo su una delle tante poltroncine ed affondo il viso nel palmo della mano; subito dopo una figura femminile si posiziona davanti a me, ma non riesco a distinguere chi sia, poiché il mio viso è ancora appoggiato sul palmo.

«Sei strano oggi, Cole». Anche Camila si accorge del mio stato d'animo, ma chi non l'ha ancora fatto? Alzo finalmente la testa, sperando che non faccia commenti riguardo le mie occhiaie violacee.

«Non ho dormito questa notte», mento. Non ho dormito questa notte come non l'ho fatto quella precedente e quella precedente ancora. Fortunatamente, prima che possa aggiungere qualcos'altro, gli altri due ragazzi ci raggiungono e si siedono accanto a noi.

«A momenti ci daranno le chiavi, si sta facendo tardi», ci informa KJ. Anche se è tardi, che importa? Passerò un'altra nottata sveglio a pensare.

Ci assegnano le chiavi poco dopo: fortunatamente ognuno di noi ha una camera differente, così non dovrò spiegare a KJ questioni per lui futili.
Arrivato in camera butto la borsa accanto al letto e prendo un pigiama dalla valigia. Indosso i pantaloncini e la canottiera e senza fare nessun'altra cosa mi stendo sul letto e cerco di ascoltare la rumorosa notte di New York. Mi mancava questa città, nonostante io ami anche Vancouver.
Quando mi rendo conto di non riuscire comunque a dormire, qualcuno bussa alla mia porta e spalanco immediatamente gli occhi. Cammino fino all'entrata e quando la apro mi ritrovo il largo sorriso di Lili che subito mi trasmette un'allegra sensazione, nonostante la lunga giornata d'agonia.
«Posso aiutarti?», le chiedo.
Indossa un pigiama corto e non si preoccupa minimamente che qualcuno possa passare da un momento all'altro e che possa fissarla male.
«Sono venuta ad aiutarti.»
La guardo confuso.
«Aiutarmi? A fare cosa?», continuo.
«A dormire, ovviamente», ed entra nella stanza tranquillamente e chiudendosi la porta alle spalle.

Nitido || SprousehartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora