Capitolo 26

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*Lili*

Rientrai nel ristorante subito dopo, ma nessuno fece domande di alcun tipo. Kyle, visibilmente in imbarazzo salutò tutti e se ne andò subito. KJ si scusò per non aver detto nulla a Cole e lo stesso fece Camila. Non si può dire che Cole accettò subito la cosa, ma d'altronde sono i nostri migliori amici.

Come da programma ho riaccompagnato Cole a casa ed ora ci troviamo per l'ennesima volta nella sua cucina. Non ci siamo detti parola da quando è rientrato nel ristorante, ma sembra essersi un minimo rilassato.
Posa il PC sulle sue ginocchia e comincia a digitare i tasti, lui solo sa perché. Io lo osservo dal bancone della cucina: il suo volto è molto serio.
Da quel giorno fuori dalla biblioteca non avevamo più avuto litigi, ma lui ora sembra che voglia restare tranquillo, quindi reputo la mia presenza in casa sua futile al momento.
-Io vado a casa.- Dico, raccattando la mia borsa da terra ed avviandomi verso le mie scarpe. Lui posa il computer sul divano e si volta verso di me.
-Non credo proprio.- Aggrotta le sopracciglia folte.
-Scusa?- Allungo il collo confusa. Tace e se ne sta per i fatti suoi e quando decido di andare a casa me lo proibisce. Poi dicono che sono le donne quelle difficili da capire.
-È tardi, piove a dirotto e per le strade non si vede niente.- Si volta nuovamente verso il suo computer.
-Perciò...- Comincio.
-Dovrei stare qui con una persona che non ha intenzione di parlarmi per Dio solo sa quale motivo?- Lascio andare la borsa a terra: effettivamente la pioggia è molto violenta e Cole sa quanto non mi piaccia guidare con questo tipo di clima.
Durante il viaggio verso casa sua ho avuto il tempo di pensare alle sue parole: è geloso perché Kyle ci provava nuovamente e spudoratamente con me. È geloso perché teme che io possa scegliere un pallone gonfiato come lui al posto suo. È impaurito perché è terrorizzato dall'idea di non essere abbastanza. Non so se essere intenerita per questo, o offesa perché significa che se Cole pensa questo di me, forse non mi conosce a pieno.

Lui posa nuovamente il computer sul sofà e questa volta si alza per posizionarsi davanti a me, a debita distanza.
-In realtà io non sono arrabbiato con te, ma con me stesso.- Sorride in modo finto.
-Nonostante io voglia essere simpatico con una certa tipologia di persone, non ci riesco.- Scuote il capo.
-Perché queste persone mi danno sempre un ottimo motivo per farmi innervosire, proprio come Kyle mi ha dimostrato oggi.- Storta il capo di lato, concludendo.
-Ma lui, come i nostri amici d'altronde, non sa nulla di noi due.- Aggiungo io, calma. I respiri di Cole si fanno sempre più profondi ed irregolari. La sua maglietta bianca mette in evidenza il suo petto ed il suo viso corrucciato.
-E tu?-
-Ed io cosa?- Chiedo scuotendo confusa il capo e sgranando gli occhi. Mi posiziono a braccia conserte per sentire che cos'ha da dire. Respira profondamente e si passa una mano tra i capelli ormai sbiaditi. Fa un passo in avanti.
-Nulla.- Scuote il capo e si volta dall'altra parte, come pentito. Va in cucina ed apre il frigorifero. Crede che con una parola possa farmi tacere?
Improvvisamente comprendo ogni cosa.
-Ho capito.- Affermo, convinta. Lui si volta di scatto e posa le mani sul bancone così da restare in piedi. Mi guarda confuso, come se in realtà la sua mente non l'avesse capita neppure lui.

-Tu hai paura...- Comincio io, avvicinandomi lentamente a braccia conserte.

-Hai paura che io in realtà non ci tenga quanto ci tieni tu.- Prima di concludere mi trovo già davanti a lui. Cole stringe le labbra ed abbassa la testa, come se fosse appena stato sconfitto.

-Perché pensi questo?- Gli chiedo, forse per insicurezza mia, o semplicemente per sentire la sua voce. Lui si volta in modo che io non possa più vederlo in volto. Posa lo sguardo sul lavandino proprio sotto di lui, forse non pronto ad affrontare questo discorso proprio ora. Appoggio una mano sulla sua calda schiena ed improvvisamente i suoi muscoli si contraggono. Mi sistemo accanto a lui: vedo solo il suo profilo ed i suoi capelli ormai solo in parte corvini che gli ricadono sulla fronte rosea.

-Perché...- Comincia, lento e concentrato su ciò che sta pensando.

-Non solo tu hai paura. Io ho il costante timore che tu mi stia accanto perché ti senti in obbligo nei miei confronti. Forse perché la mia felicità dipende da te ed hai paura che se te ne andassi, io esploderei.- Lascia il bancone, si volta per l'ennesima volta nella mia direzione e si morde le labbra che leggermente tremanti attirano la mia attenzione. Aggrotto lievemente le sopracciglia.

-Cole Sprouse, tu più di chiunque altro dovresti sapere che se io non voglio una cosa, non la faccio accadere e basta. Io volevo starti accanto settimane fa, e voglio starti accanto tutt'ora, ancor più di prima.- Si tira indietro il ciuffo.
-E non fare il depresso, che è la versione di te che mi piace meno.- Sorrido per rassicurarlo e lo guardo attentamente. È così bello sotto la luce fioca della sua cucina: così indifeso e vulnerabile. Così scoperto dalla sua forza d'animo, sotto quelle labbra tremanti e quegli occhi lievemente lucidi che mi fanno realizzare quanto questo ragazzo abbia il costante terrore di perdermi.

*Cole*

Il mio sguardo viaggia sul suo viso. Le lacrime mi appannano leggermente la vista, ma io non piango, non ora.
Non ora che la mia ragazza mi guarda con quei suoi grandi occhi rassicuranti e quel sorriso così dolce.
Le scosto una ciocca ribelle dal viso ed abbasso lo sguardo. Contemplo ora il pavimento che pochi istanti prima mi era parso così instabile.
-Cole...- Mi richiama lei amabilmente. Alzo appena gli occhi e lei appoggia le sue morbide mani sulle mie guance, circondando il mio viso triste. Odio essere di quest'umore. Odio mostrarmi così vulnerabile sopratutto davanti a Lili che si meriterebbe qualcuno che la protegga da ogni atrocità.
Nuovamente il verde dei miei occhi incontra l'azzurro dei suoi. Devo sbattere ripetutamente le palpebre, sia per non far scivolare sul mio viso le lacrime, sia per rendermi conto della situazione.
Ora è lei che guarda il mio volto e con i pollici accarezza le mie guance calde.
-Cole Mitchell Sprouse...- Quando mi chiama con il mio nome intero mi scappa sempre un sorriso. Lo fa quando vuole avere la mia completa attenzione, qualche volta con tono accusatorio, ma altre volte, come in questo caso, per farmi concentrare completamente su di lei. Non che io ne abbia bisogno, ma lei lo ritiene necessario ed io non posso fare a meno di ascoltarla.
-Mi piaci così tanto.- Sbatte una volta le palpebre, mentre il mio cuore a quelle quattro infantili, ma per me importantissime parole, perde un paio di battiti.
-E non voglio che tu te lo dimentichi.- Io non riesco a dire nulla, poiché dopo queste frasi, ogni cosa è tornata al posto giusto. Ogni tassello si è incastrato alla perfezione con l'altro e non c'è altro luogo dove vorrei essere se non con le mani di Lili Reinhart sul mio viso.

Heyla popolo Wattpadiano!
L'avete vista la puntata di ieri?
Sono distrutta psicologicamente, ma sono sicura che i Bughead potranno ritornare più forti di prima (o perlomeno lo spero perché potrei non riprendermi facilmente).
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo!
A presto!

Nitido || SprousehartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora