Capitolo 15

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*Lili*

Cole raggiunge la mia portiera velocemente, la apre e si fa da parte per farmi scendere dal veicolo.
-Sei un vero gentiluomo, Cole Sprouse.- Gli dico, facendolo sorridere.
-Per una guerriera come te, mi pare il minimo.- Mi risponde pronto lui, facendomi arrossire per un istante.

I miei pantaloni a vita alta neri e la mia camicetta verde s'intonano con il suo completo di seta. Lo osservo da cima a fondo e mi rendo conto che è davvero elegante. Lui mi offre il suo braccio, come se dovessimo entrare ad un galà importante, anziché in un bar affollato. Io però accetto volentieri il suo invito e poso il mio braccio sotto al suo. Vorrei chiedergli perché Dylan abbia  invitato proprio me e perché è costantemente preoccupato da ciò che provo. Sto bene, ed è giusto che lo sappia.
Prima di entrare mi fermo sul marciapiede e faccio voltare il moro verso di me, in modo da essere faccia a faccia. Lui inclina la testa di lato, visibilmente confuso. Gli prendo le mani nelle mie, più per tranquillizzare me che lui: non ne comprendo il motivo, ma sono particolarmente agitata.
-Non preoccuparti per me, okay? Sto bene e non hai motivo di essere in ansia.- Il mio tono è dolce e pacato.  Lui comincia ad accarezzarmi il dorso della mano con movimenti circolari del pollice, provocandomi degli strani brividi lungo le braccia.
-Lili, mi preoccuperò sempre per le persone a me vicine e anche quando mi dirai di stare benissimo, io ci sarò.- Restiamo a guardarci negli occhi in silenzio, sin quando una giovane coppia esce dal bar e ci riporta alla realtà. Decidiamo così di entrare. Lui mi fa strada tra i numerosi corpi presenti nel locale e mi lascia andare la mano per primo, trasmettendomi una sensazione simile al vuoto.
-Cole!- Subito odo la voce di Dylan Sprouse ed un attimo dopo i due fratelli si stringono in un forte abbraccio. Quando si allontanano, il biondo si volta verso di me.
-Eccola qui la mia bionda preferita!- Mi avvolge tra le sue braccia ed io faccio lo stesso. Il profumo dei due fratelli è molto diverso e quello di Dylan è fin troppo pesante.
-Il mio amico arriverà a momenti, per ora vi presento Ethan.- Ci informa sempre il biondo. Il nome appena udito risveglia in me qualcosa di prettamente familiare e non appena sento la voce del ragazzo la mia mente mi trasporta al ballo in maschera. Il sangue mi si gela nella vene non appena scorgo la figura: capelli neri e a spazzola, occhi marroni, naso aquilino e sorriso ammaliatore sul volto; il nome non mi diceva molto, ma l'aspetto mi ricollega ad uno dei colleghi di lavoro di Brian Rove.
Lui finge di non riconoscermi, ma dopo le false presentazioni cerco disperatamente la mano di Cole. Ho bisogno di fargli sapere del mio orribile presentimento. Quando ci sediamo stringo immediatamente la mano del moro sotto al tavolo e lui mi guarda preoccupato e confuso. I suoi occhi mi scrutano e nel loro verde è come se potessi leggere numerose domande. Sotto al suo caldo tocco decido di calmarmi e mi auto convinco che non stia succedendo e che non succederà nulla di grave: perché devo rovinare a Cole una bella serata con il fratello, per le mie stupide paure infondate? Nonostante questo però sento un fardello sul cuore, come se la brutta sensazione non accenni a passare. Mi accorgo di stringere ancora la mano del ragazzo e non appena lascio delicatamente la presa, lui sembra risvegliarsi da uno stato di trance.

I due gemelli iniziano un'allegra conversazione, rendendo partecipe anche me. L'altro invitato sembra invece distratto dal cellulare. Le nostre risate ed i nostri interessanti discorsi cessano quando Ethan si alza di scatto dalla sua scricchiolante sedia in legno e si avvia verso il presunto invitato. Ci voltiamo all'unisono tutti e tre.

La mia vista s'annebbia.
Lo stomaco mi si contorce.
Poi i reni.
Poi tocca al fegato.
Il drink appena ingerito sembra che lotti per uscire attraverso l'esofago.

-Buonasera.- Il suo viso compiaciuto mentre si presenta al tavolo. Il suo ghigno sul volto mi fa annebbiare ulteriormente la vista.
-Cole Sprouse. Piacere di conoscerti.- Cole si alza e gli offre la mano, con la sua solita cordialità. Lui ricambia.
-Brian Rove. Il piacere è tutto mio.-

*Cole*

Improvvisamente la mia mano diviene come pietrificata, mentre la sua stretta diventa sempre più salda. Appena lascio la presa sento la mano indolenzita ed osservo Lili seduta alle mie spalle. I suoi occhi azzurri hanno come perso di colore e vivacità. Il suo sorriso è ormai inesistente mentre a fatica trova le forze di alzarsi dalla sedia.
Quel Brian che tanto dolore le ha fatto passare, è ora qui d'innanzi a noi con uno stupido sorriso beffardo in volto. Vorrei prenderlo per il colletto della sua costosissima camicia azzurra, portarlo fuori dal bar e prenderlo a pugni sin quando non si deciderà di togliersi quel sorrisetto dalla faccia. Il pezzo di merda porge la mano a Lili. Il vuoto negli occhi della ragazza è stato sostituito da rabbia pura. Lei ricambia la stretta senza però fiatare. Mantiene il busto eretto e lo sguardo di ghiaccio ben determinato nel suo castano. Dylan mi guarda come per chiedermi spiegazioni. In tutta risposta io scuoto impercettibilmente la testa.
-Non sapevo ti fossi trovata un ragazzo, d'altronde la vita da superstar è molto impegnativa, non è così?- Dice lui con superiorità, non appena le loro mani si dividono. Uno di fronte all'altra, due bombe pronte ad esplodere.
-Io non sapevo che questo bar accettasse anche l'immondizia, comincia a tirare una brutta aria qui, sarà meglio che avvisi il personale.- M'intrometto, cercando di lasciare a Lili un po' di spazio e di far dedicare al sottoscritto tutte le attenzioni di Brian.
-Come hai detto scusa?- Chiede attonito lui, alzando un sopracciglio per poi sorridere con fare prepotente. Il suo busto si gonfia e si avvicina al mio. Sento il suo alito sul mio viso e l'odore non è dei migliori.
-Oltre a puzzare di marcio non senti neppure?- Brian mi spintona all'indietro facendomi barcollare. Il volto di Dylan è sconcertato, ma resta fermo nella sua posizione.
Mi porgo in avanti per spingerlo a mia volta, ma Lili si colloca tra noi, rivolta verso di me.
-Non farlo.- Sussurra implorandomi, posando le sue delicate mani sul mio petto. Il mio cuore martella velocemente ed il cervello pulsa nella mia testa con altrettanta velocità. Le altre persone nel locale sembra che non si stiano accorgendo di nulla. La prendo per mano e la porto fuori dal bar non degnando nessuno di uno sguardo. La faccio accomodare in auto ed accendo il motore, furibondo. Il sangue mi ribolle nelle vene. Avrei voluto reagire, frantumare in mille pezzi la faccia di quella feccia umana.
-Dove stiamo andando?- Chiede lei, senza l'alcun minima emozione.
-In un posto tranquillo.- Rispondo, cercando di placare la mia rabbia.

Lili posa la testa sul finestrino e anche senza guardarla percepisco le sue lacrime.

Nitido || SprousehartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora