Capitolo 22

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*Lili*

Il campanello di casa mia comincia a suonare. Mi sveglio di soprassalto.
I raggi del sole non entrano ancora dalle persiane e mi chiedo che diavolo di ore siano. Gli occhi mi bruciano dalla stanchezza ed il buio incombe ancora sulla mia stanza.

Un'altra volta le mie orecchie odono il fastidioso suono del campanello.

Appoggio i piedi a terra e mi alzo a fatica. Incrocio le braccia dal freddo e con piccoli passi raggiungo il portone. Una volta aperto, mi ci vogliono un paio di secondi prima di realizzare.
-Buongiorno!- Dice il ragazzo davanti ai miei occhi, allegro e sveglio.
-Ho un terribile deja-vu.- Dico impacciata. Mi stropiccio l'occhio sinistro con una mano ed intanto insulto mentalmente il mio amico. Ripenso a quella volta in cui sbronzo, Cole si è presentato a casa mia nel cuore della notte.
-Non sono ubriaco.- Precisa, superandomi ed entrando nell'appartamento.
-Sono le cinque del mattino e se ci muoviamo facciamo in tempo.- Mi fa sapere, sempre raggiante. Lo osservo da cima a fondo come se fosse un alieno. Il fatto che sia orribilmente stanca, che abbia i capelli spettinati, gli occhi secchi e la voce impastata in questo momento passa in secondo piano.
-In tempo per cosa? Io non mi alzo nemmeno per la fine del mondo, figuriamoci per un qualcosa di indefinito.- Mi volto per andare in camera, intenzionata a rimettermi sotto le coperte: ho dormito poco e voglio solo sognare tante belle cose. Lui mi afferra il polso e mi fa voltare verso di lui con un veloce gesto della mano. Mi osserva come se avesse appena agito d'impulso e come se si fosse improvvisamente pentito.
-Dammi una possibilità, non te ne pentirai.- I suoi occhi mi pregano ed io sono ogni secondo più confusa. Sono le cinque del mattino, Cole è davanti a me e mi prega di andare con lui Dio solo da dove. Invitante? Certo, come può non esserlo?
-Dammi tempo, vado a vestirmi.- La sua mano circonda ancora il mio polso e le sue labbra serrate si schiudono in un largo sorriso prezioso.
-Scemo.- Gli dico, mentre riprendo il cammino verso la mia stanza.
-Grazie!- Urla alle mie spalle. Non lo vedo in volto, ma m'immagino il sorriso sul suo viso. Quel sorriso sbilenco che inevitabilmente fa sorridere anche me.
Accendo la luce della mia stanza e subito chiudo gli occhi per lo sbalzo di luminosità. Afferro una felpa blu e dei collant neri: l'abbinamento non è sicuramente dei migliori, ma al momento, stanca come sono, sento solo disorientamento e molto freddo, nonostante sia ormai arrivata primavera. Allungo le maniche della felpa in modo che possano ricoprirmi le mani congelate ed esco dalla stanza, prendendo solo il mio cellulare quasi scarico.
Senza dire una parola passo davanti a Cole ed esco dalla porta, lui mi segue sghignazzando ed essendo consapevole del fatto che potrei picchiarlo in qualsiasi momento. Nessuno mi ha mai fatta svegliare a quest'ora per un motivo per lo più indefinito.
-Sei patetica quando ti arrabbi.- Mi supera per aprirmi la portiera della mia automobile. Se voleva riportarmi l'auto poteva anche farlo di pomeriggio.
Lo guardo seria, ma la sua espressione è esattamente l'opposto. Salgo nella vettura solo perché è il luogo più caldo nelle vicinanze. Non appena tocco il sedile del passeggero, raccolgo i capelli in una coda di cavallo improvvisata, rannicchio le ginocchia contro il mio busto e le circondo con le braccia che ricoperte dalle lunghe maniche della felpa mi tengono caldo. Anche Cole si siede, ma non parte.
-Lili?- Il suo tono è dolce e delicato, come se avesse appena trovato un gattino ferito per strada.
-Mi dispiace averti svegliata, ma avevo voglia di vederti.-
-Alle cinque del mattino tu hai queste voglie?- Mi ricordo quando mi disse che a volte avevo delle idee strane in momenti inopportuni, come l'idea della "principessa guerriera". Direi che non sono l'unica con dei problemi qui. Lui non risponde. Scuote il capo rassegnato, mette in moto e comincia a guidare sulla strada rettilinea. Guardo fuori dal finestrino il cemento che ricopre le strade; vorrei chiudere gli occhi e dormire, ma la curiosità non me lo permette: dove mi sta portando Cole Sprouse?

Dopo circa quaranta minuti di silenzio, la mia curiosità mi sta lacerando le ossa.
-Credi di comunicarmi qualcosa? Ti scongiuro non cercare un posto isolato per ammazzarmi.- Dico scherzando. Lui scoppia a ridere ed inevitabilmente lo faccio anch'io.
-Perché ogni volta che sali in macchina con me hai questa preoccupazione?- Allude a quel breve viaggio che abbiamo fatto quando ricevetti quella spiacevole chiamata di Brian. Al ricordo sorrido comunque timidamente. Poso una ciocca di capelli spettinata dietro all'orecchio. Subito mi ricade davanti agli occhi.
-Perché KJ dice che quando andate in macchina insieme tu parli ininterrottamente, mentre con me non proferisci parola.- Appoggio la testa sulle ginocchia e la giro verso la sua direzione. Lui ha le labbra serrate in un sorriso.
-Mi piace la tranquillità che generiamo.- Questa risposta mi lascia senza parole. È così semplice, ma così strana nello stesso momento.
Improvvisamente Cole curva su uno spiazzo sterrato, su un'alta collina. Fa un paio di manovre complesse e gira la macchina in modo che il bagagliaio sia poco distante dal dirupo della montagna. Il buio delle ultime ore della notte incombe ancora su Los Angeles e non appena scendo dall'auto il freddo ripercorre il mio corpo. Cole apre il baule della mia auto e ci si siede all'interno. Con un sorriso mi invita accanto a lui ed io, un po' riluttante, accetto. Incrocio le gambe e mi accomodo, strofinando le mie braccia cercando di trovare conforto nel caldo.
-Vuoi vedere l'alba immagino.- Constato. Mi sento stupida a non averlo capito prima. Lui si sorregge sulle due braccia ed annuisce fieramente.
È una cosa romantica. Nella sua innocenza, Cole Sprouse sta facendo qualcosa di romantico per me. Ed io che ieri sera stavo proprio riflettendo su questo, mentre guardavo le coppie felici che si godevano la loro vita da innamorati. Senza essere entrato nella mia testa, Cole ha esaudito un mio desiderio. Mi volto ad osservarlo, forse un po' troppo a lungo, forse un po' troppo intensamente.
-Perché hai invitato me?- Sembra che sia tornata alle scuole medie, ma questa domanda mi frulla nella testa da un po' ormai.
-Dovevo riportarti la macchina in qualche modo.- Non mi guarda in faccia, ma io continuo a non staccargli gli occhi di dosso.
-No, in realtà è perché mi piace la tua presenza.- Questa volta si gira nella mia direzione ed incontra il mio sguardo.
-Mi piace vederti felice e mi piace praticamente ogni cosa di questo momento. Inoltre dovevo portarti l'auto per davvero.- Le sue labbra sono rilassate, i suoi occhi sono di un verde intenso e solo ora noto che i suoi cappelli biondi stanno risalendo la radice e stanno riconquistando i suoi capelli scuri. Lui si porge in avanti, senza appoggiarsi più sulle due braccia: colgo l'occasione per posare la mia mano sulla sua, proprio tra noi due. Osservo le nostre mani che si toccano e provo ad accarezzare la sua delicatamente. Come un piccolo gesto per ringraziarlo delle sensazioni contrastanti che mi fa provare, di tutte le volte che mi ha reso confusa e felice e di tutte le volte che mi sono maledetta a causa degli strani pensieri che mi provocava. Lui osserva le nostre mani serio, quasi con dolore. Come se questa situazione gli facesse male. Dopodiché guarda l'orizzonte.
-Guarda.- Sibila con la voce spezzata. Volto il capo verso il paesaggio e resto ammaliata da quell'alba che ogni mattina sottovaluto. I colori caldi interagiscono e si legano con l'azzurro del cielo. Gli uccellini cominciano a cinguettare timidamente nei sordi rumori del mattino ed i miei occhi s'illuminano di gioia. Osservo con la coda dell'occhio Cole che tiene ancora la sua morbida mano sotto al mio palmo.

Quali avventure affronteranno Cole e Lili nel prossimo capitolo? Lo scoprirete molto presto!
Scrivetemi in un commento la vostra ipotesi a proposito della strana reazione di Cole al gesto di Lili!
A prestoo :)

Nitido || SprousehartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora