12° CAPITOLO

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Pov. Harry

‘piccola.’ urlai, ‘svegliati, cazzo.’ stavo entrando in panico.

Le mani iniziarono a tremarmi, guardai attentamente il corpo di Niky: era ricoperto di graffi e lividi.

La sua respirazione diventò irregolare.

‘Niall.’ urlai a squarciagola. ‘chiama un’ambulanza.’ gli ordinai.

Il biondo sgrano gli occhi, recuperando il telefono dalla tasca dei pantaloni, fece partire la chiamata.

Guardai i ragazzi, non sembravano nemmeno loro da quanto duramente stavano picchiando Jake.

Adagiai, lentamente, Niky sul terreno alzandomi.

Il mio viso era cupo, colmo di odio, il nervosismo era sopra il limite. Sapevo che se avessi toccato, Jake, nulla mi avrebbe fermato. Sarebbe morto sotto al mio tocco.

Fermai il pugno che stava ‘partendo’ da Zayn, spostandolo. I ragazzi, lentamente, si spostarono dandomi spazio, se avessero guardato nei miei occhi non mi avrebbero riconosciuto. Sembravo un altro. Non alzavo spesso le mani, sono sempre stato contro la violenza, ma questa volta me ne sarei fregato. Volevo vederlo sanguinare, piangere, implorarmi.

Mi ritrovai a cavalcioni su Jake, senza accorgermene incominciai a tirargli pugni dritti in faccia.

Un rumore sordo di un osso, mi distrasse. Dal naso gli colava il sangue, questo anche dalla bocca.

Non avrei avuto pietà, Niky non dovevano toccarmela.

‘Harry basta, è svenuto.’ non riconobbi la voce, preso dalla rabbia continuai.

Liam mi sollevò da dietro, allontanandomi dal corpo del ragazzo assieme a Louis. Mi tenevano fermo, continuavano a ripetermi di calmarmi, ma era impossibile. Ero troppo incazzato per calmarmi.

La sirena dell'ambulanza arrivò, dei medici si avvicinarono con una barella, coricando Niky, la quale era tra le braccia di Zayn. Si allontanarono, portandomela via.

***

Guardai l’orario, erano quasi le sei del mattino. I medici non ci dissero nulla.

Non sapevo se fosse sveglia, se stesse bene, o male. Ero in ansia, volevo solo avere sue notizie.

‘ehi..?’ alzai lo sguardo dal pavimento, vedendo Niky con una benda in testa, mentre camminava, lentamente, verso di noi.

Mi alzai di scatto dalla sedia, correndole incontro ‘piccola mia.’ mormorai, avvolgendola in un delicato abbraccio.

‘come ti senti?’ domando, Zayn, con gli occhi lucidi.

Sorrise ‘meglio di prima, grazie.’ ci ringraziò, affondando il viso nell’incavo del mio collo.

Avevo paura che fosse traumatizzata, Jake le avrebbe ricordato le violenze subite dal padre. Non volevo che stesse male ancora per un uomo del genere. Non si meritava tutto questo.

Dopo essere usciti dall'ospedale, ci indirizzammo verso le auto.

‘Harry…’ mi richiamò, Niky. ‘potrei stare da te, stanotte?’ domandò, con un filo di voce.

Le baciai la fronte ‘non saresti rimasta a casa da sola, avremmo dormito insieme lo stesso.’ sospirai ‘è tutta colpa mia, non avrei dovuto lasciarti da sola.’ mi incolpai.

‘non è vero.’ ribatté ‘non pensarlo minimamente. Ho fatto la cazzata, e lui me l'ha fatta pagare.’ rispose, cercando di calmarmi, invano.

‘se solo fossi arrivato prima… Se non ti avessi lasciato sola non ti avrebbe toccata.’ non rispose, premette le sue labbra sulle mie, fu un semplice bacio che mi rilassò.

‘eccoci arrivati.’ esclamai, spegnendo il motore della macchina.

Scesi dalla vettura, arrivando allo sportello di Niky, lo aprì prendendola in braccio.

Quando fummo in camera mia, l’adagiai sul letto. Non aveva le forze per cambiarsi, si sarebbe addormentata a minuti. Presi dall’armadio la mia maglia da football.

‘posso?’ chiesi, intento a spogliarla dal vestito. Annuì ‘mi fido di te.’ sussurrò.

Abbassai le spalline del vestito, calandole la zip dietro la schiena, lentamente feci scorrere il tessuto lungo il suo corpo, maltrattato. L’aiutai a infilarsi la maglia, come faceva il padre con la sua propria bambina.

Velocemente mi disfai dei miei vestiti, rimanendo in boxer. Abbassai le coperte, seguendo Niky, mi coricai nel letto avvolgendola con le braccia.

‘non ti lascerò più sola.’ le promisi a lei, ma soprattutto a me stesso. Chiusi gli occhi.

Mi richiamò ‘mi baci?’ domandò con imbarazzo. Sorrisi, per la sua ingenuità.

Allungai il mio viso al suo, appoggiandolo baciandola. Solo quel gesto, mi fece tremare.

I suoi baci erano una droga, erano lunghi e appassionarti. Non baciavo così le altre ragazze, probabilmente perché non erano lei. A fatica mi staccai dalle sue labbra, dandole la buona notte.

Non mi sarebbe dispiaciuto, un giorno, reputarla la mia ragazza.

***

‘Harry svegliati, sono le tre del pomeriggio.’ la voce di mia madre, rimbombò nella stanza.

Il rumore sordo delle tapparelle, mi fecero aprire gli occhi. La luce del sole mi stava accecando.

‘Niky…’ boccheggiò, la biondina al mio fianco non si era ancora svegliata. ‘mi devi qualche spiegazione.’

Buttai la testa sul cuscino, rimanendo nella stessa posizione, ossia: abbracciato a Niky.

‘non è successo niente, abbiamo solo dormito.’ risposi alla sua domanda, prima che parlasse.

Sospirò ‘quando torna sua madre?’ chiese, incamminandosi verso la porta della camera.

‘credo martedì.’

‘perfetto, quando si sveglia’ indicò Niky, ‘dille che martedì sera lei e sua madre sono invitate a cena.’ mia madre era una persona buona e disponibile. Uscì dalla camera, chiudendo la porta.

Passai una mano tra i capelli, spettinati. Mi soffermai a fissare il viso, mal concio, della ragazza che stava dormendo tra le mie braccia. Era bellissima. Sono stato uno stupito a allontanarla tutti questi anni.

Ho fatto del male a me stesso, e a lei. Non ho mai desiderato così tanto una ragazza.

‘buon giorno.’ Bofonchiò Niky, stiracchiandosi appena.

Sorrisi sentendo la sua voce di prima mattina ‘giorno, piccola.’ la salutai con un bacio a stampo. ‘martedì sera, con tua madre, siete invitate a cena qui.’ le diedi la notizia.

‘dopo la chiamerò, allora.’ alludeva alla madre. Mi sdraiai comodamente, girandomi verso Niky.

Chiusi gli occhi, la stanchezza si faceva sentire. Avevamo dormito troppo poco.

Le piccole labbra della bionda, si appoggiarono sul mio collo: tracciando un percorso umido fino alle spalle.

‘potrei perdere il controllo delle mie azioni.’ esclamai, malizioso.

Soffocò una risata, evitai di guardarla anche quando si mise a cavalcioni su mio bacino.

‘quindi staremo insieme, martedì?’ mi baciò la guancia.

Non risposi. Appoggiai le mie mani sui suoi fianchi facendola stendere sul mio corpo.

appoggiai il viso sulla sua spalla, baciandogliela ‘saremo soli, lo sai?’ risi.

‘a cosa stai pensando?’ cercò il mio sguardo.

Le diedi un bacio a stampo ‘lo scoprirai.’

Destined to be togetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora