37° CAPITOLO

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La rabbia invase il mio corpo. Nessuno poteva permettersi di insultare la mia ragazza e darle della puttana. Nessuno l’avrebbe passata liscia.

Strinsi i completamente il colletto di Jake e non esitai a tirargli un pugno nello stomaco.

Volevo che si mettesse a implorarmi di fermarmi.

Volevo il suo sangue sulle nocche.

Volevo che piangesse.

Volevo che pagasse tutto ciò che aveva fatto.

Non aspettai e presi a tirargli un altro pugno, questa volta sul volto, cadendo a terra. La rabbia che avevo nel corpo era così tanta che a stento riuscivo a controllarla. Attorno a me c’erano solo ragazzi che urlavano e ragazze spaventate per l’accaduto.

Mi avvicinai al ragazzo e con mia sorpresa mi diede un pugno sulla mascella, lasciandomi sorpreso. Non riuscì a vederlo prima. Sentì il gusto del sangue in bocca e spostai due banchi per aver maggior spazio. In quel momento vidi Jake venirmi incontro e i flashback di lui che cercò di violentare Niky mi vennero alla mente. Le lacrime della ragazza mentre lui se la rideva.

Non ci vidi più.

Sentì la voce di Niky urlare di smetterla, ma non l’ascoltai per la troppa adrenalina che mi girava nel corpo. Buttai a terra Jake e sedendomi su di lui iniziai a riempirgli il viso di pugni. Vedendo finalmente il suo sangue sulle mie nocche. Era fantastico.

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«Styles mi deve spiegare cosa credeva di fare.».

Fui impassibile «Doveva pagarmi tutto.» Non volevo dare spiegazioni al preside più del dovuto. Sapevo che il mio gesto fu rude, ma fu inevitabile, poiché Jake mi istigò più volte.

«Pensa che la violenza risolva tutto?» Mi sembrava di aver davanti la mia ragazza e non un uomo di quasi cinquant’anni. La mia arroganza lo fece innervosire «Le sembra un gioco questo? Non l’ho mai vista alzare le mani su un suo coetaneo e non accetto la sua giustificazione.».

«Ha fatto del male alla mia ragazza.».

Scosse la testa e si tolse gli occhiali, passandosi una mano sul viso «E questo le ha dato il diritto di mandare un ragazzo in ospedale?» Mi guardò duramente.

«Se lo meritava.» Sbottai, stringendo duramente i pugni.

«Non avrei voluto vedere questo comportamento nel suo ultimo anno scolastico, specialmente per una ragazza. Lei è espulso.».


Pov. Zayn

Continuai ad ascoltare le parole del preside da fuori la porta, dove il quale mi trovavo con Liam e Louis. Solo l’intervento dei professori e del preside, fece finire la raffica di pugni che Harry continuò a dare a Jake. La sua rabbia era venuta fuori e non immaginavo fosse così forte.

«Lei è espulso.» Sgranai gli occhi e senza pensarci due volte entrai nell’ufficio.

«Non può farlo!» Urlai e sentì Liam e Louis chiamarmi e imbarazzati entrarono nella stanza.

Il preside si alzò, infuriato «Malik, Tomlinson, Payne fuori immediatamente.».

«Non ci muoviamo da qui.» Sbottai «Jake Ryan ha cercato di stuprare Niky Mendler questa estate e oggi l’ha insultata pesantemente. Harry aveva tutte le ragioni per reagire così.».

Louis venne in mio soccorso «Ryan oggi le ha dato della puttana più volte, però lui è il santo.».

Harry ci guardò spaesati e il preside intervenne «Styles è vero ciò che dicono?» Non rispose e abbassò la testa, senza fiatare. Mi faceva male vederlo in quelle condizioni «Styles se tutto ciò è vero perché non me l’ha detto lei?» Continuò a rispondere «La signorina Mendler ha denunciato?».

«Non voleva che si sapesse e ha preferito evitare.» Spiegò Liam.

Il preside annuì e non fece altre domande, sapeva che Liam era un studente modello e si fidava delle sue parole «Se questa è la verità dei fatti, gli dò soltanto due settimane di sospensione. Quando torna deve mettersi sotto con i voti, se no perde l’anno e con esso il diploma.» Tirammo un sospiro di sollievo e la testa di Harry saettò verso l’alto.

«Non la deluderò.».


Pov. Niky

Strinsi le braccia attorno a Niall e cercai di calmarmi, ero molto scossa per la reazione che ebbe Harry verso Jake. Non lo avevo mai visto in quelle condizioni.

Affondai il viso sul petto del biondo e mi morsi freneticamente il labbro, non avevo paura del mio ragazzo ero solo scossa per la vicenda e sperai di non vedere altre scene in vita mia. Alzai la testa quando sentì dei passi avvicinarsi a me e due occhi verdi smeraldo mi fissarono con tristezza. Vidi nei suoi occhi la consapevolezza di aver sbagliato, Harry non era un ragazzo violento, ma si lasciava prendere troppo dalle sue emozioni.

«Scusami.» Senza pensarci due volte mi staccai da Niall, stringendo tra le braccia il mio ragazzo che senza pensarci mi strinse a se, baciandomi più e più volte la testa «Perdonami.» Mormorò a bassa voce solo per farsi sentire da me. Ma in realtà Harry non aveva nulla da cui farsi perdonare.

Sorrisi timidamente e alzai il viso, lasciandogli un lieve bacio sulle labbra malconce «Tranquillo.» Con una mano mi asciugai gli occhi e lo scrutai meglio «Hai bisogno di essere medicato.».

Harry rise e scosse la testa «Pensare a te è il mio unico problema.».

Arrossì violentemente e risi, alzandomi dalle sue gambe «Sto bene davvero.» Lo rassicurai, ma una parte di me fu così curiosa che gli domandò «Il preside cos’ha detto?» Alzò le spalle e si accese una sigaretta.

«Due settimane di sospensione grazie a Zayn, Liam e Louis. Mi stava espellendo.» Disse con gran tranquillità.

Niall lo fissò e annuì «Almeno non perdi l’anno e ci diplomeremo tutti insieme, ma ho una domanda da porvi.» Lo ascoltammo «Chi ha fame?».

Scoppiai a ridere di gusto e Harry accompagnò le mie risate «Sei sempre il solito!».

Passai il cotone sullo zigomo del mio ragazzo e lui sobbalzò «Fa male!».

Lo guardai e mi morsi il labbro «Sei proprio una femminuccia.» Decretai continuando a medicarlo, nonostante le sue lamentele. Le sue scene da baraccone mi fecero sorridere e senza perdere tempo lo presi in giro «Se non riesci a sopportare questo dolore, significa che non possiamo fare sesso.» Misi il broncio e alzai le spalle, sospirando «Sarà per un’altra volta.».

Harry scattò in avanti e deglutì «Sto benissimo, non vedi?» Scossi la testa e finì di medicarlo, mentre lui continuava a pavoneggiarsi e cercare di convincermi che lui stesse bene.

«Torno subito.» Sistemai la valigetta del primo soccorso e mi alzai, lasciandolo sdraiare sul divano. Quando tornai in salotto con una coperta e delle patatine, trovai il mio ragazzo addormentato con la bocca semi aperta e il viso affondato sul cuscino. Sembrava un bambino.

Senza svegliarlo mi sedetti accanto a lui, coprendolo dolcemente con la coperta. Mentre dormiva sembrava un angelo, il mio angelo.

Destined to be togetherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora