28° CAPITOLO

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L’ora di educazione fisica era iniziata, odiavo questa materia.

Isolandomi, mi misi in un angolo dello spogliatoio senza farmi notare da nessuno; da quando mi fidanzai con Harry non fui ben vista dalle ragazze della scuola, ma non pensavo fossero anche meschine. Passai mesi d’inferno anche sui social network al punto tale di eliminarmi, non sopportavo più la cattiveria degli esseri umani.

«Ora che fai parte della squadra potrai comandare chi vorrai.» Le parole idiote di Katie verso Carly mi fecero contorcere le budella. Sapevo già che mi avrebbero reso la vita un inferno «Ciao sfigata!» Come non detto, meno male che volevo isolarmi e passare innorsevata.

«Katie, Julie, Margaret, Carly…» Esclamai con amarezza «Qual buon vento vi porta da me?» Mi cambiai le scarpe per poter far ginnastica.

Katie, ridacchiò «Amiamo importunarti, sei diventata la nostra preda preferita da un po’, hai notato?» Come avrei fatto a non notarlo?

Alzai le spalle, l’indifferenza era l’arma migliore che potesse esistere «Contente voi.» Pronta per la lezione, chiusi il mio armadietto in un tonfo sordo «Potresti spostarti? Dovrei passare, per favore.» Parlai verso una di loro.

«Sarò contenta il giorno in cui rimarrai da sola, capito?» Katie mi strinse l’avambraccio con la mano «Odio il tuo comportamento!» Aumentò la stretta.

Presi coraggio e deglutendo le risposti «L’invidia fa male, vero?».

«Invidiosa di una come te? Sei la più sfigata della scuola!» Inclinò la testa, sorridendo «L’unica cosa che dovresti fare è suicidarti, invece rimani qua a rompere il cazzo.» Fece una pausa «Sai ho saputo di tuo padre, sarà morto per la vergogna che gli procuravi!» La sua cattiveria non aveva limiti. Sentii una fitta al cuore, non superai ancora l'accaduto. Come si potevano dire queste cose anche solo per cattiveria? Gli occhi iniziarono a bruciarmi, ma mordendomi l’interno della guancia riuscii a trattenermi.

«Adesso mi sono rotta i coglioni. Sono stata zitta tutto il tempo, facendo la brava dicendomi ‘stai zitta, non sono affari tuoi’ ma adesso basta.» La ragazza della mattina, intervenne «Mo' ti spacco quel naso rifatto, cretina!» Non mi conosceva e stava prendendo le mie difese.

Lasciò la presa sul mio braccio, girandosi «Tu saresti?» Squadrò la ragazza in malomodo.

«Maya, sono nuova e già mi stai sui coglioni.» Sorrise, sfidandola. Mi ricordava, Harry. «Sei uno schifo di persona.» Sputò acida.

La cheerleader dal canto suo, non si fece intimorire «Come osi, sai chi sono io?» Con il suo atteggiamento da reginetta la fronteggiò, ma per fortuna l’insegnante intervenne chiamandoci in palestra.

Fermai la ragazza «Maya… Volevo ringraziarti.» Sorrisi timidamente e lei mi ringraziò senza troppi giri di parola «Ti posso offrire qualcosa, dopo scuola? Vorrei sdebitarmi.»

Sorrise, accettando «Va bene con molto piacere.» Mi fece l’occhiolino ed entrambe raggiungemmo la palestra.

***

«Hanno tentato di uccidermi!» Borbottai, stringendo la mano a Harry all’uscita della scuola «Quelle ce l’hanno con me…» Mormorai, non gli raccontai cosa successe nello spogliatoio.

Sorrise «Stavamo giocando a palla avvelenata, è normale che tentavano di mirare contro le persone.» Rispose in un’alzata di spalle. Lui non avrebbe capito.

Mi passai una mano tra i capelli, mordendomi il labbro «Trovi sempre il modo di difenderle!» Lasciai la sua mano, incrociando le braccia al petto. Evitò di rispondere e si sedette sulla panchina, frustato. Lui non capiva come ci si sentiva a esser odiati da tutti.

«Scusa il ritardo, non sapevo più come si usciva dall’istituto!» Si avvicinò, Maya «Andiamo? Ho una fame.» Mi piaceva come ragazza, era molto espansiva e solare, almeno questa era l impatto con cui si presentava. Si presentò ai ragazzi con il sorriso sulle labbra. Capii che fosse in cerca di compagnia del resto era nuova in un nuovo istituto, pochi resisterebbero da soli.

«Manca il mio migliore amico, ma lo conoscerai in questi giorni. È molto socievole!» Raggiungemmo la pizzeria e dopo aver scelto un tavolo in cui stare, ci sedemmo.

Louis la scrutò attentamente «Come mai ti sei trasferita qui?» La sua curiosità mi fece ridere, ma detto sinceramente mi facevo la stessa domanda.

«E’ una storia lunga, c’entra mio fratello…» Abbassò lo sguardo sul menù. Notai che il suo sorriso si era spento, non sembrava più essere così sincero come i precedenti. Anche lei aveva una storia da raccontare.

Pov Harry

Guardai l’orario sul telefono e notai che fossero già le cinque del pomeriggio, ci perdemmo in chiacchiere. Cercai di ascoltare il più possibile il discorso, ma non ne prestai molta attenzione. Sapevo che Niky fosse turbata per qualcosa che mi stesse nascondendo, non potevo obbligarla a parlarmi. La nuova arrivata, Maya, era abbastanza simpatica un po’ troppo sulle sue, ma era più che comprensibile. Ci conosceva da quanto, sette ore?

«Niall, basta la metti in imbarazzo.» Finii la mia coca cola e lasciai il bicchiere «Piccola, penso sia ora di andare.» Le sorrisi, sperando che si fosse calmata dal battibecco di poche ore prima.

Annuii «Maya, questo è il mio numero» Lasciò un foglietto alla mora «Mandami un messaggio così ci terremo in contatto!» Prese la sua borsa, alzandosi.

Feci scrocchiare la schiena e mi alzai «Ragazzi a domani.» Avrei passato l'intera settimana a casa della mia ragazza, la madre partii oggi stesso per l’America, andò a trovare sua sorella, lasciando sua figlia da sola.

«Harry, faccio una doccia se vuoi incomincia a disfare la valigia che ti sei portato.» Sorrise, lasciando la borsa sul divano. Corse lungo le scale in quel modo che mi fece impazzire. Saliva due a due i gradini e nel frattempo i capelli oscillavano da una parte all’altra della schiena.

Presi il borsone e salii lungo le scale, indirizzato in camera sua; entrai in stanza e disfai la borsa in un piccolo lato del suo spazioso armadio, ormai era come se abitassi con lei da quanto tempo passassi in casa sua.

Sentii l’acqua della doccia scorrere e tolsi le scarpe, lasciandole vicino al letto. Entrai in bagno senza far rumore e mi spogliai dai miei abiti, aprii la porta della cabina della doccia e mi intrufolai sotto l’acqua. Niky essendo girata di spalle non mi vide, la sorpresi abbracciandola dal dietro.

Sobbalzò, ridendo sapeva quanto amassi sorprenderla. Indietreggiò, facendo aderire la schiena contro il muro. Bagnato dalla testa ai piedi mi avvicinai cingendole i fianchi con le mani, sollevandola da terra facendo poca pressione. Baciai il suo collo con voracità e succhiai una piccola parte, rendendogliela rossastra. Arrivai alle sue labbra, mordendogliele leggermente. I nostri respiri si dimezzavano in pochi secondi,mentre le nostre labbra e le lingue non accennavano a staccarsi. Toccai ogni centimetro del suo corpo, Niky era pura una droga per me.

Chiusi le manopole dell'acqua e presi la ragazza in braccio, sorridendo maliziosamente, ma il suono del citofono ci distrasse.

«Aspettavi qualcuno?» Lei scosse la testa «Vado a vedere chi disturba!» La lasciai e mettendomi l’accappatoio, corsi giù per le scale e aprii la porta.

Continua...

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