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La festa è un successone, l'entrata del club è sommersa da moto e lo spazio aperto sul retro invaso da tavoli e sedie, con qualche tenda più in fondo, in mezzo agli alberi. Quando gli Angels festeggiano, la festa va avanti per due giorni, altre volte tre. Davanti alle due griglie Horse e Taz si danno da fare, mentre Kiddo e Jack si improvvisano dj. Le ragazze sono sedute non troppo lontane dal tavolo buffet e parlano con le signore ospiti guardando i bambini. Ci dovrebbero essere zero groupie ma ci sono anche donne senza vergogna che hanno la faccia tosta di presentarsi in pieno giorno. Ad esempio Linda è seduta accanto a Sniper che parla con il V.P. dei Draghi, è tutto il giorno che gli sta attaccata al culo, non che mi dia fastidio, o che sia affare mio. Anzi, sono stata fin troppo brava ad evitarlo, non solo non gli ho rivolto la parola, ma non l'ho neanche guardato in faccia.

Senza pensare giocherello col ciondolo che sbatte contro la maglietta viola infilata nei pantaloncini neri a vita alta. La canottiera che ho su ha il grande cerchio grigio e le ali, con dentro scritto Angels, se mai ci fosse qualche dubbio a quale club appartengo. Raccolgo i capelli in una coda alta, perché fa troppo caldo ed è meglio sentire la punta della coda sulle spalle piuttosto che tutta la massa attaccata al collo. Sono stufa di parlare, non faccio altro da quando sono arrivata, furtivamente mi piazzo dietro Snake e raccolgo una birra, mi sorride e me la apre guardandosi intorno. Papà non c'è per rompere, e me la merito anche se non ho l'età, ho lavorato sodo ieri e mi voglio rilassare ora, evitando di essere tenuta sotto osservazione. Mi addentro in mezzo al bosco perché ci sono panchine sparse ovunque, per guardare il cielo, è ovvio. Mi allontano un po', cercando di non fissare il Eagle che si sta godendo Sally, un'altra groupie di vecchia data. Infine mi fermo vicina a una panchina occupata da uno che sta sorseggiando la sua birra fumandosi una canna.

"Non sono interessato." Mi dice non appena guardo il posto libero accanto a lui.

"Non ho niente da offrirti." Dico un po' stizzita. "Volevo solo bermi la birra in tranquillità." Mi siedo il più lontana possibile e m'illudo che non dovrò parlare ancora.

"Scusa non avevo visto la collana." La passo tra le dita e mi fingo confusa, voglio sapere cosa si dice in giro. "C'è un bando su tutte quelle che la indossano." Ride mentre la faccio cadere prendendo due grossi sorsi. Ti pareva.

"Sono Bear." Gli stringo la mano e lo fisso cercando di capire perché, non ha l'aspetto fisico di un orso, anzi è ricoperto di muscoli. Sorride ed alza la manica della maglietta grigia mostrandomi l'orso bianco e nero sulla spalla che mi ruglia contro.

"Elena." Rispondo un po' controvoglia.

Ride di gusto e penso mormori tra sé e sé ma guarda che fortuna, magari mi sbaglio, forse ho capito male. "La figlia di Carl, giusto?" io annuisco e lui ride ancora, sembra molto felice, magari per l'effetto chimico.

"Di che club sei?" non ha su nessun simbolo e non penso di averlo visto prima.

"Dei Sinners." E basta a farmi arrossire. Certo che è dei Sinners, cosi ora devo sentirmi a disagio chiedendomi se c'è anche Joseph da qualche parte.

"Prophet mi ha parlato di te." Alza le mani fingendo una predica e lo imita. "L'angelo dagli occhi verdi che mi ha curato." Arrossisco ripensandolo, è un circolo vizioso.

"Come sta?" chiedo fissando la bottiglia verde che tengo tra le dita.

"Bene. Non è più messo così male, l'ho lasciato a prendersi cura del club."

"Sei il presidente?!" non ci credo. "Ma sei giovane!"

"Le cose stanno cambiando." Ed è molto fiero, gonfia il petto e potrebbe persino batterci qualche colpa, per enfatizzarlo ancora. Mi piace parlarci, è una persona calma e a modo. Mi offre un po' di quello che fuma insieme ad un'altra birra delle quattro che tiene nascoste sotto la panchina. È questo il suo sfogo, perché in realtà gli manca la signora. Mi mostra qualche foto del loro matrimonio e di lei ora, col pancione, mi piace come gli si illuminano gli occhi quando la nomina, e come mantiene la distanza persino da me. È innamorato perso, è suo, e non si vergogna a farlo sapere. Mi chiede della scuola e se ho un lavoro, la mia faccia cupa svela la risposta e mi acciglio sentendo i commenti negativi su quanto sia possessivo mio padre, a cui ribatto con: come pensi che sarà quando arriverà la piccolina? E da lì smettiamo di parlare di me o di Prez, siamo amici e ci teniamo sul vago. Mi mette di buon umore e prima di andarmene mi ricorda che Joseph sarà per sempre in debito con me e che se mai lo vorrò, ad Idaho ci sono tanti posti di lavoro e i Sinners mi offrono la loro protezione.

Tutto o nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora