L'estate ha l'odore di polvere secca e di caldo, di fumo mischiato a un pizzico di sudore. L'estate sà di lui sdraiato nell'amaca che si muove appena, di lui che sorseggiando una birra mi passa le dita tra i capelli.
Il picnic in mezzo ai fiori è sempre una scusa per vederci, un buon pretesto per assaporarci lontani da occhi indiscreti.
"Ti sei approfittato." Dico tirandomi un po più giù la sua maglia nera. "Io ho detto no." Vorrei sembrare seria ma non riesco.
"E un migliaio di altri si." Aggiunge ridendo. Mi piace vederlo ridere, amo sentirne il suono e vedere le rughe che si formano attorno agli occhi, perché succede rare volte.
"Non mi resta che dirlo a tutti! Devo difendere il mio onore!" aggiungo spavalda.
"Come? Tradirmi cosi?! Il nostro segreto, Eli!" si difende baciandomi ancora.
Ma non è più estate e non ridiamo più cosi, da tanto - da anni. "Devi dirmi tutto" aveva aggiunto la notte dopo quella in cui gli ho chiesto una pausa, ma ho cosi poco controllo nei suoi confronti che mi mette quasi ansia. Ho ammesso però, finalmente a me stessa, che è il mio punto debole: un'oasi che non posso ancora godermi, ma che devo tradire e ferire prima di raggiungere.
Non gli ho detto tutto: non sa dove mi trovo e perché.
Non sa quali sono in realtà i piani, è difficile capirli quando la lista dei cambiamenti la custodiscono i miei demoni. È ben protetta, chiusa dietro finte approvazioni, stretta accanto all'intenzione che ho per la scatola con lo smeraldo verde dalla cassaforte di papà.
Eppure sono di nuovo in un posto strano ed il passato si fonde ancora al presente. Sento lei gridare di fare un falò e m'immagino un'altro che mi sbatte la testa contro il pavimento. Fa male respirare quest'aria di primavera perché sento l'odore del fuoco fresco e il sapore del sangue sulla lingua. Mi fa male il petto perché il cuore me lo sta stritolando lui; mi direbbe di fermarmi, di tornare indietro perché è una follia.
Riesco quasi a sentire l'altro in questo Club, da qualche angolo buio Toni mi guarda schifato e mi ordina incazzato di chiamare papà.
L'ho fatto poi. L'ho chiamato. Immagino ne sia contento, ovunque si trovi. Quello che dai ti torna sempre indietro, mi aveva detto un tempo qualcuno.
Mi fa male la mia vita. Fa male perché non sa di lui.
Eppure sono qui, da sola. Ho con me un po' di chiamate perse di Melvin, un paio di chiavi e il broncio da anni. Ma sono qui. E stringo tra i denti il sorriso quando vedo volti cadaverici fissarmi a bocca aperta, lo mando giù assieme al conato che mi sale nel vedere il logo sulle loro giacche e devo sbattere le palpebre per cancellare le urla che rimbombano tra gli alberi.
Entro nel suo ufficio ed è diverso da quello che ho a casa: più piccolo, spoglio e sporco. La sua scrivania è davanti alla porta ed è l'unico a mantenere un certo contegno nel vedermi, finge di rilassarsi sulla sedia e mi fissa, aspettando. Il Presidente si toglie gli occhiali ed è come se vedesse un fantasma, ma non ha tutti i torti: è come se lo fossi.
Prendo il mio tempo, chiudo la porta e mi muovo silenziosa nella stanza mentre osservo le foto appollaiate sulla mensola del camino ricoperto da polvere e spazzatura. Scatti a colori si mescolano ad altri in bianco e nero, descrivono a parole mute un prima e un dopo. Attimi della sua esistenza, volti e sorrisi insignificanti, tutti tranne uno. Un unico volto mi toglie l'aria, mi stringe il cuore e riempie la testa di dubbi.
"Sei uguale a lei." Osa dirmi, come se potessi mai scordarlo. "Ma hai gli occhi di quell'altro, ed il suo modo di fare." Aggiunge disgustato.
Anche Babi aveva gli occhi verdi, vorrei dirgli, ma sono certa che lo sappia già.
STAI LEGGENDO
Tutto o niente
RomanceDopo due anni, Elena è costretta a tornare nella città natale ad affrontare i suoi demoni e l'uomo che le ha spezzato il cuore. Snipe, V.P. degli Angels M.C., è disposto a tutto pur di riaverla. *** "Voglio questo. Ho sempre voluto solo questo." Tra...