Il signor Ross ha almeno ottant'anni, si muove lentamente tra la scrivania color mogano e il sofà viola. Mi prega di accomodarmi sulla poltrona sotto la finestra, quella in pelle marrone e acconsento senza dire niente, né sull'arredamento né sul fatto che abbia lo studio nello stesso posto in cui riposa.
"Porta sfortuna leggere il testamento prima." Mi informa mentre cerca tra i fascicoli in un armadio pieno zeppo di buste colorate. "Aha!" gli sento dire quando trova quello che cercava, lo sventola per aria e a stento trascina i piedi poggiandosi sul bastone scuro col manico a forma di drago. Si lascia cadere sul divano accanto a me disturbando il leggero strato di polvere che vi ci alloggiava.
"Non può dirmi niente, è così?" rilassa le spalle quasi sollevato e sistema il fascicolo sulle ginocchia.
"No, cara." Fisso il nome Ivanov scritto a caratteri scuri sopra e mi chiedo come mai mi tenti cosi, non è difficile levarglielo dalle mani e leggerlo. "Il testamento è in banca." M'informa quasi sorridente interrompendo i piani di furto e fuga.
"Carl ha lasciato precise indicazioni - come ad esempio che fosse aperto soltanto dopo la produzione di un certificato di morte autentico." Mi strofino la faccia cercando di levare l'imbarazzo, è ovvio che i suoi desideri fossero questi, dopotutto si tratta degli ultimi.
"Posso però dirle lo stato dei suoi affari."
Mi racconta cose che so già, che Jack ha già descritto con dettagli vividi e molto più velocemente, senza pause per prendere aria dopo ogni frase. Chiudere il Night è stato l'errore più grosso: senza la sfilza di clienti, il giro di persone attorno al Club, le case non si vendono o affittano più così facilmente. Il che significa che le entrate sono sporadiche e le spese continue.
Mi mostra copie di atti di proprietà della casa, della moto e dei terreni su cui poggia il Club. E poi arriviamo in fondo al fascicolo, e mi accorgo che ne racchiude un altro, più piccolo, intitolato: Ivanov Elena. Lo guardo sorpresa mentre mi ripete la frase di prima marcando di più la parola suoi.
"Questo è l'atto della casa a suo nome." Fisso l'originale e la piantina con gli occhi spalancati. "E questo è della casa in comproprietà con Carl." Boccheggio non riuscendo a formulare pensieri coerenti. Le lacrime cominciano a scendere quando mi mette tra le mani i dati del conto corrente cointestato.
Mie.
I miei affari.
Mi accorgo che sto singhiozzando quando mi accarezza la schiena per consolarmi e mi mette tra le dita un fazzoletto di stoffa con le iniziali D.R. Mi ci pulisco il naso chiedendo scusa e ridiamo entrambi quando mi ricorda che quelli, a differenza della carta, si lavano.
"Vedi? Puoi stare tranquilla, ti ha lasciato tutto quello che ti serve." Annuisco e lo ringrazio prima di andare.
Ripenso a come, un anno dopo il funerale di mia nonna il club aveva ristrutturato la casa davanti alla nostra, quella oltre la strada. A come era bello averli vicini quasi tutto il giorno, a come non mi era mai passato per la testa che lo facessero per me. Non me l'ha mai detto, né quando fissavo il via e vai di locatari dalla finestra della cucina, né quando ho fatto i bagagli io. Mai un: Eli, quella è tua. Indicando semplicemente la costruzione oltre la strada chiedendomi di restare, perché è mia.
Non mi ha mai nemmeno detto il vero motivo per cui non dovevo lavorare. Venivo sempre interrotta con un generico: puoi permetterti quello che vuoi o un ci penso io. Scuoto la testa incredula mentre le porte dell'ospedale si aprono, muovo i piedi più leggera, saluto distrattamente chi c'è in sala d'attesa.
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Tutto o niente
RomanceDopo due anni, Elena è costretta a tornare nella città natale ad affrontare i suoi demoni e l'uomo che le ha spezzato il cuore. Snipe, V.P. degli Angels M.C., è disposto a tutto pur di riaverla. *** "Voglio questo. Ho sempre voluto solo questo." Tra...