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"Signorina Ivanov?"

Annuisco fissando il suo distintivo, mi sembra di nuovo di non essere più nel mio corpo; mi sembra di guardarmi dall'esterno. Li faccio accomodare dentro ma preferiscono restare vicini alla porta, il mio monolocale sembra minuscolo.

Mi chiedono dov'ero e che cosa ho fatto le ultime due notti.

"Qui a dormire." Non faccio altro. Ignoro gli sguardi che si scambiano, mi sembra di vedere disgusto o forse pietà sulla faccia di quello latino.

"Ed ieri notte? Siamo passati e non c'era." Brividi gelati accompagnano le mie mani tremanti, mi sento dare spiegazioni inutili, a dire che ho dormito con un uomo di cui non so il nome. Vorrei ridere e prendermi a schiaffi da sola quando mi sento uscire dalla bocca aveva detto che il locale era il suo. Non ho alibi, per qualsiasi cosa stiano indagando, di qualsiasi cosa mi stiano accusando – non ho alibi e il fatto che sono sbronza e tremo da testa a piedi non va a mio favore.

Quello coi capelli bianchi mi ordina di cambiarmi e di andare con loro in stazione. Riesco ad infilarmi i jeans e la felpa e vorrei potermi dire di stare calma, che non ho mai fatto nulla di male. Chi vuoi prendere in giro Elena, ma quello che ho fatto è stato due anni fa e di certo non ho bisogno di una scusa per ieri notte. Li seguo silenziosa alla macchina e mi accorgo delle occhiaie del signor Sanchez solo adesso, fisso i suoi tratti mentre mi tiene la portiera aperta per salire.

Ho bisogno di un caffè, e di una caraffa di vino. Ho bisogno di smetterla di tremare e di ragionare. Fisso le persone sulla strada, sono come api in un alveare, tutti intenti ad andare da qualche parte: a lavorare o studiare, mentre io sarei stata accolta prima dal letto tutto il giorno e poi dal divano. Qual è stato il fattore scatenante? Che cosa ho fatto per finire in questo momento, ora, in questa macchina?

Sniper, mi dice la coscienza; ma forse in realtà è stata Linda o Miranda. Magari l'aver baciato Boston. Sorrido ripensandoci.

***Passato***

"Allora? Tu e Sniper?" La strada è libera mentre torniamo dalla ferramenta, ho nuove serrature per la mia stanza e il bagno. Ho preso una decisione.

"Non mi vuole." Dico semplicemente stringendo più forte la busta bianca che ho tra le dita. È passata più di una settimana, non sono più andata a dormire al club e lui non è voluto tornare indietro.

"Quindi lo chiudi fuori?" Solo baci rubati di nascosto, sentimenti cancellati dai suoi rimproveri.

"Solo dal mio letto." Sembra sorpreso, la sua testa scatta verso me prima di tornare a guardare il nulla davanti a noi.

"Allora tu e Stef?" rigiro la frittata e stringe il volante senza negarlo.

"Lei ha esperienza." È tutto quello che dice e trattengo le risate, esperienza è un termine con varie sfumature.

"Ha avuto un po' di fidanzati sì, ma non è mai stata veramente innamorata. Di quello ne sono certa." Solo piccole cotte e storie inventate, vuole essere un'attrice dopotutto. Fingere è il suo punto forte.

"Come si bacia?" chiede sottovoce e devo trattenermi dal urlare "cosa?!". Stringo forte i denti e provo a ragionare.

"Sei vergine?" In imbarazzo per la sua inesperienza forse. In ansia di essere scoperto.

"Non ho detto quello." Stringe forte la mascella e mi maledico per non averglielo chiesto prima, per non aver mai indagato sul suo passato.

"Quindi non sai baciare ma non sei vergine? Cosa ti è successo Boston?" ho paura che me lo dica per davvero, che mi legga la pietà in faccia, ho paura di non sapere come reagire.

Tutto o nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora