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Ripenso a quello che ho fatto e vorrei concentrarmi solo sul bacio ma non riesco. Penso a lei che è entrata senza bussare e a come sarebbero state diverse le cose se fossi arrivata venti minuti dopo. A cosa avrei visto e a come avrei reagito, immagino avrebbe fatto più male, sarebbe stato più definitivo così. Invece ora siamo nel limbo, sospesi sopra una linea dove ci ho spinti senza fermarmi a riflettere.

Sono sdraiata in mezzo al mio letto e mi fa male anche solo respirare, ho tutta la schiena rigida, insieme alle spalle e al collo, niente di rotto però. Mi hanno visitata e rilasciata stamattina presto, non ho spiaccicato parola con papà e lui, dopo un po' ha smesso di farmi domande, immagino rivolgerà i suoi interrogatori verso altri. Penso sia per quello che è tornato al club. Riesco a trascinarmi fino al bagno e a stare in piedi sotto l'acqua fredda bagnando a mal a pena la treccia, fisso il posto vuoto sul bordo della vasca e mi chiedo cosa sta facendo. Davanti allo specchio ammiro le mie striature gialle e viola sulla schiena in alto, ho una chiazza blu anche sulla fronte a sinistra, insieme a un paio di righe sottili sulla guancia. Mi vesto come al solito, scegliendo una canottiera morbida che posso tirare sulle spalle dal basso verso l'alto, non riesco ad alzare le braccia. Passo nella sua stanza prima di scende e stringo i denti per il vuoto che trovo e sento.

Rosa è ancora qui, mia ha sistemato i capelli, ha dato da bere alle mie piante e mi ha fatto da mangiare, si tiene occupata in cucina ora. Mindy è passata a trovarmi preoccupata e Gloria ha dovuto spiegarle cose che sembrano fuori da questo mondo. Ci ha messo poco a capire che ho fatto quello che ho fatto non perché mi ha spinta per le scale e si è aggiunta alla lista di persone che odiano Thomas confessandomi che non gli era piaciuto. Abbiamo riso tutte quando ha chiamato papà per chiedergli se dorme con altre, ad avvisarlo che lo avrebbe lasciato.

Mi siedo sul divano e acconsento a Miranda di massaggiarmi con la crema di oli naturali di Gloria. Ha le mani morbide e piccole e farei le fusa potendo per quanto mi rilassa e mi fa stare bene. Siamo entrambe sedute sul divano, mi copro il davanti con la canottiera e sono cosi persa nei pensieri che quasi non sento il suo grazie.

"Per cosa?" chiedo piano senza riuscire a girare la testa.

"Per averla mandata via." Dice e l'acqua smette di scorrere in cucina. Sono completamente presente ora e spero di aver capito male, che il ringraziamento non sia per quello che penso.

"Ti ha mancata di rispetto?" chiede Rosa dalla cucina e sento le sue dita tremare sulle mie spalle. Mi rimetto la maglietta larga facendo quasi fatica, mi aiuta e quando è sistemata vedo i suoi occhi tristi. "Em!" insiste Rosa e mi guarda stringendo le labbra, alzando le spalle. A bocca aperta le afferro le mani e le stringo sentendo il suo dolore. "Non sono sicura." Confessa e siamo entrambe accanto a lei. "Le cose sono difficili" continua "Ne ho perso un altro." Rosa l'abbraccia mentre io sono senza parole. Non sapevo nemmeno che avesse perso altro prima di questo. Sto li, a guardare dalla piccola finestra che mi hanno aperto sul loro mondo, a sentire che ci provano da anni e che non riesce a restare incinta, che ci mette mesi a riprendersi e che lui aveva sul corpo un succhiotto non suo. Che Linda la guardava in un certo modo, e da quello aveva dedotto che era stata lei. "Cosa dovevo dire? Non siamo più come prima." Piange ora mentre Rosa la consola, un'altra immagine che non pensavo avrei mai visto, mi limito a tenerle le mani e ad accarezzarle la gamba. Non posso toccarla come fa lei, i miei muscoli non me lo permettono, ma provo qualcosa che prima forse era dormiente: un senso di protezione.

Mi alzo prendendo il telefono e scrivo a Boston chiedendogli se lei è ancora li. Ci metto un po' a salire in macchina quando loro sono in bagno a rinfrescarsi, devo stringere i denti e conficcare le unghie nel volante a ogni buca prima di arrivare al club. Ringrazio i cieli per non essere più seduta quando parcheggio e vado dritta alle stanze in fondo, dietro il bar, è lì che la trovo. È circondata da vestiti e valigie, ci sono altre a farle compagnia. Sbiancano quando mi vedono entrare, Kiddo e Boston mi seguono curiosi. Le altre provano a farle da scudo, come se mi fossi presentata a finire quello che abbiamo iniziato, rido scuotendo la testa e dico a tutte di uscire. Restiamo io e lei e mi compiaccio per le righe blu sotto i suoi occhi azzurri, le donano, hanno quasi la stessa sfumatura, il naso però è decisamente rotto. Incrocia le braccia e mi fissa con aria di sfida, prendo il mio tempo guardando le borse che sta preparando.

Tutto o nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora