Vedo l'esatto momento in cui sta per svegliarsi, un piccolo spasmo delle dita, poi il movimento del braccio e la fronte corrugata. Apre gli occhi piano e mi fissa, e devo zittire la parte di me che pensava, o forse sperava che fosse l'inizio di qualche incubo. Vorrei chiedergli quando ha smesso di averli, se è stato meglio non avermi accanto, se è stato più facile guarire. Mi limito a fissarlo dall'angolo del letto dove sono confinata, stringo più forte le ginocchia al petto mentre si poggia sui gomiti guardandosi intorno. Alzo le spalle quando mi chiede l'ora e lo rifaccio quando vuole sapere se ho avuto un brutto sogno.
La mia vita è un brutto sogno, un incubo senza fine.
Non glielo dico però, sto ancora silenziosamente valutando se sia meglio averlo qui, se mi farà più male che bene, a cosa accadrà se la vita nella pancia di quell'altra è veramente per metà sua.
"Cos'è successo?" mi distrae dai miei pensieri, mi costringe a concentrarmi su di lui e non sulle mie paranoie, sui miei dubbi o sulle urla che mi tengono sveglia la notte. "Quel giorno." Specifica, il fatidico giorno penso.
"Lo sai." Rispondo a denti stretti.
"Non la tua versione." Devo mordermi le labbra per non ringhiare, gliel'avrei raccontata volentieri anni fa ma non me l'ha permesso. "Dimmelo." Sembra leggermi i pensieri e distolgo lo sguardo, mi concentro sulla luce debole della luna. Devo muovermi, improvvisamente mi sento a disagio, non so dirlo a voce alta, non riesco a parlare. L'ho fatto soltanto altre due volte, solo due hanno sentito tutta la storia dall'inizio alla fine. Solo due hanno una visione completa del danno che è stato fatto.
La sua maglietta bianca mi accarezza le cosce mentre mi dirigo alla finestra, la apro lentamente per lasciar entrare l'aria fredda. Non mi mette pressione, si mette seduto e aspetta. Sa che non è facile, sa che non trovo le parole; eppure ogni giorno la mia mente ricalca attimo per attimo, parola per parola. Disseziona gli eventi come se fossero una cavia da laboratorio, analizza ogni particolare provando a comprendere l'origine del cancro che si è diffuso.
Ma il cancro non ha un perché; qualche volta è conseguenza di abitudini dannose, altre, è semplice sfortuna. Una maledizione mandata dal creatore per farti dubitare dalla sua esistenza.
Un male senza spiegazione. Proprio come quel giorno.
***
Passato I
Dobbiamo parlare
È l'ultimo messaggio che gli lascio in segreteria, l'ultimo a cui non ha risposto. È una nuova abitudine, un nuovo gioco: evitare discorsi che feriscono, far finta che vada tutto bene. Dev'essere ancora alla riunione nel Montana, a cui non mi è stato permesso andare, è lì da troppi giorni: mi manca, e parliamo poco.
Il nostro problema, l'unico che abbiamo, è che mi accarezza solo quando altri non ci sono, solo quando è sicuro di non farsi vedere dai suoi "fratelli". Sono il suo segreto ben custodito, colei che tiene nell'ombra e non sfoggia davanti ad altri. Vivo di attimi rubati e momenti nascosti.
So che è anche colpa mia, lo volevo così tanto da essere disposta a lasciare scorrere, a non farci caso. Ma mi ferisce adesso, mi pesa non potergli dare un bacio quando lo vedo, mi pesa non poterlo guardare troppo o abbracciare. Gli ho concesso mesi di preparativi, mesi per uscire allo scoperto, che non son serviti a niente.
Non ancora.
Mi ripete in continuazione, e ogni volta aspettiamo - fingiamo e consumiamo di nascosto un amore che sembra proibito. Mi fa odiare il club quando non dovrei, mi sembra di tradirli tutti, di fingere ogni volta che sono con loro. Voglio solo essere libera, spensierata e non me lo permette.
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Tutto o niente
RomanceDopo due anni, Elena è costretta a tornare nella città natale ad affrontare i suoi demoni e l'uomo che le ha spezzato il cuore. Snipe, V.P. degli Angels M.C., è disposto a tutto pur di riaverla. *** "Voglio questo. Ho sempre voluto solo questo." Tra...