Presente

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L'orologio della sua stanza è tondo, bianco con la cornice e le lancette nere. Anche i numeri hanno lo stesso colore e segnano le sei e ventisei. Lo sto fissando da quando segnava le quattro e cinquanta minuti e non ho intenzione di smettere, non fino a che non me lo riportano in camera.

Perché lui tornerà, il suo cuore si è sbagliato, ha pensato per un attimo di non dover più battere. Ho bisogno che continui a pompare sangue, ho bisogno che si riprenda.
L'infermiera continua a entrare nella stanza, a fissarmi e basta. Si assicura che ci sia ancora, che non abbia smesso di respirare.
È triste che la prima cosa a cui ho pensato è stato di avvisare lei e la sua amica di non dire niente al club. È triste che io sappia che quando la lancetta segnerà le otto qualcuno di loro si presenterà. Gli odio in questo momento, odio che mi abbiano lasciata sola ancora una volta.
Gli Angeli non ci sono mai quando hai veramente bisogno.
È un medico diverso quello che è appena entrato, è molto più vecchio. Posiziona una sedia davanti a me e non dice niente prima di sedersi, trattengo il respiro pensando a quello che mi hanno insegnato, all'umanità da dimostrare ai parenti dei defunti.

"Lo abbiamo stabilizzato." Sento e riprendo a respirare. "Ma la sua condizione è critica." Vorrei potergli regalare il mio cuore, ma morirebbe sentendo tutto quello che mi sono tenuta dentro.
Tira fuori moduli e ispira profondamente, mi parla piano spiegando la situazione. Ascolto e comprendo i termini medici che usa, non mi sono nuovi, ma non riesco a ragionare, a collegare quello che sta dicendo all'uomo che mi ha fatto da padre.

"Che cosa?!" Chiedo un po' troppo forte aggrappandomi al bordo del divanetto. Sorride ma è dispiaciuto di doversi ripetere.

"Per l'età che ha, l'impatto che l'incidente ha avuto sul suo corpo, non possiamo essere sicuri che si riprenderà. È sicura di volerlo riportare indietro se il suo cuore si dovesse fermare ancora? Il signor Ivanov non ha preso decisioni a riguardo." Stringo i denti per non urlare si, per non farmi prendere dall'egoismo che provo. Voglio davvero tenerlo in vita a tutti i costi? Costringere un biker a letto per il resto dei suoi giorni?
Mi strofino la faccia e respiro. Respiro e basta. Che cosa hai fatto?

"Devo parlarne con mia madre." Annuisce senza guardarmi negli occhi e devo mordermi la lingua per non indugiare troppo sull'immagine che mi si presenta dietro agli occhi.

"Lo teniamo in terapia intensiva, li possono entrare solo i parenti."

"Quindi solo io e Mindy." Sono diventata brava a mentire, o almeno è quello che mi racconto.

"Non risulta sposato il signore."

"È mia madre. Lui ha solo me e lei, non può impedirle di vederlo."

"Va bene." Annuisce tristemente, l'umanità per i parenti - pensa che morirà, che servirà questo piccolo gesto a rendermi le cose più facili.

"Quanto?" non mi piace la pietà negli occhi della ragazza. Il camice blu le rende le occhiaie più visibili e i suoi capelli neri e raccolti sembrano unti.

"Questo giorno è critico. Potrebbe riaccadere da un momento all'altra." Annuisco pensando a cosa dire a Mindy, a come non spaventarla.

"Signorina." È a disagio, lui, il portatore di cattive notizie. "Tutti sappiamo la posizione che ricopre suo padre." Rido, onestamente e di gusto, è assurdo che un medico si preoccupi della sua "posizione."

"Mi hanno già chiamata due volte." Confessa lei. Sono preoccupati, vogliono che li rassicuri, che prometta che tutti manterranno la calma. Mi limito a guardarli schifata.

"Sarà meglio che lo teniate in vita." Minaccio rilasciando tutta la rabbia che sento. "Perché se dovesse morire la calma sarà l'ultima delle vostre preoccupazioni."

Tutto o nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora