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Ho dormito da Stefani ieri perché Tank ha passato la notte nella mia stanza a tenerlo d'occhio, ed ora a quanto pare ha dato il via libera. Non ne è dipendente a suo dire, è la prima volta che ci prova ed ha esagerato. Papà è su tutte le furie, anche Snake, stanno cercando di capire chi gliel'ha venduta, da dove arriva, perché non dovrebbe esserci quella merda nel club. Sto facendo la zuppa di pollo mentre loro litigano, provo a distrarmi cosi, preparando quello che Babi faceva quando stavo male. Non funziona però, non riesco a pensare ad altro. Non lo vedo da ieri, sono uscita di casa dopo l'arrivo di quasi tutto il club, per evitare di sentirmi osservata. Sono andata al lavoro, poi da Stefani e infine alla cena con Tommy che è stato un disastro ma non penso si sia accorto. Ha parlato per tutto il tempo dei suoi piani e di come mi è grato per aver rassicurato sua madre, mentre me ne stavo lì, seduta di fronte a stringere la scatoletta di metallo in tasca. Ha comunque intenzione di andarsene, ma vuole che assecondiamo i suoi genitori per un po', vuole che vada ai brunch e alle cene, che stia con loro come facevo un tempo. Vuole che finga. Ma lo faccio già, fingo di non accorgermi di quanto sia cambiato, di quanto sia diventato egoista e menefreghista. Fingo che non mi abbia dato fastidio che non si sia nemmeno preso la briga di chiedermi cosa volevo ordinare e che abbia fatto lui perché tanto sa cosa vuole la sua ragazza. Quando sono ridiventata la sua ragazza? E una conversazione che non abbiamo ancora avuto.

Boston, appoggiato al bancone mi fissa.

"Ne vuoi un po'?" chiedo ed annuisce. L'assaggio ancora e aggiungo altro prezzemolo prima di versarne un po' in una ciotola. Gliela porgo senza pane e gli chiedo: "È giusta di sale?" alza le spalle continuando a sorseggiare. Dispongo più piatti fondi sul bancone e comincio a distribuirla, tirando fuori anche la panna acida e i peperoncini che lei e papà aggiungevano sempre. Taglio il pane e mi perdo ancora nei pensieri, i miei ricordi si accavallano uno sull'altro.

"Stai bene?" chiede piano, sfiorandomi il braccio per riportarmi al presente, ha provato a toccarmi. Lo vedo strofinarsi la mano sui jeans neri, pulendola dal contatto.

"No." Dico sottovoce e torno a fissare il pentolone, Sniper non è mamma, non ha niente a che vedere con Tina. Gli sento discutere ancora sulla faccenda mentre preparo un vassoio per lui, ascolto frasi come: siamo fuori pericolo ed è solo un po' scosso, vedrai che domani starà già meglio. Ma so che non è vero, sono settimane che non sta bene e mesi che cercano di sminuire la gravità della situazione. Mi tengo occupata un po' dentro casa e un po' nel giardino, con Boston sempre accanto a fissarmi come un falco. Sono quasi sicura che mi abbia seguita anche ieri, non ho prove però, solo la sensazione di essere osservata.

Piano piano, dopo essersi riempiti le pance tornano tutti a casa.

"Vuoi fare cambio di stanze?" mi chiede papà sistemando il piatto vuoto di Sniper nel lavandino. Almeno ha mangiato.

"No." Dico. "Tanto non c'è più pericolo." Ripeto quello che si sono detti tutt'oggi, come se quello che è successo è capitato per caso, senza intenzione.

"Penso sia meglio se torna al club, non mi aspettavo questo." aggiunge mortificato.

"Cosi muore?" smetto di lavare i piatti e mi giro verso lui, stringo forte la spugnetta sott'acqua. "Se lo ha fatto qui Prez, sotto il nostro naso, nella tua casa." Lo fisso mentre scuote la testa teso, magari esagero ma sa che ho ragione. Siamo entrambi colpevoli.

"Dice che non capiterà più." Confessa giustificando la sua frase. Devo stringere i denti per non rispondergli male, ispiro lentamente e provo a calmarmi.

"Anche Tina mi ha detto la stessa cosa, Dio solo sa quante volte." Spiaccico e mi è subito accanto, mi abbraccia e mi sistema i capelli sciolti, passandoci la mano sopra più volte.

Tutto o nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora