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Palpebre pesanti ed occhi rossi, un corpo ancora intero. Alzo senza troppa fatica la testa pesante dal cuscino a resto seduta sul letto della mia vecchia stanza. Mi guardo intorno e nulla è cambiato, tutto è come l'ho lasciato. Fisso l'angolo della stanza tra il comodino e il muro, sotto la finestra; ero lì quando abbiamo avuto l'ultima conversazione, quando gli ho mostrato il foglio d'ammissione all'università di Chicago. Era triste, preoccupato, con le spalle tese. Il peso di tutto ciò che era accaduto lo teneva piegato in avanti e non ha più avuto la forza di bloccare il mio desiderio di scappare.

"E Sniper?" Mi viene da ridere ripensandoci, sapeva tutto, nonostante i tentativi di Greg di tenerci nascosti, lui ne era al corrente. Sperava che i miei sentimenti per lui mi avrebbero tenuta nel nido, me lo ha chiesto cosi speranzoso che potrei piangere ancora. Mi tengo la testa tra le mani e inspiro aria nel mio busto rovinato. Faccio una lista delle cose che sono successe:

Una nuova dipendenza

Una madre morta

Un padre quasi morto

E vorrei poter contare anche le benedizioni, le cose per cui dovrei gioire, per cui vivere, ma non ne sono in grado. Per cosa poi? Una casa? Vorrei poter elencare persone importanti nella mia vita ma mi limito a stringere denti e a maledirmi per aver allontanato tutti negli ultimi due anni.

Mindy e papà. Me lo ripeto più volte e annuisco al demone che mi ricorda che Mindy potrebbe sparire se papà dovesse morire.

E cosa farai allora? Vorrei potermi ricordare cosa volevo prima di tutto questo, prima di Gregory, i desideri nascosti che avevo da piccola. Sono stata cosi impegnata a prendermi cura di altri, a tirare su Tina, ad accudire Babi e sconosciuti accampati nella stanza vicina, a preoccuparmi per il mio unico genitore - da dimenticarmi della persona più importante.

Pensavo che andandomene avrei riscoperto qualche segreto dimenticato, ma non ha fatto altro che peggiorare le cose.

Mi alzo a stento e faccio due passi verso la finestra sul retro. Mi piaceva accudire il mio giardino, tenere in ordine questa casa e cucinare. Forse è l'orto la cosa che facevo per me e basta, la mia passione. Fisso lo stato in cui si trova e scuoto la testa, direi che è lo specchio della mia anima; lo aggiungo alla lista vuota di cose che potrei fare, che potrebbero tenermi impegnata. Devo allargare la speranza oltre a papà, devo trovare motivi per alzarmi ancora alle cinque.

Mi tolgo il vecchio pigiama che qualcuno mi ha messo addosso, scelgo un paio di jeans vecchi e per la prima volta da tanto una felpa scura col logo degli Angels. Fisso il suo riflesso prima di uscire, un'altra cosa che devo rendere mia, il secondo figlio di Prez. Non sei un membro Elena, mi ricordava un tempo e no, abbiamo solo lo stesso padre, siamo le sue uniche creature. E se nemmeno questo mi è permesso, di certo ne erediterò una buona parte.

È stato facile, semplice arrendersi ed accovacciarsi sotto la coperta calda della mia sofferenza. Fisso la sconosciuta pallida dello specchio, dovrei riconoscere quei occhi spenti e circondati da occhiaie, dovrei ritrovarmi sotto quel corpo magro e adornato da capelli corti e senza luce. Ci vogliono zero sforzi a scappare, ad abbandonare tutto, zero energie a bere e a dormire tutto il giorno. Era facile togliersi le responsabilità insieme al respiro o dormire con sconosciuti, senza impegni.

La comodità uccide lo spirito, aveva detto il prete una volta a mesa; era insieme a Babi e me la ricordo annuire prima di pronunciare Amen in corro con gli altri. Ho aspettato di guarire, immobile sul mio divano; ho sperato che rimuginandoci sopra ancora e ancora avrebbe aiutato il mio spirito a capire il suo scopo su questa terra.

Tutto o nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora