Passato II

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Mi alzo da terra solo per andare nel mio rifugio, quello a qualche casa più in là, dove vive la mia vera anima gemella. E come in un film ci incontriamo a metà strada, come in un film siamo una l'opposto dell'altra: lei ha un sorriso largo fino alle orecchie, e io trattengo a stento le lacrime; ma le basta uno sguardo per capire e alzare gli occhi al cielo.

"Cosa ha detto questa volta?" mi chiede sbuffando. Mi mordo le labbra senza dire niente perché non so nemmeno da dove cominciare. "Beh?" faccio spallucce scuotendo la testa, se apro bocca ricomincio a piangere.

"Elena sono stanca." Lei, penso senza cattiveria. "Tutto quello che facciamo è parlare di te, di voi. Non fai altro che lamentarti, per poi correre dietro ad un uomo che non ti vuole abbastanza da dirlo al mondo." Penso di sentire il sapore del sangue in bocca ma mi aiuta a trattenere altre lacrime. "Mi dispiace Eli" dice toccandomi le spalle. "ma penso che non sia innamorato, o almeno non abbastanza." Annuisco senza aggiungere altro, mi strofino gli occhi e provo a sorridere. Ha appena fatto il riassunto della mia mattinata.

"Parliamo di te." Sussurro con un filo di voce. Mi guarda titubante prima di sospirare.

"Mi ha baciata." Osa un sorriso e sono felice per lei, per davvero. Non penso di aver mai visto questo luccichio nei suoi occhi. Sto a sentire di come è stato semplice, innocente, ma che le ha levato l'aria. Confessa che non ha mai provato nulla di simile, che le trema lo stomaco e non riesce a pensare ad altro. E la capisco meglio ora; vuole, anzi ha bisogno, che io sia lì per lei adesso. Non può consolarmi in questo momento, non può sapere che mi ha appena lasciata. Si merita di gioire spensieratamente senza asciugarmi le lacrime, perché ci sono voluti mesi interi prima che lui facesse il primo passo e deve goderne a pieno.

Metto da parte i miei pensieri, decido di essere la migliore amica che posso. Rido con lei e festeggiamo in due, come abbiamo sempre fatto – è la sorella che non ho mai avuto, siamo due anime unite da un affetto indissolubile.

Le chiedo di accompagnarmi alla festa del club nel pomeriggio perché nessuna delle due vuole stare sola. Sorrido per la sua agitazione, mi meraviglio che ne sia persino capace.

"Non lasciarmi sola con altri biker." Mi ordina mentre passiamo accanto ai vecchi capannoni. "Anzi forse è meglio se indosso io quella." Dice indicando le mie ali rosse e non mi servono spiegazioni, è semplice: io so gestirli, mentre lei no, e con questa al collo non dovrà preoccuparsene; c'è il veto sulla ragazza con la collana. La vedo rilassarsi non appena gliel'appendo al collo. Fa persino un giro su sé stessa e finge un servizio fotografico.

La festa è piena di uomini con giacche in pelle, e come al solito nemmeno l'aria gelida di febbraio ferma le grigliate degli Angeli. Mi stringo addosso il cappotto e non mi guardo troppo in giro, evito di incontrare i suoi occhi perché so che sono li, fissi su di me.

Mi concentro su colui che controllo ormai da mesi. Horse è da qualche parte in mezzo alla folla, sta parlando con un drago e tiene tra le dita la birra d'obbligo, non penso di averlo più visto senza qualche bottiglia in mano. Boston mi blocca la vista piazzandomisi di fronte.

"Cos'è successo?" chiede preoccupato sottovoce. Una parte di me vuole che se ne sia accorto perché anche Sniper, da qualche parte, è messo male come me e non perché me lo ha letto in faccia. Non rispondo, indico con la testa la ragazza che mi sono portata, che è rimasta indietro a chiacchierare allegramente con Gloria. Appena la individua cambia postura, raddrizza le spalle e spinge il petto in avanti, sembra diventare più alto, più grosso e sicuro di sé. Si allontana senza aggiungere altro, la raggiunge dopo neanche quattro passi.

Torno a fissare Horse e le parole di Miranda mi rimbombano nelle orecchie. Nulla dura per sempre, e se è così che deve finire preferisco soffrire in silenzio. Non dire niente a nessuno, tenercelo per noi, senza testimoni o spettatori al mio dolore.

Tutto o nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora