Capitolo 34: Can we get closer?

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                                                                                    * * *

Fisso il fondo del bicchiere con interesse, come se quella proiezione mi si riflettesse sul caffè nero. Rivedo ogni attimo come un personaggio esterno, estraneo al mio, nell'impresa di salvare una vita quasi gettata via al vento.

Ripercorro ogni tragitto, ogni mossa, ogni pensiero.

Arrivo alla conclusione di non esser stato realmente coraggioso: ho distrutto la porta del bagno e l'ho trovata lì distesa e priva di sensi, poi ho avvisato Hugo di chiamare l'ambulanza e l'ho presa di peso, portandola sul divano del soggiorno, le ho trattenuto per non so quanto, quei sottili polsi che davano rari segni di vita, sentivo rallentare sempre di più il battito.

Un incubo.

Invece l'aiuto dei medici, di Hugo che svelto ha chiamato l'ambulanza e la bravura nel pronto intervento nel bloccarle la fuoriuscita di sangue ha permesso che ancora vivesse, dio. Ancora non ci credo che abbia potuto fare una cosa del genere, non pensando alle conseguenze. Questo mi fa incazzare. Ha pensato solo a se stessa e se n'è fregata dei sentimenti degl'altri, delle loro possibili reazioni... ha pensato solo a svignarsela come una codarda.

" Hey, terra chiama Hayes... è passata un'ora, non sarebbe meglio avvisare tua madre?" propone Tez.

" No, andiamocene." Mi alzo dalla sedia scomoda della sala d'attesa proprio difronte la porta della strizzacervelli e deciso, prendo la strada di petto per lasciare il discorso, ripassato ormai venti volte, a probabilmente un altro giorno, a probabilmente... mai.

" Metti caso esce proprio fra dieci minuti." Afferma speranzoso.

" Lo hai detto anche dieci minuti fa... e venti, e trenta... basta dai. Lasciamola libera, tanto non vorrà mica parlare con me. Mi aspetto già una sua risposta acida e sinceramente non ho voglia di avercela ancora di più con lei, solo per la mia inappropriata insistenza."

" Invece dovresti insistere, soprattutto se ci tieni."

" Si va bene." Rispondo inasprendomi, lasciando sotto intendere il poco interesse verso le sue sprecate parole e cammino verso la macchinetta del caffe, che si trova proprio all'incrocio dei tre corridoi dove noi abbiamo dovuto svoltare.

" Hayes, siamo arrivati qui in fretta e furia, abbiamo aspettato per un'ora, mi hai ripetuto che dovevi parlarle e ora t'abbatti, mostrandoti un vero e proprio codardo?"

" Tez, lei non mi ha nemmeno visto quindi non saprà mai che sono venuto e che mi sono ritirato all'ultimo. Quindi, non ci rompere le palle e andiamocene!" sbotto con enfatizzazione, odio quando insiste.

" Io resto qui. La voglio vedere uscire da quella stanza e le voglio dire che sei passato." Incrocia le braccia al petto.

" Mh... avanti andiamo." Tendo il braccio verso di lui, incitandolo ad andare.

" No. Lei ha bisogno di sapere che sei venuto."

" Tez, non fare il coglione."

" Hayes, non fare tu il coglione." Mi sfida con lo sguardo.

" Va bene, io me ne vado anche senz-"

" Hayes?" Sento chiaramente la sua voce.

Ci giriamo coordinatamente verso di lei che, guardandoci dal basso, rivolge prima l'attenzione su di me e poi su Tez.

The Troublemaker.[Hayes Grier]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora