Hospitality e prove libere

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Caterina si era svegliata in mezzo alla notte, tirandosi su dal divano con uno sbadiglio assonnato, almeno ora non sentiva più il jet lag devastante. Sarebbe riuscita a reggere la giornata di prove che la aspettava, o per lo meno sarebbe riuscita a stare sveglia. Dopo essersi cambiata in una paio di pantaloni della tuta e una maglietta era uscita per quella che di solito era una corsa mattutina, ma considerando che erano le 5 e mezza del mattino era più notturna che altro. Aveva fatto una decina di giri attorno al parcheggio dei motorhome prima che il sole iniziasse a sorgere e lei si decidesse a rientrare per farsi una doccia e cambiarsi in qualcosa di più appropriato per andare a fare colazione.
Aveva varcato la soglia dell'hospitality alle otto trovandola praticamente vuota, il primo giorno di prove mandava fuori fase un po' tutti e per esperienza personale sapeva che nessuno dell'Academy avrebbe varcato quella soglia per almeno un'altra mezz'ora. Si era preparata un cappuccino prima di prendere una manciata di biscotti e dirigersi verso l'unico tavolo occupato del salone, i fratelli Marquez, Pedrosa e un Lorenzo che sembrava ancora parecchio addormentato stavano conversando tra loro in spagnolo, se il poco che conosceva di quella lingua era giusto i piloti stavano discutendo delle condizioni della pista.

"Vi dispiace se mi unisco a voi?" Aveva chiesto, inclinando lievemente la testa di lato. Quattro paia di occhi erano scattati su di lei prima che Alex si alzasse per abbracciarla. Non l'aveva neppure presa di sorpresa, il più giovane dei due Marquez era sempre stato un fan del contatto fisico.

"Ovvio che no." La voce di Jorge Lorenzo era risuonata nell'hospitality mentre il più giovane dei piloti Catalani la lasciava andare. Il maiorchino le aveva fatto spazio accanto a lui sulla panca.
Aveva appoggiato il vassoio sul tavolo, ringraziandolo. Aveva mangiato in silenzio, ascoltando soprattutto la conversazione degli altri quattro. Ogni tanto si perdeva qualche parola, ma non era difficile capire che Lorenzo stesse lamentando qualche problema in Ducati.

"Credo tu debba fare più attenzione in curva e usare il motore desmo al massimo dove ce n'è la possibilità." Aveva osservato, voltandosi verso Jorge e inclinando lievemente la testa di lato "La Ducati è molto diversa dalla Yamaha come assetto, ma ha un'accelerazione molto pericolosa in rettilineo. Anche se qualcuno ti supera in una curva perché hai dovuto rallentare per farla, finché non lo lasci allontanare puoi stare sicuro che lo riprendi nel rettilineo che porta al traguardo." Si era passata una mano tra i capelli, chinando il capo quando aveva notato che i quattro si erano voltati verso di lei "O almeno, quello sembrava essere il problema anche di Vale quando era in Ducati. È una buona moto, ma richiede uno stile di guida diverso. Per questo Dovizioso riesce a guidarla così bene, ha avuto anni per prendere confidenza con le debolezze del motore Ducati e ha imparato a sfruttarne al massimo i pregi."

Lorenzo l'aveva osservata per qualche secondo prima di annuire "Lo terrò a mente grazie."

Okay, forse dare consigli a Jorge Lorenzo su come essere più competitivo in gara era un'idea un po' stupida, ma non ci poteva fare nulla se quella era la sua opinione, soprattutto dato che aveva notato le differenze di stile tra piloti Yamaha e piloti Ducati da anni ormai. Le sembrava ovvio che ogni telaio richiedesse uno stile di guida diverso o per lo meno, sicuramente richiedeva che lo stile di guida del pilota cercasse di adattarsi alla moto, e lei sapeva quanto potesse essere difficile, anche per un pilota forte quanto Lorenzo.
Lei e Alex erano immersi in una chiacchierata in una lingua che era diventata un misto tra spagnolo e italiano quando le porte dell'hospitality si erano aperte e, anche solo dall'accavallarsi di voci che aveva seguito quell'avvenimento, Cate aveva capito che era arrivata l'Academy al completo. Quei ragazzi non potevano entrare in una stanza senza portarsi dietro il caos primordiale apparentemente. Aveva sospirato esasperata quando la voce di Bulega l'aveva chiamata dall'altra parte della sala, era ancora in tempo per sabotargli i freni?
Aveva lanciato uno sguardo esasperato agli spagnoli sussurando un "Ayúdenme." Che li aveva fatti scoppiare a ridere. Aveva lanciato un'occhiataccia ai due Marquez prima di scuotere la testa e alzarsi in piedi.

Una vita ai 300km/h ||Valentino Rossi|| [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora