Argentina: arrivo e visite inaspettate.

742 33 34
                                    

Il cielo sopra il Sud America era grigio, preannunciava pioggia per i giorni a venire, l'unica speranza era che il circuito di Termas de Rio Hondo fosse l'unica oasi assolata in quel mare di nuvole.
Caterina non ci sperava troppo, aveva visto il circuito argentino bagnato troppe volte per sperare nell'asfalto asciutto per le prove, certo, se entro domenica il clima fosse migliorato sarebbero cambiate le cose; ci sarebbero state decisamente più possibilità di giocarsi la vittoria, ma sapeva di avere davanti un fine settimana difficile, per come andavano le cose con la moto probabilmente avrebbe passato i giorni seguenti rinchiusa nel box insieme ai tecnici. In Qatar era andata bene, ma i problemi non erano stati magicamente risolti ed era lavoro suo e dei tecnici fare in modo che la moto fosse competitiva.
Aveva scosso la testa, tornando a fissare gli occhi sul suo tablet. Stava guardando per l'ennesima volta un episodio di Hannibal, ormai avrebbe potuto recitare quella serie a memoria, ma continuava ad essere una delle sue preferite e dato che era l'unica ancora sveglia sull'aereo tanto valeva passare il tempo, se poi fosse anche riuscita a non imparanoiarsi per la gara sarebbe stato meglio. Fare un prestagione che dava del filo da torcere a quello del campione in carica e vincere la prima gara del mondiale voleva dire dare alle persone aspettative esageratamente alte, da un lato era una prospettiva esaltante dall'altro sentiva sulle spalle il peso della cronaca di Guido Meda che la dava già come plausibile futura campionessa. Meda le stava incredibilmente simpatico, ma quelle uscite se le sarebbe volentieri risparmiate, una gara non era un mondiale, soprattutto considerando che con le nuove gomme e le prestazioni delle nuove moto si preannunciava una stagione tutt'altro che semplice.
Si era tolta le cuffie quando i titoli di coda avevano iniziato a circolare sullo schermo segnalando la fine della puntata, aveva dato un'occhiata all'orario, in un paio d'ore sarebbero atterrati in Argentina, da lì in poi sarebbe stato tutto fin troppo caotico. Aveva sfilato la felpa che stava indossando prima di raggomitolarsi sul sedile e usarla come coperta, dormire per un po' le avrebbe fatto bene, soprattutto perché una volta arrivata nel motorhome voleva allenarsi piuttosto che perdere un giorno a dormire.
Peccato che il sonno non sembrava voler arrivare, era in ansia, le capitava raramente prima di una gara, di solito era in grado di godersi appieno la quiete prima della tempesta; forse le aspettative della gente le stavano dando alla testa e invece di allenarsi si sarebbe dovuta dare allo yoga una volta arrivata nel motorhome, correre una gara in jet lag non sarebbe stata un'opzione in nessun caso. Il circuito argentino era uno dei tracciati che le piaceva, ma da lì al poterlo correre ad occhi chiusi c'era un abisso.
Aveva sospirato arrendendosi all'evidenza mezz'ora dopo, provare a dormire era inutile e rinchiudersi nella sua mente le avrebbe solo fatto male, doveva distrarsi in qualche modo. Si era strofinata gli occhi con i palmi delle mani prima di guardarsi attorno, i membri dell'Academy stavano, per la maggior parte, dormendo e Vale non era da meno; imaginava che dopo vent'anni di corse la tensione si alleviasse, almeno un po'. Gli unici svegli erano Migno e Franky, che però sembravano impegnati ad ascoltare la musica o a giocare con il cellulare, non valeva la pena disturbarli.
Le sue dita avevano picchiettato un paio di volte sul bracciolo del sedile prima che decidesse cosa fare, aveva recuperato il tablet dalla borsa, infilandosi entrambe le cuffie. Tanto valeva guardarsi un altro episodio di Hannibal mentre aspettava che gli altri riemergessero dal mondo dei sogni, non che in pregara lei avesse troppa voglia di fare conversazione.

L'aereo era atterrato sulla pista argentina senza troppi problemi, il resto del gruppo si era svegliato qualche minuto prima e l'aereo, anche oltre gli auricolari che indossava, si era riempito delle voci dei ragazzi.
Per quanto la riguardava aveva spento il tablet solo una volta finito l'episodio, stiracchiandosi leggermente e coprendo uno sbadiglio con il palmo della mano, non vedeva l'ora di sgranchirsi le gambe, i viaggi in aereo la distruggevano fisicamente.
Vale le aveva lanciato un'occhiata stranita da sopra il cellulare, ma aveva avuto il tatto di rimanere in silenzio, per fortuna, anche perché non era sicura di come avrebbe reagito. Non aveva esattamente voglia di parlare in quel momento. Neppure con Valentino.

Una vita ai 300km/h ||Valentino Rossi|| [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora